[03/04/2008] Comunicati

Il Tar dà ragione ai “banditi del clima” di Brindisi

ROMA. Il Tar di Lecce ha annullato l´ordinanza del questore di Brindisi che vietava a dodici attivisti di Greenpeace di rientrare nella città per tre anni. Quelli che erano stati subito ribattezzati “i banditi” erano colpevoli di aver protestato pacificamente in quella che Greenpeace considera la centrale Enel più inquinante d´Italia.

Nella sentenza del Tar ora si legge: «L´attività dimostrativa è stata attuata a difesa di valori costituzionalmente protetti quali l´ambiente e la salute della popolazione…la manifestazione trova apprezzabili e giustificati presupposti nella situazione di grave rischio ambientale dichiarata da tempo per il territorio di Brindisi».

Invece per il questore, gli attivisti di Greenpeace erano "socialmente pericolosi" perché il 30 novembre 2007 erano entrati nella centrale enel di Cerano spiegando striscioni sul tetto dell’impianto e sul grande carbonile all´aperto. L’associazione ambientalista aveva immediatamente impugnato il provvedimento perché «per la prima volta persone che credono nella difesa dell´ambiente venivano trattate come delinquenti abituali, mafiosi, soggetti pericolosi per la sicurezza pubblica».

Greenpeace aveva lanciato anche una mobilitazione on line lanciata con il sito “Banditi del clima” e più di 500 persone hanno inviato la propria foto con il messaggio "Anche io bandito del clima". La protesta è arrivata anche nel Consiglio comunale di Brindisi, dove un gruppo di consiglieri comunali ha presentato un ordine del giorno per proporre la cittadinanza onoraria ai 12 attivisti oggetto dell’ordinanza.

Greenpeace è naturalmente molto soddisfatta della sentenza: «Il Tar ha confermato che non sono di certo i 12 attivisti a essere "socialmente pericolosi" ma la centrale Enel a carbone di Cerano» e ringrazia «tutte le persone che si sono schierate a favore dei "Banditi del clima". Dalle associazioni locali, ai consiglieri comunali, e alle centinaia di persone che da tutta Italia e da tutto il mondo hanno inviato le loro foto di solidarietà. Il diritto di protestare in nome della salute e dell´ambiente ha vinto».

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