[30/09/2008] Aria

La Fiat contro il «bluf» della riduzione delle emissioni di CO2

LIVORNO. All´amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, non è andato giù il voto del Parlamento europeo che ha respinto le pressioni della lobby dell´industria automobilistica europea e che costringerà l´Ue ad approvare regole molto stringenti sulle missioni di CO2. All´assemblea dell´Associazione nazionale filiera industria automobilistica (Anfia) ha detto, infatti, ironicamente di condividere «lo zelo e la determinazione di chi, in sede europea, si spende per ridurre le emissioni. Ma, nel fare tutto questo, ci vuole anche una grande onestà. Onestà nel riconoscere gli sforzi compiuti. Onestà nell´ammettere che la tecnologia automobilistica, da sola, non potrà risolvere il problema. Onestà nel dire che, così come è pensato, il regolamento europeo comporta solo enormi costi per i costruttori più virtuosi e ha benefici irrisori per l´ambiente. Siamo confusi dalla totale mancanza di senso, di semplice buon senso, della proposta della Commissione Ue e anche da quella appena votata dalla Commissione Ambiente del Parlamento europeo».

Secondo l´insolitamente nervoso Ad della Fiat, la proposta europea conterrebbe pesanti sanzioni che alla casa automobilistica italiana costerebbero «centinaia di milioni di euro ogni anno», con penalizzazioni per i veicoli più piccoli e quindi meno inquinanti: «il costo che noi dovremmo sostenere non è che un modo per ridurre i costi ai costruttori di vetture più grandi E´ come chiedere a un automobilista che guida a 110 chilometri all´ora, dove c´è il limite dei 130, di pagare una parte della multa di qualcuno che procede a 150 all´ora». E´ strano però che anche quei costruttori che secondo Marchionne sarebbero favoriti abbiano fatto fuoco e fiamme contro le nuove norme dell´Ue. Infatti, all´indomani del voto del Parlamento europeo e della Commissione Ambiente Greenpeace disse che «Gli euro-parlamentari hanno resistito alla dura pressione della lobby franco-tedesca dell´industria automobilistica e hanno sostenuto la maggior parte delle misure proposte dalla Commissione europea per tagliare le emissioni dalle automobili. La Commissione Ambiente non ha risposto alle raccomandazioni del relatore Guido Sacconi: ha rigettato le richieste di posticipare l´obiettivo di 130g per km proposto per il 2012 e di indebolire le sanzioni per il mancato adeguamento alle norme. La Commissione ha anche approvato un obiettivo non vincolante di 95g/km di CO2 entro il 2020, soggetto a revisione nel 2014».

Per Marchionne invece ci sarebbe una specie di complotto politico-affaristico contro l´Italia (come se la Fiat non fosse una multinazionale che spesso costruisce le utilitarie all´estero): «In termini pratici, una sovvenzione diretta, da un costruttore all´altro, che non ha nessuna base nei principi di giustizia e imparzialità» e che sarebbe il risultato «di pressioni politiche rivolte a proteggere i singoli interessi di alcuni partecipanti al mercato dell´auto. La Fiat non intende tollerare tutto questo e farà "tutto il possibile per proteggere l´industria dell´auto italiana».

Poi Marchionne è passato a discutere della normativa Ue dal punto di vista ambientale: «La proposta europea nella forma attuale avrà come effetto quello di ridurre le emissioni di CO2 dello 0,0015%: una percentuale ridicola», mentre invece sarebbe molto seria la sua profezia di un pericolo per «la sopravvivenza dell´industria dell´auto» a cui porterebbe la direttiva Ue. Poi si passa al benaltrismo italico: per Marchionne dalle auto verrebbe solo il 5% delle emissioni di CO2 dell´Ue e quindi bisognerebbe tener conto (cosa che il pacchetto energia Ue fa già abbondantemente) delle emissioni «di molte altre attività, dell´industria petrolifera, delle istituzioni, delle abitudini della gente». L´Ad Fiat invoca equità e misure tecnologicamente ed economicamente sostenibili, ma dichiara che la sua multinazionale «è disposta a dare il proprio contributo, esattamente come abbiamo fatto fino ad oggi. Ma non siamo disposti a pagare solo noi per tutti. Perché così facendo, questa grande sfida non sarà altro che un grande bluff».

Sempre all´Anfia è intervenuto anche il Ministro dell´Ambiente Stefania Prestigiacomo affermando che «il Governo pone la salvaguardia dell´ambiente fra i suoi obiettivi primari e rispetta gli impegni internazionali che il nostro paese ha assunto. Riteniamo però che questi impegni debbano essere equi e per essere tali – e percepiti come tali dall´opinione pubblica e dalle categorie produttive – devono rispettare un principio: quello che chi più inquina, più paga. Purtroppo in passato gli oneri che il Governo Italiano ha assunto in questa materia non hanno tenuto nel dovuto conto questo principio e si sono rivelati penalizzanti per il nostro sistema produttivo, che è fra i meno inquinanti del continente».

«Oggi sono in discussione in Europa – ha proseguito il Ministro - due importanti provvedimenti, il pacchetto energia e la direttiva sulle emissioni delle auto, che indicheranno gli impegni dei vari paesi, e quindi dell´Italia, fino al 2020. E´ un negoziato che noi abbiamo trovato in fase avanzata e con una prospettiva pesante per l´Italia sia sul fronte dei costi dei tagli di emissioni di Co2 per le imprese, che su quello della normativa specifica per le auto. Si delinea infatti una iniziativa unilaterale dell´Europa che imporrebbe prezzi altissimi alle economie continentali, specie al alcune fra queste come la nostra, a fronte di trascurabili effetti globali sull´emergenza clima. In particolare per l´industria automobilistica italiana che produce le vetture meno inquinanti d´Europa, si rischia il paradosso con una pesantissima penalizzazione a vantaggio delle imprese di altri paesi che producono automobili più inquinanti».

A Marchionne (e praticamente anche a Prestigiacomo) risponde subito Legambiente ribattendo che «L´industria italiana può vincere con modelli competitivi a basse emissioni» e il suo presidente Vittorio Cogliati Dezza sottolinea che «L´Italia deve necessariamente tutelare e promuovere le sue industrie ma per rendere realmente competitivi ed attraenti i prodotti made in Italy nel mercato internazionale deve puntare al meglio, investendo in tecnologia e innovazione. La decisione dell´Ue risulta necessaria per spingere l´industria automobilistica ad adottare misure di mitigazione dell´impatto ambientale, quindi potremmo concordare con Marchionne – ha sottolineato Cogliati Dezza - se l´intervento a livello europeo da lui auspicato è mirato ad ottenere una normativa più stringente e coerente per tutti invece di penalizzare le auto a più basse emissioni. Ma non sono altrimenti accettabili proposte al ribasso che sviliscano le politiche messe in atto dall´Ue contro i cambiamenti climatici. Pensiamo che questa debba essere la strada per tutta l´industria italiana perché, come ben sa il manager Fiat, solo attraverso la realizzazione di prodotti e processi di produzione ambientalmente sostenibili sarà possibile vincere la sfida della competitività».

Torna all'archivio