[05/11/2007] Acqua

Damocles, per studiare i rischi incombenti dello scioglimento dell’Artico

LIVORNO. Per comprendere meglio il comportamento dell’Oceano glaciale artico, che subisce in maniera più veloce di altri gli effetti del riscaldamento globale, l’Unione Europea ha lanciato nel dicembre 2005 il progetto Developing arctic modelling and observing capabilities for long-term environmental studies e comportement (Damocles) che ha il compito di studiare i ghiacciai del mar Artico che sono diminuiti di circa 37 mila km2 in una ventina di anni e dove lo spessore medio della banchisa è passato da 3,1 a 1,8 metri con un ritmo che porterebbe alla loro sparizione entro questo secolo, con conseguenze incalcolabili sulla circolazione oceanica mondiale.

Damocles ha già permesso di stabilire che lo scioglimento dei ghiacci marini nell’Artico è stato ancora più eccezionale nell’estate appena passata e che lo spessore della banchisa è regredito ulteriormente fino ad una media di 1,5 metri. E’ la conferma che il riscaldamento climatico ha ancora più effetto al Polo Nord e concorda con i modelli revisionali che dicono che il ghiaccio potrebbe essere completamente scomparso dall’Oceano glaciale artico entro il 2080. Questo porterà al riscaldamento del mare, ad una maggiore evaporazione, ad un accentramento della copertura nevosa, con effetti generali difficilmente prevedibili: ci sarà un aumento delle precipitazioni nevose? Oppure un aumento dell’effetto serra che porterà allo scioglimento dei ghiacciai terrestri della Groenlandia che causerebbero un innalzamento di sette metri dei mari del pianeta? Uno scenario che in molti ritengono improbabile, ma quasi nessuno mette più in dubbio che il Polo Nord sia ormai l’avamposto più avanzato del global warming.

Damocles, nome che evoca il pericolo incombente della mitica spada, è un progetto Ue pensato come contributo europeo all’anno polare internazionale, che ha preso realmente l’avvio nel marzo di quest’anno e che ha una durata complessiva di 4 anni (2006 à 2009), riunisce 45 partner di 11 Paesi dell’Ue e si estende anche ad Usa e Russia con uno spiegamento di mezzi impressionante: rompighiaccio, elicotteri, una base artica derivante, una goletta polare, la Tara, impegnati in una corsa contro il tempo per capire se possiamo fare ancora qualcosa per salvare l’ecosistema artico così come lo conosciamo oggi.

Il veliero francese Tara concluderà la sua missione prima di Natale, e già questo, insieme agli altri dati raccolti, è un fatto che conferma i timori dei ricercatori: la banchisa polare si scioglie più velocemente del previsto e il percorso dell’imbarcazione tra i ghiacci è stato più rapido e agevole del previsto, addirittura l’artico è stato percorso tre volte più velocemente di quanto preventivato.

«Manchiamo ancora di informazioni pertinenti per rispondere a questa questione essenziale – spiega Claude Gascard, coordinatore del progetto Damocles al Laboratoire d´océanographie et du climat – Certo, i satelliti hanno permesso di seguire l´evoluzione della banchisa artica nel corso degli ultimi 25 anni e rivelato che la sua superficie è diminuita del 3 % per decennio dopo il 1979. Ma per stimare il volume di ghiaccio marino che si sciolto nell’Oceano artico, abbiamo bisogno di conoscere lo spessore della banchisa e la sua evoluzione nello spazio e nel tempo».

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