[20/10/2008] Aria

Wwf: climate change più forte, più veloce e più vicino di quanto prevede l´Ipcc

LIVORNO. Il Wwf international ha pubblicato oggi il rapporto "Climate change: faster, stronger, sooner" (Cambiamento climatico: più veloce, più forte, più vicino) che rivede, purtroppo al rialzo, i dati forniti solo nel 2007 dal quarto rapporto dell´Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc), vincitore del premio Nobel per la pace, frutto del lavoro di 2500 scienziati di oltre 150 Paesi che hanno definitivamente accertato il fortissimo impatto delle attività umane sulle cause del cambiamento climatico.

Purtroppo il cambiamento climatico non si è fermato al 2007 e le nuove ricerche scientifiche sul tema (e le evidenze degli effetti del global warming in molte parti del pianeta) hanno permesso al Wwf di mettere insieme questo rapporto che riassume i nuovi dati scientifici, rivelando che il riscaldamento globale sta avanzando più velocemente e diffusamente di quanto aveva previsto l´Ipcc, fra lo scetticismo di molti che ritengono gonfiati i dati prodotti da migliaia di scienziati e giusti quelli di un irriducibile gruppo di eco-scettici.

Ad esempio, le recenti ricerche scientifiche dimostrano che la calotta glaciale dell´Oceano Artico sta sciogliendosi con un ritmo che anticipa di 30 anni le previsioni Ipcc, «e ora si prevede che nel periodo estivo i ghiacci potrebbero sparire del tutto tra il 2013 e il 2040, un fatto che non si è mai verificato da più di un milione di anni ad oggi» spiega "Climate change: faster, stronger, sooner".

Alla redazione dello studio del Wwf hanno partecipato esperti internazionali di climatologia tra cui Jean-Pascal van Ypersele, professore di climatologia e scienze ambientali all´Università cattolica di Lovanio (Belgio) e neo-eletto vice presidente dell´Ipcc, che spiega «E´ ormai chiaro che il cambiamento climatico sta già avendo un impatto maggiore di quanto la maggior parte di noi scienziati avesse anticipato. Per questo è vitale che la risposta internazionale per il taglio delle emissioni (mitigazione) e l´adattamento sia più rapida e più ambiziosa. L´ultimo rapporto Ipcc ha mostrato che i motivi di preoccupazione ora sono più forti e questo dovrebbe indurre l´Europa a impegnarsi perché l´aumento della temperatura globale sia ben al di sotto dei 2°C rispetto all´era pre-industriale. Ma anche mantenendo il limite di 2°C, secondo l´Ipcc è necessario comunque che i Paesi sviluppati riducano le emissioni dal 25 al 40% entro il 2020 rispetto ai valori del 1990, mentre una riduzione del 20% risulterebbe insufficiente».

Secondo gli studi più recenti, in Gran Bretagna e nel Mare del Nord aumenteranno di numero ed intensità i cicloni estremi, con un incremento della velocità del vento e danni prodotti dalle tempeste che riguardano già oggi l´Europa occidentale e centrale.

«Il livello di ozono troposferico, che agisce come inquinante- spiega il rapporto - potrà essere simile a quello registrato durante l´ondata di caldo del 2003, con aumenti maggiori in Inghilterra, Belgio, Germania e Francia. E anche la quantità massima di piogge annue aumenterà nella maggior parte d´Europa, con conseguenti rischi di inondazioni e danni economici».

Il riscaldamento globale è misurabile empiricamente: Mare del Nord e Mar Baltico hanno le temperature più miti da quando vengono registrate le misurazioni, il Mediterraneo subisce già siccità come quelle che hanno fatto scattare l´emergenza idrica in Puglia proprio in questi giorni e l´intero Bacino subirà periodi di siccità a lungo termine sempre più frequenti. Nelle Alpi svizzere i ghiacciai ciontinuano a retrocedere inesorabilmente e questo causerà drastiche riduzioni nella produzione di energia idroelettrica.

Ma i dati forniti dal Wwf fanno sballare anche le già preoccupanti previsioni sull´innalzamento del mare fatte dall´Ipcc: potrebbero essere il doppio dei 59 centimetri previsti entro la fine del secolo. Aumenteranno quindi i rischi già devastanti per vaste zone costiere e per le isole e le aree umide e le falde idriche litoranee. Inoltre, è già più che evidente l´impatto del climate change sul cibo, con la riduzione dei raccolti di grano, mais e orzo in vaste aree del mondo più esposte, un fenomeno destinato ad aumentare con la temperatura del pianeta.

Tina Tin, la climatologa autrice del report, non nasconde la preoccupazione per le richieste di rinvio delle decisioni e per l´inazione politica: «Se l´Unione europea vorrà essere considerata un leader nel decisivo summit dell´Onu a Copenaghen nel 2009, e se vuole contribuire alla nascita di un forte accordo globale per affrontare il cambiamento climatico dopo il 2012, deve smettere di sottrarsi alle proprie responsabilità e impegnarsi per una reale riduzione delle emissioni in Europa. Il cambiamento climatico è una sfida prioritaria per il futuro dell´umanità e dell´ambiente, e questa lucida panoramica evidenzia quanto sia cruciale che i ministri dell´Ambiente UE che oggi discutono le normative Ue contro il cambiamento climatico si impegnino per un pacchetto clima ed energia forte e decisivo, in grado di assicurarci un futuro a bassa emissione di carbonio».

Dal Wwf parte un appello all´Ue «perché adotti un target di riduzione delle emissioni di almeno il 30% entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990, riduzione da realizzare entro i confini dell´Europa invece che affidandosi pesantemente alle compensazioni per i progetti all´estero».

E mentre il ministro dell´ambiente italiano Stefania Prestigiacomo capeggia la vandea post-comunista dei Paesi dell´est europeo chiedendo di fermare tutto perché costa troppo, dal Panda viene la richiesta l´Ue «di impegnarsi nel fornire un supporto e un sostegno economico sostanziali ai paesi in via di sviluppo, per aiutarli ad affrontare il cambiamento climatico in atto e adattarsi agli impatti che già oggi sono inevitabili».

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