[22/03/2011] News

Sondaggio Gnresearch /La Repubblica: 3 italiani su 4 contro il nucleare

Bocciati Prestigiacomo e Romani e la “pausa di riflessione”

LIVORNO. Ieri Ermete Realacci, responsabile green economy del Pd,  diceva che «Ogni parola sulla possibilità di una pausa di riflessione sul programma nucleare sarà credibile solo se il governo si deciderà a fermare il provvedimento, approvato alla Camera e ora in esame al Senato, sulla localizzazione e la realizzazione delle centrali nucleari. Se non sarà fatto questo tutte le parole che stiamo ascoltando in questi ultimi giorni sono solo un'enorme menzogna. Non si può da una parte dire che serve un momento di pausa e che le centrali si realizzeranno solo con il consenso degli enti locali e dall'altra approvare una legge che permetterà l'esatto contrario perché di fatto con questo provvedimento il Governo potrà costruire centrali e siti di stoccaggio delle scorie con un atto di imperio e contro la volontà di regioni, comuni e cittadini. Tremonti spieghi ai suoi colleghi cos'è il "debito atomico" e faccia fare un passo indietro su una scelta sbagliata e antieconomica per l'Italia». Come l'ex presidente di Legambiente sembra pensarla ora la stragrande maggioranza degli italiani, almeno a leggere i risultati del sondaggio sul sentimento degli italiani rispetto al nucleare, commissionato a "La Repubblica"  alla società  internazionale di ricerche di mercato Gnresearch, che Valerio Gualerzi definisce «Un bollettino carico di pessime notizie per il governo». Secondo i dati di Gnresearch /Repubblica emersi dalle risposte di un campione di 1.000 italiani, non solo la pedagogia delle catastrofi spingerebbe 3 italiani su 4 ad essere decisamente contro il rinascimento nucleare italiano, ma il disastri nucleare di Fukushima avrebbe addirittura pesanti ricadute sul consenso nei confronti della maggioranza di governo, criticato anche per i tagli agli incentivi alle rinnovabili, che il 43% giudica  "molto negativamente".

Il problema per il centro-destra e la Lega Nord è che il 70% degli italiani si dice pronto partecipare al  referendum e che il 71% voterebbe Si, con evidenti (e disastrosi per Berlusconi) effetti anche sui quesiti sul legittimo impedimento e sull'acqua pubblica. 

Secondo La Repubblica «Il 59% degli intervistati si dice "molto contrario" alla costruzione di nuove centrali. A questa opposizione va poi aggiunta quella del 17% che si definisce "abbastanza contrario", per un totale di oltre il 75%. A preoccupare gli italiani non sono tanto gli eventi "straordinari" come il terremoto giapponese,  ma piuttosto l'ordinaria amministrazione. "L'impatto negativo sull'ambiente e sulla salute dei cittadini, anche in assenza di incidenti o errori umani" è temuto dal 45%, lo "smaltimento delle scorie radioattive" dal 29%, il "rischio di incidenti dovuti ad errori umani" dal 15% e il "rischio di incidenti dovuti ad eventi naturali" dall'11%. Temi che evidentemente condizionano anche i fautori dell'atomo. Circa il 20% di questi ultimi, malgrado il loro consenso al nucleare, si dice infatti "abbastanza" o "molto contrario" all'eventuale costruzione di una centrale nella sua regione.  Se ben il 90% degli italiani ha comunque ben presente che la nostra dipendenza energetica da altri paesi è un tema "molto" (59%) o "abbastanza" importante (30%), una schiacciante maggioranza del 69% ritiene che la soluzione per risolvere il problema sia il ricorso "esclusivamente alle energie rinnovabili". Una scelta per la quale il 37% degli italiani sarebbe "certamente" disposto a pagare un qualcosa in più in bolletta e un altro 39% lo sarebbe "probabilmente"».

I giudizio sul ministro dello sviluppo economico Paolo Romani e su quello dell'ambiente Stefania Prestigiacomo sono pessimi (voto 4,5 e bocciatura) e la pausa di riflessione da loro auspicata è ritenuta dalla maggioranza "una scelta di convenienza per non perdere consensi", solo il 39% pensa che siano mossi da una "concreta preoccupazione per la salute e la sicurezza dei cittadini". Valutazioni che pesano sul giudizio complessivo dato all'operato dei due ministri.

I dati del sondaggio, certo non inattesi ma forse non in questa dimensione di disfatta per i tifosi del nucleare, galvanizzano le opposizioni, a cominciare dall'Idv di Di Pietro che il referendum l'ha promosso tra i dubbi dei più. Oggi il presidente del gruppo del Senato dell'Italia dei Valori, Felice Belisario, prendendo spunto dall'intervento del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione del convegno "Acqua ed energia", ribadisce che «Salvaguardare il pianeta e i suoi equilibri ambientali equivale a rinunciare senza se e senza ma al nucleare. Ma all'esecutivo interessa solo il tornaconto economico del progetto nucleare, obsoleto e costoso. Le centrali hanno bisogno di decenni per essere operative e intanto sottraggono risorse preziose alle fonti rinnovabili, un settore capace di coniugare la salvaguardia dell'ambiente alla creazione di migliaia di nuovi posti di lavoro. Il governo, in tema di politiche energetiche, ha fatto poco e male, basti pensare al decreto che affossa il fotovoltaico. E' palese: la pausa di riflessione sulle centrali è un bluff per non perdere consensi e per  far fallire il referendum promosso dall'Italia dei Valori, nell'attesa che passi la tempesta del disastro giapponese. Il governo deve piantarla di prendere in giro i cittadini fingendo di avere a cuore la loro sicurezza e la loro salute,  l'energia atomica resterà sempre pericolosissima anche perché non esiste al mondo un metodo per smaltire le scorie, né per stoccarle senza avvelenare per generazioni i territori. L'unica via di uscita per gli italiani - conclude Belisario - è votare sì al referendum per bocciare, una volta per tutte, il progetto nuclearista del centrodestra e delle lobbies collegate».

Dal suo blog muove l'attacco alla trincea del governo anche il presidente di Veredi Angelo Bonelli, forte per la prima volta di un aumento dei consensi nei sondaggi dopo la sciagura nucleare giapponese: «Il governo ha chiesto una pausa di riflessione sul nucleare solo per tergiversare, sabotare la consultazione referendaria e poi tornare a proporre le centrali. È necessaria, per questo motivo, una fortissima mobilitazione a favore del referendum in modo che venga sbarrata qualunque strada per il ritorno dell'Italia al nucleare. Per noi Verdi questa campagna referendaria è più importante delle elezioni amministrative. E' necessario che per i referendum ci sia la più ampia e trasversale partecipazione possibile perché attraverso i referendum sul nucleare, sull'acqua pubblica e sul legittimo impedimento si può correggere la scala dei valori di un Parlamento che ormai non legifera più in nome del popolo italiano. E in questo quadro sono una necessità assoluta le dimissioni del ministro dell'ambiente Stefania Prestigiacomo e del Presidente dell'Autorità per la "sicurezza" nucleare Umberto Veronesi che hanno dimostrato di essere smaccatamente filonucleari, per poi fare una parziale marcia indietro strumentale che servirà a reintrodurre il nucleare tra qualche mese, sperando magari, che venga a mancare il quorum».

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