[18/09/2008] Consumo

Pesca, Italia verso la condanna Ue per non aver vietato le spadare

LIVORNO. Ancora una volta l’Italia rischia di essere condannata per non aver rispettato le normative europea: è stata introdotta dinanzi alla Corte di Giustizia una nuova causa in materia di pesca.
Secondo la Commissione europea l’Italia ha violato il divieto di detenzione a bordo delle navi e di uso di reti da posta derivanti (le così dette “spadare”) di lunghezza superiore a 2,5 km perché non ha provveduto a munirsi di una adeguata programmazione e pianificazione strategica delle attività di controllo (periodi dell’anno, regioni specifiche, strumenti). E poi perché la legislazione italiana vigente in materia di sanzioni vieterebbe solo l’uso o il tentativo di uso delle spadare e non invece la loro semplice detenzione a bordo.

Il divieto è stato introdotto nel 1992 e nel 2001 il divieto è stato esteso a tutte le reti a prescindere dalla loro lunghezza. Ma già dal 1992 il divieto è stato sistematicamente e massicciamente violato dalla flotta italiana.

Secondo la Commissione, l’ampiezza e la gravità del fenomeno sono direttamente imputabili all’inefficienza del sistema italiano di controllo sul rispetto di tale divieto e all’inadeguatezza delle sanzioni previste dall’ordinamento italiano per la violazione di quest’ultimo.

In Italia la vigilanza sull’uso delle spadare infatti è svolta da molteplici strutture ma in maniera “concorrenziale e residuale” rispetto agli altri compiti ad esse affidati e senza adeguato coordinamento. Se a tutto ciò si somma la mancanza di risorse umane, di tempo e di mezzi necessari il risultato è un controllo inefficace.

Una situazione aggravata anche dalla mancanza di una adeguata programmazione e pianificazione strategica delle attività di controllo sull’uso di queste reti. Al riguardo, la Commissione osserva che l’attività di controllo dovrebbe essere attentamente programmata in funzione di specifici fattori di rischio ed obbedire ad una strategia completa, integrata e razionale. Dovrebbe inoltre concentrarsi maggiormente su alcuni periodi dell’anno e su regioni e posti di controllo ben specifici.

Ma niente di tutto ciò viene messo in opera dalle autorità italiane.

La Commissione poi tocca anche il problema del controllo delle spadare da parte delle autorità incaricate che non hanno accesso alle informazioni sulla localizzazione delle imbarcazioni da pesca raccolte tramite il sistema di controllo dei pescherecci via satellite (SCP).

Da un indagine condotta dalla Commissione emerge infatti, che un numero assai elevato di pescherecci non è ancora dotato degli impianti di localizzazione via satellite necessari per il funzionamento del sistema SCP. Ne consegue che la raccolta, l’informatizzazione dei giornali di bordo, delle dichiarazioni di sbarco e delle note di vendita e l’analisi incrociata di tali dati con le informazioni raccolte tramite il sistema SCP, sono ben lungi dall’essere effettive.

Anche sul fronte della repressione delle infrazioni la situazione non sembra delle migliori.

Quando la violazione del divieto di uso delle reti è effettivamente constatata, essa non viene regolarmente segnalata dalle autorità locali di controllo, alle autorità competenti - soprattutto a causa delle pressioni sociali esistenti - e, comunque, non viene efficacemente perseguita e sanzionata (il numero e l’entità delle sanzioni applicate resta infatti irrisorio).

Per tutto questo la Commissione ritiene “ampiamente provato che il sistema di controllo e sanzione applicato in Italia per garantire il rispetto delle disposizioni comunitarie in materia di reti da posta derivanti sia del tutto insufficiente ad assicurare l’adempimento degli obblighi imposti agli Stati membri”.

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