[12/01/2009] Recensioni

La Recensione. Shock Economy di Naomi Klein

Naomi Klein ha scritto questo impressionante saggio alla vigilia della bufera economica-finanziaria che sta ancora devastando i mercati e i consumi mondiali e ne ha svelato le origini lontane, fino ad individuare le cellule temporalesche che si sarebbero trasformate in tanti uragani Katrina (il disastro "naturale da cui parte il libro) che poi si sono fusi nel global storming planetario.

L´origine del trionfo e della devastante crisi del neo-liberismo sta nella nuova religione turbo liberista, della fede dell´integralismo capitalista trasformata in scienza esatta (con uno specchiamento nel marxismo-leninismo scientifico) e praticata distruggendo Paesi, democrazie e interi sistemi di welfare.

Il pontefice di questa nuova religione politico-economica, il guru che insieme ai suoi volenterosi e spietati adepti, i Chicago Boys, ha modellato il mondo per decenni e costruito quel pensiero unico che ha anchilosato cervelli e fatto sparire anticorpi ed alternative (vedi sinistra italiana) si chiama Milton Friedman e la cura si chiama "Shock economy": fare tabula rasa di tutte le politiche socialdemocratiche e popolari per sostituirle con un mercato libero, sfrenato, salvifico, che rompe definitivamente e si libera del "fastidioso" rapporto libero mercato-democrazia.

Gli esperimenti c´erano già stati con il massacro di mezzo milione di comunisti in Indonesia e poi con i vari golpe sudamericani o la svendita della Bolivia, ma la vera svolta, la vivisezione brutale e shoccante per la realizzazione di un nuovo modello economico turbo-capitalista, avviene in un altro lontano 11 settembre che, partendo da un piccolo Paese sudamericano fino ad allora democratico, cambia il mondo probabilmente più di quanto abbia fatto l´11 settembre delle Torri gemelle.

E´ nel bombardamento vigliacco del palazzo presidenziale della Moneda che si incarna la nuova rivoluzione capitalista, è nella fine di Allende e del suo esperimento di socialismo democratico in Cile, che comincia l´esperimento dell´economia dello shock che si traduce e si incarna nel regime fascista di Pinochet, negli stadi trasformati in carcere, nei desaparecidos, nelle lingue tagliate dell´America latina.

E´ quello il vero colpo di pistola che da il via a dittature militari corporative che si affidano docilmente a Friedman ed ai Chicago Boys per creare il "mondo nuovo", realizzato contro i propri popoli, nascosto da un nazionalismo populista che svende risorse e destini, l´intero apparato statale, le fabbriche e la salute dei cittadini, ad un sogno di purezza capitalista che diventa bengodi per pochi ed incubo per molti.

Da allora per applicare il "capitalismo dei disastri" non si aspetta più la catastrofe per intervenire come avvoltoi economici, ma lo shock si crea, l´ evento catastrofico si prolunga e si sostiene con la tortura ed il terrore politico di volonterosi macellai, la democrazia si imbavaglia ed impoverisce per dar libero sfogo alle splendenti opportunità di mercato.

Tutti diventano complici, le grandi organizzazioni come Fondo monetario internazionale e Banca mondiale si fanno interpreti di questa religione obbligatoria, ne diventano gli spietati sacerdoti che condannano a morte per inedia e debito i Paesi poveri che non si adeguano. Le democrazie occidentali stanno a guardare interessate, diventano entusiasti aiutanti, dispensatori dell´amara medicina che sconvolge i loro stessi assetti democratici con l´adesione ad politica integralista che li ripaga con un arricchimento di classi dirigenti che si confondono sempre più con il potere economico.

Ma la Klein ci offre un punto di vista scomodo (il libro è stato accolto con molta sufficienza in Italia) ed inedito su alcune "rivoluzioni" che noi abbiamo letto come conservatrici e che invece erano l´estremo tentativo di uscire dal comunismo sovietico imboccando strade nuove. Per la Klein (e anche questo è sorprendente in Italia per chi l´ha incasellata tra gli estremisti di sinistra) il vero scontro è tra i governi "rosa", cioè una socialdemocrazia salda nelle sue radici progressiste redistributive non solo di reddito ma anche di salute, istruzione e libertà individuali, e capitalismo della catastrofe.

Letta da qui la "svolta" cinese verso il turbo-capitalismo è più che una scelta una resa che permette al partito comunista cinese di mantenere intatto, cambiando tutto, il suo potere, messo in pericolo dalla rivolta democratico-progressista di piazza Tien An Men,. Il gattopardo rosso cinese rende evidente che l´assunto liberissimo mercato uguale democrazia non è più un dogma infallibile, anzi il libero mercato ha più fiducia e confidenza in regimi autoritari, fino ad allevarli in vitro e a sostenerli nel loro durissimo cammino fatto di repressione di ogni opposizione, bassi salari, nessuna sicurezza sociale.

Quello che la Cina ha fatto di propria volontà, impaurita ed ammaestrata dalla lezione del collasso dell´Urss, altrove si fa tradendo le speranze e il voto di interi popoli.

La lettura minuziosa che la Klein fa del crollo del regime comunista polacco e della vittoria di Solidarnosc è spiazzante per chi aveva letto i cortei pieni di madonne degli operai di Danzica come un regresso conservatore: la piattaforma con la quale Solidarnosc vinse le prime elezioni libere in un Paese del Patto di Varsavia era un programma cooperativistico e socialisteggiante che prevedeva la gestione delle fabbriche da parte dei lavoratori. Una politica che somigliava molto al riformismo graduale di Gorbaciov che avrebbe dovuto portare l´Urss verso la socialdemocrazia.

Ma in Polonia, e poi nella Russia del golpe di Eltsin, entrò in scena un nuovo attore "moderato" della shock economy, Jeffrey Sachs (oggi pentito), che pilotò le nuove classi dirigenti al tradimento delle speranze di libertà, aprì le porte ad un´ineguaglianza impensabile, crudele e dolorosa che è finita nel disincanto, nella corruzione, nell´economia canaglia e nell´oligarchia di Stato.

Dopo la catastrofe russa, osservata con gelido compiacimento dai "vincitori" della guerra fredda, i dottori della terapia dello shock si spostano in Sudafrica, dove la rivoluzione arcobaleno dell´African national congress e scivolata nell´ineguaglianza economica estrema, poi si è passati al saccheggio delle risorse naturali asiatiche con la complicità dei volenterosi regimi autoritari delle "tigri" del Pacifico, fino a tentare l´impensabile: praticare una shock economy vellutata nella stessa patria della nuova "scienza esatta" dell´economia, gli Stati Uniti d´America già preparati dal reaganismo, con anni di capitalismo rampante e di speculazione indecente che hanno gonfiato la bolla che oggi è scoppiata in maniera sconcertante.

Di successo in successo, di catastrofe in catastrofe, di morte di democrazia in repressione, il meraviglioso cammino del liberissimo mercato arriva all´Iraq, dove la "Rivoluzione della scuola di Chicago" viene applicata per "ricostruire" un intero Paese, il suo sistema sociale, le sue relazioni interne etnico-religiose, con un esperimento estremo che si apre la strada con il boicottaggio economico e le bombe e si trasforma in un disastro sanguinoso di torture e corruttela.

Ma forse l´applicazione più brutale (e meno conosciuta) della cura è l´intervento del post-tsunami asiatico. Finita l´emozione dei buoni propositi, sulle coste asiatiche devastate dalle onde si è applicata con inusitata violenza la politica neoliberista che si è trasformata in un secondo tsunami economico ancora in corso, con l´appropriazione delle grandi multinazionali e degli avidi imprenditori locali (quasi sempre appartenenti alla casta politica) delle macerie e dei villaggi sulla costa.

Quello che ci lasciano 40 anni di sperimentazione dell´avidità eletta a sistema sono un pianeta in crisi ecologica, una democrazia indebolita nei suoi capisaldi, cittadini trasformati in consumatori che si arroccano in zone "verdi" e "rosse" per difendere privilegi che si illudono siano loro e che sono il frutto di un´ineguaglianza di accesso alle risorse ed al potere economico sempre più grande nei Paesi ricchi e siderale in quelli in via di sviluppo, di centinaia di milioni di vittime (molti non solo metaforiche ed economiche) che un qualche libro nero del turbo-capitalismo forse un giorno enumererà.

La Klein ridipana un filo che abbiamo perso, ci racconta un mondo che non abbiamo voluto vedere, parla ad una sinistra di governo che pensi al benessere del popolo e del pianeta, ci racconta una storia che in Italia abbiamo smesso di leggere, di scrivere e di studiare, della necessità di riappropriarci democraticamente della nostra vita e del nostro destino, dato in appalto ad una banda di integralisti, di fanatici della nuova religione-politica, togliendoci finalmente di dosso gli elettrodi da cui hanno fatto passare le scariche della shock terapia che ha portato il mondo nella profondità delle crisi odierne.

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