[18/12/2007] Comunicati

Apat 2007: il trasporto passeggeri in auto tocca quota 75,3%

ROMA. L’Annuario dei Dati ambientali 2007 che è stato presentato oggi a Roma contiene conferme allarmanti e qualche novità, ma riesce anche a scuotere qualche convinzione radicata. Come ha detto il presidente della commissione ambiente della Camera, Ermete Realacci (Nella foto) «dai dati si vede che l’equazione più inceneritori meno raccolta differenziata non funziona. Dove ci sono impianti di incenerimento efficienti, come nelle regioni del nord, ci sono anche le più alte percentuali di raccolta differenziata. Dove non ci sono, come a Napoli, la raccolta differenziata va male ugualmente».

L’Annuario dell’Apat mette in fila i dati ambientali italiani del 2005 e 2006 e conferma che inquinamento atmosferico e acustico, consumi energetici e rifiuti sono ancora i mali più gravi del Paese. Il dato più macroscopico è quello richiamato anche dal ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio nel suo intervento: in Italia merci e persone viaggiano su strada. Il trasporto privato è aumentato del 29% rispetto al 1990, e ha raggiunto l’81,2% del trasporto passeggeri (il 75,3% auto). Dal 1990 al 2005 il trasporto su gomma delle merci è cresciuto di circa il 30%, seppure con una contrazione del 4% nel 2006, il trasporto di merci su strada rappresenta il 70% del totale. Al mare ed alle ferrovie restano le briciole: il 16,1% delle merci è trasportato da navi e il 9,9% da treni, gli aerei si fermano allo 0,4%, il resto sono combustibili che viaggiano sulla rete di condotte di distribuzione.

«Il sistema dei trasporti italiano fino al 2005 – spiega il Commissario straordinario dell’Apat Giancarlo Viglione -, continua a percorrere una strada in controtendenza con la sostenibilità ambientale e si conferma, anche per il 2007, come fonte principale di emissioni in atmosfera». Restano più o meno fermi il consumo di acqua, per il quale migliora la qualità, e la situazione della biodiversità italiana pare migliore di quella mondiale, dove si paventano estinzioni di massa rapidissime, ed aumenta ancora la superficie boscata del Paese, anche se nel 2007 questa espansione potrebbe essere stata interrotta dai molti incendi devastanti.

Migliora la situazione ecologica dei fiumi italiani, che rientrano in molti nelle classi “Ottima e Buona” e non sembra critica quella dei nostri laghi che raggiungono un tra “Sufficiente e Ottimo”.
L’Italia, mantiene il primato europeo per numero di aziende biologiche e per superficie interessata, seguita dalla Germania e dalla Spagna.

Continuano ad essere dolenti le note dei dati del PM10, con molte città che nel 2006 avevano già superato i 35 giorni/anno stabiliti dalla legge per il superamento dei limiti di PM 10 già nella prima metà di Febbraio. A respirare peggio sono le città del nord e l’intera pianura Padana. In aumento anche l’inquinamento acustico per il traffico stradale, ferroviario e aereo, ma i cittadini si lamentano soprattutto per il rumore che viene da bar e ristoranti ed altri servizi.

L’energia forse si usa un po’ meglio, ma anche di più e la regione più “energivora” d’Italia si conferma la Lombardia con il 19,3% del totale nazionale, seguita da Emilia Romagna, Piemonte e Veneto al 9,8%; terze Lazio, Puglia e Toscana che raggiungono il 7,2%.

Nonostante campagne per la riduzione e il riciclo, proteste contro discariche ed inceneritori (e magari contro il porta a porta e gli impianti di compostaggio) in Italia imprese e cittadini producono sempre più rifiuti e la raccolta differenziata non decolla. Dal 1997 al 2004, i rifiuti crescono 60%, da 87,5 milioni di tonnellate del 1997 arrivano a poco meno di 140 milioni di tonnellate nel 2004, con un tasso annuo di crescita del 7%, e l’ultimo dato disponibile è del 6,9%.

«L’aumento è decisamente più marcato al Centro (quasi il 9%), rispetto al Nord (+4,6%) e al Sud (circa + 4,4%) – spiega l’Annuario - Si determina un disallineamento tra crescita economica e quantità di rifiuti. Infatti, a fronte di una crescita del prodotto interno lordo, dal 2003 al 2005, dell’1% e delle spese delle famiglie dello 0,6%, la produzione di rifiuti urbani aumenta del 5,5%».
La temperatura media italiana è salita 1,54 gradi dal 1981 al 2006 e aumenta così anche il numero di notti tropicali con temperatura minima non inferiore ai 20°, con il 2006 che è stato il quarto anno più caldo degli ultimi 46 anni.

L’area a più alta erosione e inondazione è quella tra il Ravennate e la foce del Tagliamento, ma il mare non sale ovunque nello stesso modo: a Genova e Trieste cresce di 1,2-1,3 mm/anno, a Venezia di 2,2 mm/anno e a Ravenna addirittura di 8,3 mm/anno, anche a causa della subsidenza.

Le emissioni di gas serra, dal 1990 al 2005 sono cresciute di 62,70 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, raggiungendo i 579,55 milioni di tonnellate, con un incremento del 12,1%, più di 96 milioni di tonnellate oltre l’obiettivo di Kyoto. Siamo i noni al mondo per emissioni e colpevoli dell’1,74% dei gas serra immessi nell’atmosfera del pianeta. Una crescita che si ferma nel 2006 con una riduzione dell’1,5%.

Calano le emissioni di CO2 dell’industria (- 6,96 Mt), dall’agricoltura (-3,36 Mt) e dall’uso di solventi (-0,30 Mt); aumentano quelle prodotte dai rifiuti (+1,41 Mt.), dai processi industriali (+4,25 Mt), dal settore residenziale e dei servizi (+16,91 Mt) e c’è un vero e proprio boom di emissioni delle industrie energetiche (+23,24 Mt) e dei trasporti (+27,50 Mt).

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