[25/07/2008] Consumo

L´Efsa vuole farci mangiare la carne clonata...

LIVORNO. Il rapporto dell´Authority europea per la sicurezza alimentare (Efsa) sulla clonazione animale e sul suo impatto sugli alimenti, sul benessere animale, sulla biodivesità e sull´ambiente, che afferma che le carni e latte provenienti da animali clonati non presenterebbero ´´differenze sostanziali´´ con quelle degli altri animali, sta suscitando un mare di reazioni in Italia e secondo agricoltori e ambientalisti va respinto con determinazione.

Per la Confederazione italiana agricoltori (Cia) si tratta di «Un orientamento che va contrastato con estrema fermezza non solo sotto il profilo della sicurezza per i consumatori, ma soprattutto per una questione di carattere etico». La Cia sottolinea che lo stesso rapporto dell´Efsa evidenzia che è stata riscontrata una maggiore incidenza dei problemi di salute e di riproduzione negli animali riprodotti tramite clonazione, mentre carni e latte provenienti da animali clonati non presenterebbero ´´differenze sostanziali´´ con quelle degli altri animali.

«Purtroppo – dice la Cia - questo parere sembra allinearsi con le decisioni della Federal and Drugs Administration, l´ente che sovrintende sulla sanità alimentare degli Stati Uniti, che ha autorizzato di recente la commercializzazione di carni e di latte provenienti da animali clonati. Una scelta sulla quale la Cia aveva espresso, a suo tempo, un netto dissenso, invitando l´Ue a non seguire la strada intrapresa dagli Usa. La Cia sottolinea l´esigenza, pertanto, di un´azione ferma di mobilitazione per impedire che si adottino decisioni del genere, che praticamente sanciscono la commestibilità delle carni clonate. Decisioni del genere rischiano di aprire un fronte pericoloso a livello europeo. Bisogna assolutamente evitare certe misure che vanno, oltretutto, nella direzione opposta all´orientamento più volte espresso dai cittadini europei, dichiaratosi contrari alle manipolazioni genetiche, come emerge chiaro anche dalla Consultazione promossa dalla Coalizione Liberi da Ogm. La Cia auspica, dunque, che l´Ue smentisca l´Efsa e impedisca che sulle nostre tavole arrivino sia prodotti Ogm che alimenti provenienti da animali clonati».

Secondo Francesco Ferrante, responsabile agricoltura di Legambiente «E´ necessario che l´Europa riveda i meccanismi di una agenzia che si occupa di tutto tranne che di sicurezza alimentare. Se l´Efsa non si smentisce mai, speriamo che la Commissione Ue non introduca la carne clonata nella catena alimentare. Non riusciamo a capire come, nonostante i risultati scientifici e i dubbi manifestati dalla stessa Efsa sul benessere degli animali clonati, l´Agenzia possa dare il via libera sul fronte della sicurezza alimentare. Non è possibile rischiare sulla salute umana e immettere nella catena alimentare bovini e suini clonati, che come dimostrano i test scientifici, già sono vittime di frequenti e gravi problemi. E´ necessario, quindi, che la Commissione Europea in tutela dei cittadini vieti la pratica della clonazione a fini alimentari, perché in realtà per sconfiggere la fame nel mondo non c´è bisogno di animali clonati ma semplicemente di una migliore distribuzione della ricchezza».
Per la Coldiretti, quello dell´Efsa è «Un parere ambiguo che non allontana il rischio che sulle tavole dei cittadini comunitari arrivino carne, latte e formaggi provenienti da animali clonati e per questo occorre vigilare, sulla produzione e sull´importazione. Siamo pronti ad una forte mobilitazione per impedire che arrivi sulle tavole una allucinante realtà di cui né le imprese, né i consumatori europei avvertono certamente il bisogno. Al pari di quanto avvenuto negli Stati Uniti anche i grandi gruppi dell´industria alimentare nazionale si impegnino formalmente a non utilizzare prodotti derivanti da animali clonati mentre l´Unione Europea deve introdurre chiari vincoli per impedirne l´importazione".

La clonazione non è certo la strada giusta per colmare il deficit di materie che caratterizza alcuni produzioni che possono essere ottenute dalla normale attività di coltivazione ed allevamento. L´ indicazione dell´Efsa non contrasta con quanto già deciso in via definitiva negli Stati Uniti dalla Food and Drug Administration (Fda) che prevede addirittura la libera circolazione degli alimenti frutto delle clonazioni come carne, latte e formaggi che non dovranno essere distinti dagli altri con etichette particolari, anche se non ancora operativo. Gli esperti dell´Efsa, pur evidenziando che la ricerca effettuata è ancora limitata, che la situazione scientifica è ancora incerta e in costante evoluzione e che gli animali clonati sono stati colpiti, in quanto a salute e benessere, in modo molto più severo di quelli allevati in modo convenzionale hanno sostenuto che non ci sono indicazioni che sussistano differenze di sicurezza alimentare per latte e carne di animali clonati e della loro progenie. Dopo oltre undici anni dalla scoperta della pecora Dolly, pubblicata sulla rivista Nature del febbraio 1997, la clonazione riguarda infatti già molti animali da allevamento e, tra l´altro, è stata annunciata la clonazione "stabile" di un maiale per quattro generazioni dal genetista giapponese Hiroshi Nagashima dell´Università Meiji di Tokyo, mentre sperimentazioni sono state effettuate anche in Italia con il toro Galileo, la cavalla Prometea e anche con un muflone selvatico.

Il parere definitivo dell´Efsa, quindi, contrasta con le decisioni del Comitato etico dell´Unione europea che aveva espresso i propri dubbi sui cibi da animali clonati sostenendo che "al momento il Gruppo Europeo sull´etica non vede motivi convincenti per giustificare la produzione di cibo da animali clonati o da loro prole". Considerato "l´attuale livello di malattie e di problemi di salute negli animali clonati, il gruppo etico" ha espresso dubbi sul fatto che la clonazione animale per scopi alimentari sia giustificata eticamente. La commercializzazione di carne, latte e formaggi proveniente da animali clonati è un rischio inaccettabile che oltre ad un problema di scelta consapevole da parte dei consumatori e di rispetto della biodiversità pone evidenti perplessità di natura etica che occorre affrontare prima che sia troppo tardi».

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