[19/05/2009] Rifiuti

Rifiuti speciali pericolosi, l´Arpat fotografa la parte emersa dell´iceberg

LIVORNO. L’Arpat ha presentato alla regione Toscana il rapporto sulla produzione e la gestione dei rifiuti speciali pericolosi nel 2006 - ultimo anno di disponibilità dei dati - e il trend rispetto agli anni precedenti (2002-2006): dati ottenuti sulla base delle sole informazioni rese disponibili dalle dichiarazioni Mud.
Quindi considerando che non tutte le aziende sono obbligate a presentare la dichiarazione (ad esempio i soggetti che conferiscono i propri rifiuti pericolosi al servizio pubblico di raccolta, per cui la comunicazione è effettuata dal gestore del servizio limitatamente alla quantità conferita, o gli imprenditori agricoli con un volume di affari annuo non superiore a 8.000 euro e gli studi medici e dentistici in genere) si può ipotizzare che i dati rappresentino una sottostima dell’esistente, oltretutto riferita a tre anni addietro rispetto a quello in corso.

Un problema questo della modalità di raccolta dati, segnalato proprio da Arpat che ha realizzato il capitolo specifico, nell’ultimo rapporto dell’Osservatorio nazionale rifiuti.
Tenuto conto quindi della problematicità nella raccolta di questo tipo di informazioni, l’aggiornamento effettuato da Arpat evidenzia che nel 2006 in Toscana sono state dichiarate in produzione circa 320.000 tonnellate di rifiuti speciali pericolosi.

Le province che contribuiscono maggiormente al totale sono Livorno con il 30% (pari a 95.000 t circa) e Pisa con il 22% del totale (pari a 71.500 t). Si tratta in entrambi i casi prevalentemente di rifiuti pericolosi originati dal trattamento di rifiuti prodotti da alcuni grossi impianti (43.500 t per Pisa e 41.700 per Livorno) e di terra e rocce pericolose (18.500 t per Livorno e 8.500 t per Pisa) provenienti da lavori di scavo. Terza provincia è Firenze, che contribuisce per circa il 15% al totale regionale, mentre le altre province mostrano produzioni inferiori al 10% con Lucca e Arezzo intorno al 7%, Pistoia e Grosseto a circa il 3,8%, Siena e Prato rispettivamente al 2,9% e al 2,3%.

Rispetto al trend osservato nel periodo preso in esame (2002-2006) i quantitativi dichiarati di produzione di rifiuti speciali pericolosi si mantengono tra 275.000 t e 350.000 t, con la variabilità registrata tra un anno e l’altro attribuibile prevalentemente ai rifiuti prodotti dalla gestione di altri rifiuti; mentre è più lineare la produzione associata ai rifiuti prodotti prevalentemente dai settori agricolo, manifatturiero e terziario.

Sotto il profilo delle tipologie specifiche invece quelle più soggette a variazione riguardano: rifiuti da prospezione o estrazione (CER 01), provenienti dai cantieri dell’alta velocità nella provincia di Firenze. L’anadamento delle varie tipologie di rifiuti risulta in stretta correlazione (ovviamente) ai processi di lavorazione e si differenzia nel corso degli anni proprio in relazione alle attività in corso.

Si legge quindi che l’anno 2002 è caratterizzato da una produzione elevata di rifiuti dei processi chimici inorganici (32.500 t) legati alla lavorazione dell’acido borico di Pomarance (PI), che diminuisce negli anni successivi a causa della cessazione di attività dell’azienda. Stessa cosa per gli oli esausti per i quali gli elevati quantitativi del 2002 (42.000 t circa) erano dovuti in gran parte (32%) a una produzione straordinaria effettuata a Livorno, presso il centro di stoccaggio provvisorio per il Consorzio Oli Usati. Anche i rifiuti da trattamento meccanico di rifiuti mostrano una variabilità contenuta dal 2002 al 2004, con valori compresi tra 50.000 e 30.000 t, e invece un forte aumento nel 2006 con oltre 100.000 t.

Si mantengono costanti nel tempo: i rifiuti da processi chimici organici, i rifiuti da trattamento chimico dei metalli, i rifiuti dalla lavorazione di metalli e plastica e i rifiuti sanitari. Mostrano tendenzialmente valori piuttosto elevati i rifiuti inerti, sempre superiori alle 50.000 t con un picco nel 2004 (circa 80.000 t) in concomitanza con una bonifica a Massa. In generale le terre e rocce rappresentano sempre oltre un terzo del totale e sono spesso associate a interventi di bonifica e la categoria con i maggiori quantitativi è quella dei veicoli fuori uso e dei rifiuti prodotti dalla loro bonifica (20.000 t circa).

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