[09/10/2008] Energia

Nucleare, quando i conti di Conti (Enel) tornano e danno ragione all´eolico

ROMA. In un’intervista Sul Sole 24 ore di venerdì scorso, l’amministratore delegato dell’Enel Conti, annuncia agli industriali italiani: «Piano da venti miliardi, investire nel nucleare si può e l’Enel ha le competenze e i margini economici per farlo».
Tralasciando la questione se sia vero o meno che l’indebitata Enel abbia le risorse per affrontare un simile investimento, concentriamoci su quali obiettivi realizzerebbe: con 20 miliardi è possibile (secondo Conti) costruire 5 6 centrali nucleari di grande taglia (1600MW) come quella di Flamanville, per circa 9000 MW complessivi di potenza nucleare installata che produrrebbero circa 60 miliardi di kilowattora, il 20% dell’energia elettrica consumata oggi in Italia.

Prendendo per buoni i dati forniti nell’intervista (tralasciando quindi il fatto che secondo Moody’s il costo per ogni KW installato salirebbe dai 2500 ai 3500-4000 Euro) ho verificato che, quasi con lo stesso investimento, si installerebbero 30000 MW di eolico, i quali fornirebbero lo stesso quantitativo di energia elettrica. Infatti, a parità di potenza, una centrale nucleare produce mediamente 3 volte più energia elettrica di una centrale eolica e quindi per produrre gli stessi 60 mlrd kWh con l’eolico, occorre installare 10000 turbine (taglia commerciale 3MW), ovvero 600 parchi/siti eolici.

I vantaggi di questa provocatoria controproposta sono evidenti. L’eolico, a parte la necessaria manutenzione (comunque dal costo molto basso) non presenta altre spese contrariamente al nucleare (approvvigionamento combustibile, problema scorie, rischi di incidenti, gestione dopo fine vita e smantellamento centrali, rischi per la sicurezza nazionale).

Inoltre con l’eolico non si dipende dall’estero, come per l’approvvigionamento e per il riprocessamento del combustibile nucleare e quindi si offre al paese maggiore autonomia energetica. Infine l’eolico crea numerosi e qualificati posti di lavoro (in Germania l’occupazione nel settore eolico oggi ammonta a 85.000 addetti).

Nel sottolineare i vantaggi non voglio nascondermi i problemi che l’installazione di 10000 turbine da tre MW ciascuna crea e che sappiamo riguardano una questione decisiva, quella del paesaggio. Non esiste un problema di potenziale, perché in Italia c’è il vento sufficiente e idoneo a produrre quel quantitativo di energia elettrica. I problemi sono il paesaggio e lo spazio occupato: per collocare 10000 turbine servono circa 67500 Ha, più o meno lo 0,2 del territorio nazionale, di cui il 35% ha venti idonei ad essere sfruttati).

Molto provocatoriamente sono convinto che, assunta la necessità di ridurre la dipendenza dal petrolio e dal fossile e che attuato il migliore e più consistente programma di efficienza e sufficienza energetica, serva produrre energia elettrica e che quindi sia molto meglio procurarcene il 20% dal vento (che si aggiungerebbe all’attuale 16% prodotta da rinnovabili) anziché ricorrere alla costruzione di sei centrali nucleari. In altre parole penso sia preferibile sacrificare la bellezza del paesaggio nello 0,2% del territorio nazionale e di occuparne con le turbine lo 0,07% anziché costruire sei centrali nucleari che militarizzerebbero grandi aree del paese (difesa contro atti di guerra e terrorismo), esporrebbero la popolazione a rischi gravissimi in caso di incidente, riproporrebbero gli stessi problemi di dipendenza estera per l’approvvigionamento, non si saprebbe né smaltire le scorie che producono né come smantellarle ed infine occuperebbero circa 300 persone a centrale cioè 1800 per le sei previste.

Aggiungo a sostegno del vento la questione dei tempi. Per realizzare la prima centrale nucleare ci vorranno almeno 12-15anni, ovvero potrà entrare in servizio non prima del 2020. Per realizzare tutte le ulteriori centrali prospettate da Enel ci vorranno molto più di 20 anni. Invece per realizzare 30.000MW di centrali eoliche basta varare da subito un programma eolico nazionale tipo quello tedesco o spagnolo. Con un tasso di realizzazione di 3000MW l’anno (come attualmente in Usa, Spagna, Germania), si potrebbe raggiungere l’obiettivo prima del 2020 e con un graduale aumento da subito della potenza disponibile.

Infine il problema della discontinuità della fonte eolica, che spesso viene ricordato e che è risolvibile tramite un abbinamento con le centrali idroelettriche, di cui l’Italia è particolarmente ricca (come fa la Danimarca, che compensa le fluttuazioni dell’eolico appunto con l’idroelettrico). Un ambientalista del si potrebbe concludere che eolico si può: 20% di energia elettrica con meno sacrifici e più sicurezza, meno dipendenza dall’estero e più autonomia energetica, meno disoccupazione e più lavoro.

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