[15/05/2013] News

Nimby Forum: «La crisi non arresta le contestazioni». Ma così rischia di vincere il "no" a tutto

Nel 2012 i no ad impianti ed infrastrutture saliti a 354, il 7% in più che nel 2011. Nel mirino anche le energie rinnovabili

Oggi l'Osservatorio Media Permanente Nimby Forum, che si definisce «L'unico database nazionale che dal 2004 monitora in maniera puntuale la situazione delle contestazioni contro opere di pubblica utilità e insediamenti industriali in costruzione o ancora in progetto», ha presentato i dati  della VIII edizione dell'Osservatorio Nimby Forum, promosso dall'Agenzia di ricerche informazione e società (Aris) in collaborazione con  Cittalia - Fondazione AnciI ricerche, che «Rileva un aumento consistente dei casi Nimby (Not In My Back Yard) in Italia: nel 2012 i progetti contestati raggiungono quota 354, con un aumento di 7 punti percentuali rispetto al 2011, il più significativo negli ultimi anni. Sul totale degli impianti contestati, 151 sono i casi emersi per la prima volta nel 2012, mentre dei restanti 203 alcuni sono presenti nel database Nimby a partire dalla prima edizione».

Certo che gli sponsor che hanno sostenuto l'ottava edizione di Nimby Forum ci sono anche grandi imprese che più spesso devono far fronte alle contestazioni: Enel, Terna, A2A, Edison, Belvedere, Consorzio Venezia Nuova, Fileni, ma l'Osservatorio Media Permanente Nimby Forum evidenzia che «La sindrome Nimby è un fenomeno complesso, capace di assumere le fattezze di soggetti diversi, quali privati cittadini, enti pubblici, politici, associazioni. In prima fila, sul fronte della protesta, si attestano quest'anno i Comitati (24,2%), che sottraggono il primo gradino del podio ai soggetti politici locali (20,7%), seguiti dai Comuni (18,3%). Un dato che fotografa un preoccupante testa-a-testa tra associazionismo e politica, la quale conferma un approccio spesso strumentale e non sufficientemente responsabile. Tra le ragioni della contestazione, il 2012 vede prevalere le preoccupazioni per l'impatto ambientale dei progetti: con un'incidenza del 37,3%, questa voce registra una crescita decisa rispetto al 2011 (29,1%), probabilmente anche a causa dell' "effetto Ilva", che ha certamente acuito la sensibilità di tutti gli stakeholder territoriali rispetto al tema dell'ambiente».

Una galassia dei soggetti contestatori che promuove ben l'83,4% delle contestazioni e che ha acquisito una grande capacità di utilizzare tutte le modalità comunicative: dai tradizionali organi di stampa (26,7%) ad internet ed i social media (12,5%). Ma in una società atomizzata come la nostra e dove i protagonisti politici ed associativi sono sempre più deboli, sono in forte aumento le azioni promosse da singoli cittadini e non riconducibili a comitati o organizzazioni strutturate: «Passando dall'1,6% del 2011 al 7,6% del 2012, il dato rappresenta certamente il combinato disposto tra una nuova consapevolezza degli individui e la diffusione dei canali ‘social', più liberi e immediatamente accessibili», spiega il rapporto..

La sorpresa viene dalla collocazione geografica delle proteste "nimby", dove quello che viene comunemente ritenuto il "conformista" nord-est leghista e berlusconiano mostra tutta la sua inquietudine per un modello economico e sociale con vistosi sintomi si usura e scollamento: nel 2012  è in quest'area che si segnalano ben 48 nuovi casi Nimby. Seguono le regioni del Centro, con 36 nuove contestazioni, e quelle del Nord Ovest, che ospitano il 19,8% delle opposizioni, in calo di quasi il 10% sul 2011. In testa però c'è la regione più sviluppata, ricca e cementificata d'Italia: la Lombardia con il 14,7% dei casi di contestazioni "Nimby".

Secondo il presidente di Aris, Alessandro Beulcke,  «Da 8 anni l'Osservatorio ci restituisce la fotografia di un Paese ambizioso, ricco di intuizioni e progetti di sviluppo. Un Paese che si scontra, tuttavia, con i troppi No delle associazioni, dei cittadini, della politica, degli enti pubblici. L'incremento record di contestazioni nel 2012 racconta il paradosso di un'Italia divisa tra la necessità di investire per uscire dalla crisi e la paralisi della burocrazia, tra una progettualità che resiste e l'azione strumentale della politica, tra il coraggio di immaginare nuovi percorsi di sviluppo e l'assenza di meccanismi di autentico coinvolgimento dei territori».

Anche se l'analisi appare a tratti riduttiva, perché non tutte le contestazioni possono essere ridotte a semplice Nimby e non tutte le infrastrutture sono di per sé utili e portano sviluppo (anzi...) forse proprio per questo è interessante scorrere i dati del rapporto che evidenzia: «Anche nel 2012, con 222 opere contestate (62,7% del totale), il comparto elettrico (cioè anche grandi impianti come le centrali a carbone, ndr) torna a posizionarsi alla testa della classifica dei settori maggiormente colpiti dalla sindrome Nimby».

Ma l'Osservatorio Nimby Forum evidenzia un altro fenomeno che riguarda la crescente opposizione non alle grandi centrali, ma a quella che ormai viene comunemente chiamata green economy: «In questo ambito, un fronte di opposizione molto caldo ha investito gli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, a cui sono riconducibili 176 contestazioni sulle 354 totali. In particolare, su 10 impianti di produzione di energia elettrica oggetto di opposizioni, ben 9 prevedono l'uso di fonti rinnovabili. Tra le opere più controverse, si annoverano le centrali a biomasse (con 108 impianti), le centrali idroelettriche (32) e i parchi eolici (32). I numerosi no alle rinnovabili colpiscono in maniera trasversale centrali di grandi dimensioni ma anche e soprattutto piccoli impianti, di potenza inferiore a 1 MW: questi ultimi si sono, infatti, moltiplicati anche in virtù del percorso autorizzativo semplificato, previsto dalla normativa vigente per tale tipologia di progetto».

Nonostante il disastro della gestione dei rifiuti in metropoli come Roma, Napoli, Catania e Palermo le contestazioni nel settore dei rifiuti sono in calo del 3% rispetto al 2011, ma si mantengono comunque al secondo posto con il 28,3% del totale). Al terzo posto della classifica Nimby ci sono le infrastrutture con il 7,6% del totale delle contestazioni, comunque molto più del 4,8% del 2011, «Un incremento giustificato dalla rilevazione di nuove contestazioni che hanno impattato soprattutto su opere infrastrutturali di dimensioni minori rispetto agli anni precedenti», si legge nel rapporto.

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