[17/02/2009] Comunicati

Year Book 2009: Biomimetismo e Materials substitution per un Green New Deal

LIVORNO. E´ iniziata a Nairobi la XXV sessione del Consiglio di amministrazione del Programma per l´ambiente dell´Onu (Unep) e del Forum ministeriale sull´ambiente che si concluderà il 20 febbraio. I ministri dell´ambiente di tutto il mondo hanno a disposizione una ricca messe di dati per poter discutere: l´Unep Year Book 2009 – New science and developments in our change environment", che sottolinea l´importanza di avviare subito un "Global Green New Deal" e l´urgenza di una transizione verso un´economia verde, a basse emissioni di CO2. .

L´Unep Year Book 2009 presenta i lavori in corso su basi scientifiche riguardanti i cambiamenti ambientali a livello globale e fa previsioni per il futuro rispetto i più spinosi problemi sul tappeto. Il rapporto di 70 pagine è diviso in 6 capitoli che riguardano le novità della scienza e dello sviluppo e si occupa del effetti cumulative previsti a causa del degrado degli ecosistemi, del rilascio di sostanze nocive per l´ambiente e la salute umana e delle loro conseguenze sul cambiamento climatico, delle perdite economiche risultanti da disastri e conflitti e dal sovra sfruttamento delle risorse.

Il rapporto sottolinea il bisogno urgente di una governance responsabile per un pianeta che è sempre più vicino al superamento di soglie critiche e a punti di non ritorno. L´obiettivo del Year Book 2009 e quello di rendere evidenti «le interconnessioni tra i problemi ambientali che possono accelerare i tassi di crescita». Il rapporto dell´Unep non si limita a sottolineare fatti certi e tendenze allarmanti, presenta anche alcune idee ed attività innovatrici in corso sia nei Paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo. Aprendo il summit di Nairobi, il direttore generale dell´Unep, Achim Steiner, ha detto che «Lo Year Book 2009 ricorda alla comunità internazionale l´urgenza di passare ad un´economia verde e prova le emissioni di metano nell´Artico o la riduzione delle terre agricole utilizzabili. Ma in maniera ottimista, menziona la forza delle politiche positive: dal modo in cui un edificio in Africa si raffredda passivamente imitando un termitaio, passando per la simbiosi industriale presente in alcune città pioniere, che mettono fianco a fianco delle imprese e delle fabbriche, per recuperare e riutilizzare i rifiuti come materie prime, e che così conservano le nostre risorse naturali limitate, risparmiando milioni di dollari e salvando il pianeta».

Lo Year Book 2009 ha una particolare attenzione per l´ambiente urbano, nel quale vive ormai la metà della popolazione del pianeta che produce oltre due miliardi di tonnellate di rifiuti all´anno. Ogni giorno un qualsiasi cittadino di un Paese sviluppato getta via in media 1,4 kg di rifiuti solidi, anche se la tendenza all´aumento sembra aver raggiunto il limite, «senza dubbio grazie alla minimizzazione dei rifiuti ed al riciclaggio». Ma i Paesi in via di sviluppo, particolarmente quelli a crescita economica rapida, producono sempre più rifiuti e se la tendenza si mantiene così, entro il 2030 la Cina potrebbe produrre 500 milioni di tonnellate rifiuti solidi all´anno e l´India circa 250 milioni.

Per quanto riguarda il settore edilizio, sono visibili gli sforzi verso il risparmio energetico, con miglioramenti che, se generalizzati, porterebbero dal 30 al 40% in meno le emissioni di gas serra nelle aree urbanizzate. Secondo un sondaggio realizzato dalla McGraw-Hill Construction Analytics, un terzo degli imprenditori del settore edile pensano che già il 10% delle costruzioni residenziali stiano migliorando l´utilizzo delle risorse, il 50% pensa che nei prossimi 5 anni prenderà in considerazione il risparmio di energia e risorse nel 60% dei suoi progetti. In testa alla classifica delle buone pratiche urbane ci sono Canada, Francia e Gran Bretagna che hanno avviato programmi per favorire le case ad energia passiva che generano l´energia che consumano grazie al sole ed alla co-generazione. La Gran Bretagna ha avviato un accordo volontario per ridurre della metà i 12,5 milioni di tonnellate i rifiuti di costruzione avviasti in discarica, contando di recuperare così un miliardo di dollari in materie prime.

Ci sono poi i casi di "biomimetismo" richiamati da Steiner: soluzioni affascinanti come quella Eastgate ad Harare, la capitale dello Zimbabwe, un grande edificio di uffici e negozi dotato di un sistema di raffreddamento solare passive che imita un termitaio e che permette un abbattimento medio del 90% dell´energia consumata in strutture della stessa grandezza, con un risparmio di 3,5 milioni di dollari dopo la sua aperture negli anni ´90.

Un altro settore di ricerca promettente è quello della "Materials substitution" che porterà alla produzione di cemento a temperature inferiori a 1.000 gradi. Il Massachusetts Institute of Technology sta cercando di utilizzare composti di magnesio, un residuo di molti processi industriali, per rimpiazzare i silicati di calcio idratato nell´attuale cemento. Altri si rivolgono a sostituti basati su silicone ed alluminio estratti da ceneri di carbone e scorie di ferro. Tecniche che permetterebbero di ridurre le emissioni di CO2 del settore del 20%, utilizzando residui industriali per ottenere materiali più duraturi. Un esempio di economia verde con benefici multipli.

«L´ecologia industriale ha così fatto nascere il neologismo "de materializzazione" - sottolinea l´Unep - Possiamo semplicemente spiegare la "de materializzazione facendo l´esempio del consumatore che chiede imballaggi ridotti. Un produttore di cotone non sbiancato, che utilizza meno risorse, potrebbe chiedere lo stesso un prezzo più elevato e certamente alzare il suo margine di profitto. La simbiosi industriale, conosciuta anche in Cina come economia circolare, è un sotto-prodotto di questo concetto».

Oltre 8.000 imprese partecipano all´United Kingdom´s Industrial Symbiosis Programme che ha evitato lo scarico in discarica di oltre 4 milioni di tonnellate di rifiuti industriali ed ha eliminato dall´ambiente più di 350 000 tonnellate di scorie pericolose, risparmiando 9 milioni di tonnellate d´acqua e 6,3 milioni di tonnellate di materie prime vergini e tagliando più di 4,5 milioni di emissioni di CO2. Quello che sembrava un costo si è rivelato un guadagno netto di 208 milioni di dollari in nuove vendite e un risparmio di 170 milioni per le imprese partecipanti. Un esempio che è stato preso a modello da distretti industriali a Chicago e Shanghai.
Per quanto riguarda i trasporti, responsabili di oltre il 20% delle emissioni di gas serra planetarie, lo Year Book 2009, dice che nel 2005 il parco macchine mondiale era stimato in 650 milioni di veicoli, un numero che dovrebbe raddoppiare entro il 2030.

Anche qui però non mancano gli esempi positivi, come la Sustainable Mobility and Accessibility Research and transformation initiative (Smart) della città indiana di Chennai che con l´aiuto dell´università del Michigan affronta il problema del traffico e dell´inquinamento dal punto di vista economico ed ambientale. In questa megalopoli le linee ferroviarie e di autobus offriranno ai passeggeri la tecnologia senza fili per permettere a migliaia di lavoratori nel campo dell´informatica di lavorare anche durante i loro spostamenti sui mezzi pubblici, inoltre ci saranno dei punti di scambio tra le stazioni di treni e bus per permettere di raggiungere i posti di lavoro con mezzi poco inquinanti, taxi, bici a noleggio o vie pedonali.

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