[18/06/2008] Rifiuti

Approvata la direttiva Ue sui rifiuti: obiettivi di riciclo più ambiziosi

LIVORNO. Ieri il Parlamento europeo ha approvato in seconda lettura il testo della direttiva quadro rifiuti, frutto dell’accordo raggiunto con il Consiglio europeo sulla negoziazione condotta dall’ dell´eurodeputato dei popolari Caroline Jackson ai primi di giugno. La maggiore chiarezza delle definizioni e dei principi di gestione dei rifiuti rafforzeranno, secondo la Commissione, le fondamenta giuridiche comunitarie in materia di rifiuti, risolvendo i problemi interpretativi e riducendo le dispute giudiziarie.

La nuova direttiva quadro, che sarà probabilmente disponibile in italiano alla metà di luglio e sarà in vigore dopo venti giorni dalla pubblicazione in Gazzetta ufficiale europea, andrà a sostituire la direttiva 2006/12/Ce relativa ai rifiuti, la direttiva 91/689/Cee relativa ai rifiuti pericolosi e la direttiva 75/439/Cee concernente l´eliminazione degli oli usati e dovrà essere recepita dagli Stati membri entro 24 mesi dalla sua entrata in vigore.

Rispetto al testo che era stato licenziato a fine novembre, le novità principali riguardano gli obiettivi di riciclaggio, che vengono portati ad almeno il 50% in peso al 2020 per i rifiuti di origine domestica (Rsu) e ad almeno il 70% in peso per la parte degli speciali relativa agli inerti da costruzione e demolizione alla stessa data. Per ottenere questi obiettivi (già praticamente raggiunti nel nostro Paese tranne che per i materiali in plastica e per gli inerti) si prevede che entro il 2015, come è stato chiesto dai deputati, gli Stati membri istituiscano regimi di raccolta differenziata «almeno» per la carta, il metallo, la plastica e il vetro. Spetterà alla Commissione stabilire le norme dettagliate di attuazione e di calcolo per verificare il raggiungimento di tali obiettivi e, entro il 2014, proporne il rafforzamento e l’eventuale introduzione anche per altri flussi di rifiuti. Ogni tre anni, invece, gli Stati membri dovranno stilare una relazione in merito ai risultati ottenuti e, qualora gli obiettivi non fossero raggiunti, spiegarne le ragioni, illustrando le misure che intendono prendere per porvi rimedio.

Vengono confermati i programmi di gestione e prevenzione dei rifiuti che dovranno essere definiti dagli Stati membri a cinque anni dall’entrata in vigore della direttiva e la Commissione entro il 2014, dovrà fissare obiettivi di prevenzione precisi.
Confermata anche la gerarchia che prevede in cima alle priorità la prevenzione dei rifiuti, mentre si legge nel testo del comunicato diffuso dall´Europarlamento «il riutilizzo e il riciclaggio dovrebbero preferirsi alla valorizzazione energetica dei rifiuti», in quanto rappresentano la migliore «opzione ecologica».
Il recupero è definito come il recupero di energia o altre operazioni il cui principale risultato sia di «permettere ai rifiuti di svolgere un ruolo utile sostituendo altri materiali».

A questo proposito, la direttiva precisa che gli impianti di incenerimento dei rifiuti solidi urbani possono essere intesi come attività di recupero unicamente se rispondono a determinati requisiti di efficienza energetica, fissati dalla direttiva stessa.
Rimane residuale lo smaltimento, che consiste in qualsiasi operazione diversa dal recupero anche quando l´operazione ha come conseguenza secondaria il recupero di sostanze o di energia, come il deposito in discarica, la biodegradazione di rifiuti liquidi o fanghi nei suoli, l´incenerimento o il deposito permanente. Al riguardo, la direttiva sottolinea che gli Stati membri «non dovrebbero promuovere, laddove possibile, lo smaltimento in discarica o l´incenerimento di materiali riciclati».

Nell´applicare questa gerarchia dei rifiuti, la direttiva indica che gli Stati membri devono adottare misure volte a incoraggiare le opzioni «che danno il miglior risultato ambientale complessivo». Devono anche tenere conto dei principi generali di precauzione e sostenibilità in materia di protezione dell´ambiente, della fattibilità tecnica e praticabilità economica, della protezione delle risorse nonché degli impatti complessivi sociali, economici, sanitari e ambientali.
Ribadita anche la netta definizione del confine tra rifiuto e sottoprodotto, materia che ad esempio nel nostro paese ha prodotto non pochi casi di confusione interpretativa e con conseguenze spesso anche di natura legale.

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