[15/05/2008] Aria

Estrazione di C02 ad Acquabolla, ricorso al Tar dell´Amat

FIRENZE. Prende le vie legali la vicenda “Acquabolla” relativa alla concessione mineraria per l’estrazione di anidride carbonica dal sottosuolo. Infatti i cittadini riuniti nell’Associazione Amat (Associazione Montespertoli per l’ambiente ed il territorio) hanno fatto ricorso al Tar (Tribunale amministrativo regionale) per impedire l’immissione nell’atmosfera di tonnellate di anidride carbonica naturalmente sequestrate nel sottosuolo, per la salvaguardia del territorio e della qualità della vita.

Ma cos’è Acquabolla? E’ un sito naturale caratterizzato dalla presenza di sorgenti di anidride carbonica gassosa (CO2) diffuse su un’areale di circa un chilometro quadrato a poche centinaia di metri dall’abitato di Baccaiano nel comune di Montespertoli (FI), lungo la valle del torrente Virginio. Al passaggio del gas nell’acqua nel fosso, detto appunto Borro dell’Acquabolla, si ha un effetto di effervescenza (ebollizione) senza termalismo. Associato a questo particolare fenomeno geologico (geotopo), nel corso dei millenni si sono sviluppate in superficie delle particolari associazioni di vegetali con varietà uniche (biotopo).

La storia parte da molto lontano. Nel 1999 viste le caratteristiche del sito, l’amministrazione comunale lo pone sotto tutela con norme che vietano qualsiasi tipo di intervento, e ad ulteriore protezione viene istituita un’ampia fascia a tutela integrale. Il geotopo-biotopo risulta inserito anche nel Piano territoriale di coordinamento della provincia. Poi nel 2002 la richiesta presentata alla Regione Toscana, da una nota multinazionale che commercia in gas tecnici, per la ricerca e l’eventuale sfruttamento di anidride carbonica proprio nel sito posto a tutela. Da qui in poi tutta una serie di controverse vicende: attivazioni di procedure di Via, Conferenze dei servizi, pareri negativi, prescrizioni, modifiche di decisioni prese, inizio e blocco dei lavori, studi commissionati dai cittadini, mozioni in consiglio ai vari livelli (comunale, provinciale e regionale).

«A conclusione di tre anni di mobilitazioni dei cittadini di Montespertoli contro la trasformazione del geotopo-biotopo dell’Acquabolla in un’area mineraria per l’estrazione dell’anidride carbonica - dichiarano dall’associazione Amat - nel marzo e nel luglio 2007, il Consiglio regionale della Toscana vota all’unanimità due mozioni che impegnano la Giunta a non procedere all’autorizzazione per l’estrazione dal sottosuolo di CO2 in località Baccaiano nel comune di Montespertoli, avendo preso atto delle delibere del comune di Montespertoli e della provincia di Firenze che evidenziano la contraddizione fra questo progetto e gli impegni e gli indirizzi ambientali della Regione Toscana: il rispetto del protocollo di Kyoto, la tutela del paesaggio, lo sfruttamento di risorse rinnovabili, la vocazione agrituristica e vitivinicola di qualità del territorio del comune di Montespertoli».

Poi la doccia fredda «inaspettatamente contro tutto e tutti, contro la volontà unanime del Consiglio regionale, del Consiglio comunale di Montespertoli e successivamente del Consiglio provinciale - continuano i rappresentanti di Amat - oltre alla volontà dei cittadini più volte ed in più modi manifestata, la Giunta regionale vara un protocollo di intesa fra la Regione Toscana e la multinazionale proponente il progetto, ed una delibera nella quale si esprime, nonostante le notevoli contraddizioni e carenze nella stessa procedura di Valutazione di Impatto Ambientale, un parere favorevole di compatibilità ambientale al progetto di “estrazione” della CO2. La concessione di sfruttamento della miniera viene rilasciata nel gennaio 2008, al costo, per la multinazionale di 1800 euro l’anno!» E qui il paradosso secondo l’associazione Amat «Mentre nel resto del mondo si spendono immense risorse per non produrre o per sequestrare l’anidride carbonica, maggior responsabile dell’effetto serra e delle variazioni climatiche in atto, la Regione Toscana ha concesso ad una multinazionale di estrarre tonnellate di CO2 per la favolosa entrata di 1880 euro l’anno!».

Vicende simili tra l’altro si sono riscontrate nel comune di Caprese Michelangelo (Arezzo), area di pregio ambientale anche se non vincolata e posta a tutela come invece questa. L’ associazione Amat ricorda le numerose direttive europee ed altrettante leggi nazionali e regionali, che richiamano alla tutela della biodiversità, allo sviluppo sostenibile, alla limitazione dello sfruttamento di risorse non rinnovabili, alla drastica riduzione delle attività che immettono gas ad effetto serra nell’atmosfera e alla tutela del territorio e della qualità della vita che no sono servite a evitare la prosecuzione del progetto «siamo ricorsi al Tar- concludono- per il rispetto di principi costituzionali della sovranità del popolo e della tutela del paesaggio e per evitare il rischio di perdita irreversibile di biodiversità legato alla “possibile” scomparsa del geotopo-biotopo dell’Acquabolla».


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