[05/12/2007] Urbanistica

Trasformazione urbanistica a Pisa, l´assessore Sardu respinge le accuse

LIVORNO. Riguardo all’allarme lanciato da progetto Rebeldìa e Legambiente (vedi altro articolo greenreport) su una prevista trasformazione urbanistica di Pisa, che vedrebbe una colata di cemento abbattersi sulla città, l’assessore all’urbanistica del comune, Giuseppe Sardu (Nella foto), risponde dicendo che «mi sembra più un manifesto politico, perché non prende in considerazione la realtà oggettiva delle cose».

Rebeldìa e Legambiente segnalano una mancanza di dibattito pubblico sulle varianti al piano strutturale che prevedono nuove destinazioni.
«Non capisco da dove nasca questa accusa, dal momento che vi è stata una completa trasparenza su tutte le previsioni degli strumenti urbanistici vigenti. Riguardo a varianti approvate, ce n’è una che riguarda Calambrone, dove si prevede il recupero delle colonie dismesse, sul lato terra, perché il lato mare è competenza del parco di Migliarino san Rossore. La variante prevede che possano essere recuperate come residenze ordinarie, che non saranno di livello popolare dato il luogo, ma all’interno delle quali è comunque prevista anche edilizia convenzionata che sarà realizzata da cooperative di Pisa e di Livorno. C’è poi un’altra variante , molto piccola e recente, che riguarda l’area dismessa dalla Saint Gobain. Per quella abbiamo firmato un accordo con l’azienda e con le organizzazioni sindacali sia a livello nazionale che locale, che prevede che metà dell’area attualmente dismessa venga utilizzata dall’azienda per potenziare la linea produttiva e l’altra metà sarà destinata ad attività terziaria e residenziale, di cui il 20% sarà dedicata a edilizia popolare. Rispetto alla diversa destinazione d’uso, come quella che riguarda l’area dell’ex Santa Chiara, ad esempio, siamo ancora a livello di progetto ed è in corso un iter di discussione che si completerà solo a primavera prossima».

Proprio l’ex Santa Chiara è additata come esempio di un rapporto squilibrato tra aree che rimarranno pubbliche e quelle che verranno cedute ai privati.
«Il caso Santa Chiara non può essere relegato all’interno di un dibattito tra pubblico e no. Stiamo parlando di un’area di circa 10 ettari, costituita da strutture ed edifici di altissimo valore artistico e architettonico che si affacciano su piazza dei Miracoli e che dovranno rientrare nell’area patrimonio dell’Unesco. Per il recupero è stato fatto un concorso internazionale cui hanno partecipato 40 studi di architettura e che è stato vinto da un architetto inglese di chiara fama. E il recupero dell’area serve a completare la nuova area ospedaliera di Cisanello, ovvero a triplicare una offerta ospedaliera pubblica. La destinazione degli edifici all’interno dell’area sarà mista tra pubblica e privata, ma è evidente che permettere di realizzare un albergo al posto della ex clinica con le finestre che si affacciano su una delle piazze più belle del mondo, darà la possibilità di poter rispettare il patto fatto con la regione per un grande ospedale pubblico. Perché di questo si tratta».

Si sottolinea inoltre che non vi sarà un pareggio di bilancio perché le nuove opere costeranno più del ricavato ottenuto dalla vendita delle strutture esistenti, ad esempio per la realizzazione di una nuova caserma si spenderanno 70 milioni a fronte dei 60 che saranno ricavati dalla vecchia.
«Ma non si possono valutare le operazioni urbanistiche con il metro dei costi e ricavi in termini monetari. Per quanto riguarda poi le caserme, sono demanio dello Stato, e quella di cui stiamo parlando, lo Stato stesso l’ha valutata del valore di 64 milioni e ha detto al comune che l’avrebbe data in permuta per una nuova caserma che costerà circa 70 milioni. Loro che farebbero? Manterrebbero la caserma dentro il centro o accetterebbero la permuta costruendone una nuova in periferia e destinando poi lo stabile ottenuto a servizi agli studenti per esempio? Io credo, e il consiglio comunale quasi all’unanimità l’ha votato, che sia preferibile la seconda ipotesi».

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