[09/05/2013] News

Clima, la neve che ne se va mette a rischio la vita di piante e animali dell’emisfero nord

La ritirata del subnivium nel mondo del global warming

Il calo della copertura nevosa invernale e primaverile in alcune aree  dell'emisfero
settentrionale rappresenta una crescente minaccia per le piante e le specie animali, che dipendono
dalla neve per sopravvivere ai rigidi inverni. Nello studio "The subnivium: a deteriorating seasonal
refugium", pubblicato da  Frontiers in Ecology and the Environment dell'Ecological society of
America, un team di 4 ricercatori statunitensi spiega che  «Per molti organismi terrestri dell'emisfero
settentrionale, l'inverno è un periodo di scarsità di risorse e di deficit di energia, sopravvivono  solo
perché esiste sotto la neve un refugium stagionale: il "subnivium". Le condizioni più calde e più
stabili all'interno del subnivium sono determinate  principalmente dalla durata, densità e profondità
della neve. Nelle regioni temperate, il subnivium è importante per il successo dello svernamento
delle piante e degli animali, ma le condizioni invernali stanno cambiando rapidamente in tutto il
mondo. 

In tutto l'emisfero settentrionale, si prevede che gli impatti del cambiamento
climatico saranno più evidenti durante i mesi invernali, con una conseguente stagione nevosa  più
breve e con un diminuito spessore della neve. Questi cambiamenti climatici probabilmente
modificheranno le qualità distintive del subnivium, causando spostamenti su vasta scala nella
distribuzione delle specie che dipendono da questi rifugi. I cambiamenti del subnivium, tuttavia,
saranno spazialmente e temporalmente variabili. Noi crediamo che gli ecologisti e manager debbano
guardare attentamente a questo refugium stagionale diffusa, cruciale e vulnerabile, che si sta
rapidamente deteriorando a causa del cambiamento climatico globale».

Insomma, il
cambiamento climatco globale sta alterando il cosiddetto  subnivium, un microambiente stagionale
sotto la neve che fornisce rifugio ad una varietà di forme di vita, dai microbi agli orsi. Negli ultimi 40
anni, tra marzo ed aprile,  la copertura nevosa è diminuita di ben 3,2 milioni di Km2 nell'emisfero
settentrionale, la parte del nostro pianeta dove si trovano le più vaste aree ricoperte di neve. Il
disgelo primaverile è anticipato  di  quasi due settimane, e il periodo della copertura massima di
neve si è spostata da febbraio a gennaio.  Se esposti alle fluttuazioni delle temperature a causa della
scomparsa della neve, rettili e anfibi potrebbero emergere dal letargo invernale prematuramente e
le specie vegetali sarebbero soggette a nocivi cicli gelo-disgelo nocivi. 

Il principale autore
dello studio, Jonathan N Pauli del Department of forest and wildlife ecology dell'università del
 Wisconsin-Madison,  sottolinea che  «Sotto questo manto omogeneo di neve c'è un rifugio
incredibilmente stabile dove la stragrande maggioranza degli organismi persistono per tutto
l'inverno. La neve mantiene in calore radiante del suolo, le piante che fanno la fotosintesi  ed è un
rifugio per insetti, rettili, anfibi e molti altri organismi».

Secondo un altro autore dello
studio, Benjamin Zuckerberg, del 3Department of zoology dell'università del
Wisconsin-Madison, «L'ecologia invernale del Wisconsin e dell' Upper Midwest  sta cambiando. C'è la
preoccupazione che uesti ecosistemi invernali possano cambiare radicalmente nei prossimi anni».

Se è vero che cambiamenti degli ecosistemi avvengono ovunque, un decadimento del
subnivium avrebbe conseguenze di vasta portata: quando le temperature oscillano,  le specie di
rettili ed anfibi, che possono sopravvivere solo ibernandosi, sono le più a rischio visto che questo le
induce ad uscire prematuramente dal letargo invernale solo per esporsi alle tempeste primaverili o a
forti abbassamenti della temperatura. Anche gli insetti sono soggetti alle fasi di tolleranza e
congelamento e così gli uccelli migratori che si cibano di   invertebrati possono trovare la dispensa
vuota quando scompare il manto nevoso protettivo. Un fenomeno già visto quest'anno in Gran
Bretagna, dove un'ondata di freddo, seguita ad un mitissimo inizio di primavera che aveva fatto
anticipare la migazione, ha sterminato migliaia di uccelli che non hanno trovato cibo per resistere al
freddo.

Pauli evidenzia che «Ci sono delle soglie oltre le quali alcuni organismi
semplicemente non saranno in grado di guadagnarsi da vivere. Il subnivium fornisce un ambiente
stabile, ma è anche estremamente delicato. Una volta che la neve si scioglie, le cose possono
cambiare radicalmente». Ad esempio, le piante esposte direttamente al freddo ed a  più frequenti
cicli di gelo-disgelo possono subire danni ai tessuti sia sottoterra che in superficie, col conseguente
incremento della mortalità delle piante, ritardo nella fioritura e riduzione della biomassa. Le arvicole
e i toporagni, due animali che prosperano nelle reti di gallerie scavate nel  subnivium, perderebbero
non solo i loro rifugi innevati ma dovrebbero far fronte anche a maggiori richieste metaboliche in
una situazione nella quale scarseggerebbe il cibo per soddisfarle. Questi animali a loro volta sono
essenziali per la sopravvivenza di diverse specie di carnivori.

Secondo Zuckerberg, «I
maggiori effetti sul subnivium si verificheranno ai margini della criosfera terrestre della Terra, le
parti del mondo dove c'è abbastanza freddo da sostenere la neve e il ghiaccio, sia stagionalmente
che per tutto l'anno». Nello studio si legge che «Gli effetti saranno particolarmente profondi lungo il
confine della criosfera, nelle regioni che hanno una significativa esperienza di una coperture nevosa
stagionale. Ildecadimento del subnivium interesserà specie diverse, ma avrà conseguenze
soprattutto per quelle che non hanno la plasticità per far fronte alla perdita del subnivium o che sono
in possesso di un capacità di dispersione insufficiente a tener testa alla ritirata del confine del loro
areale del subnivium».

Come una nicchia ecologica, il subnivium è stata poco
studiata. Tuttavia, mentre nel mondo del global warming la copertura nevosa si ritira, secondo i
ricercatori, «I gestori del territorio devono cominciare a prestare attenzione ai cambiamenti ed alla
conseguente perdita di habitat per una grande varietà di piante e animali». Pauli conclude: «La
copertura di neve è sempre più breve, più sottile e meno prevedibile. Stiamo assistendo ad un
trend- Il subnivium è in ritirata».

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