[01/10/2008] Energia

Nucleare italiano, cominciano i rinvii...

LIVORNO. Il piano del ministro per lo Sviluppo Claudio Scajola per il rilancio del nucleare nel nostro paese, deve fare i conti, almeno per il momento, con un allungamento dei tempi di almeno sei mesi. Non più il 30 dicembre di quest’anno quindi come termine per la presentazione dei siti dove far sorgere le nuove centrali, ma il 30 giugno dell’anno prossimo.

Lo schema previsto dal ministro Scajola, e contenuto negli emendamenti al disegno di legge in discussione alla Camera, non pare essere infatti «largamente condiviso» come ha spiegato il relatore di quel Ddl, in Commissione attività produttive della Camera, Enzo Raisi.

Molte cose da rivedere, a partire dall’Agenzia pensata dal ministro cui affidare pieni poteri, scelta dei siti per la costruzione delle centrali, di quelli per la messa in sicurezza delle scorie, per il rilascio delle autorizzazioni e la definizione delle compensazioni da accordare ai territori destinatari di queste scelte. «Forse dovrà far capo alla presidenza del Consiglio ed essere più snella» ha dichiarato lo stesso Enzo Raisi, riferendosi appunto all’agenzia prevista negli emendamenti presentati dal ministro Scajola al disegno di legge, che ha per titolo: “Disposizioni per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria” e che all’articolo 15 prevede una : “delega al Governo ad adottare uno o più decreti legislativi di riassetto normativo recanti i criteri per la disciplina della localizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione elettrica nucleare, per i sistemi di stoccaggio dei rifiuti radioattivi e del materiale nucleare e per la definizione delle misure compensative minime da corrispondere alle popolazioni interessate”.

Tra le modifiche non pienamente condivise la revisione del sistema di nomina dei vertici dell’Autorità e del suo funzionamento, ma evidentemente anche lo scavalcamento delle competenze regionali in materia, dato che lo stesso ministro dello Sviluppo ha anticipato ieri all’Energy summit organizzato dal sole 24 ore, «una cabina di regia con le Regioni, per uniformare le procedure e porre fine all’incertezza normativa».

Per restituire allo Stato centrale il pieno potere sulle regole e sulle procedure amministrative sarebbe infatti necessario rivedere il titolo quinto della costituzione che decentrava alle regioni tali compiti.
Un problema di non poco conto per un governo che ha tra le sue priorità il federalismo e l’autonomia regionale e che sta discutendo nel merito di una riforma in tal senso.

Insomma emendamenti che fanno e faranno discutere non solo da parte dell’opposizione ma anche della maggioranza e che hanno già destato reazioni nel fronte ambientalista.

Oggi il Wwf chiede il ritiro immediato dell’emendamento presentato dal governo perché - si legge in un comunicato- «con un artificio, il nucleare entra nella corsia preferenziale per lo sviluppo delle rinnovabili» L´emendamento presentato «non solo conferma l´intendimento dell´attuale Governo di ritornare al nucleare- dichiara il Wwf- ma addirittura lo equipara, in qualche modo, alle fonti rinnovabili nella scala di precedenza tra le fonti energetiche che possono essere connesse alla rete elettrica nazionale».

Il tentativo secondo l’associazione ambientalista «equivale di fatto a porre l´ energia nucleare in quella posizione privilegiata che dovrebbe invece essere destinata alle fonti pulite e/o ad alta efficienza (come nel caso della cogenerazione)». Il motivo sta nel fatto che uno degli emendamenti prevede di modificare le norme per l´erogazione dei contributi all’energia elettrica da fonti rinnovabili, con la revisione del funzionamento e dei compiti dell’Autorità. Attualmente è compito del gestore della rete di trasmissione nazionale assicurare “la precedenza all´energia elettrica prodotta da impianti che utilizzano, nell´ordine, fonti energetiche rinnovabili, sistemi di cogenerazione, sulla base di specifici criteri definiti dall´Autorità´ per l´energia elettrica e il gas, e fonti nazionali di energia combustibile primaria, queste ultime per una quota massima annuale non superiore al quindici per cento di tutta l´energia primaria necessaria per generare l´energia elettrica consumata”. «Ci auguriamo- dichiarano al Wwf- che il prossimo passo della politica energetica del nostro Paese, perlomeno, non preveda il riconoscimento dei certificati verdi per il nucleare».

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