[31/03/2009] Rifiuti

Ariel: un progetto per l´ottimizzazione del trattamento dei rifiuti indifferenziati

FIRENZE. «Ottimizzare l’attuale gestione integrata dei rifiuti inserendo una nuova tecnologia nel sistema di trattamento dei rifiuti urbani indifferenziati, in grado di recuperare parte dei materiali plastici ed evitandone lo smaltimento in discarica»: questo è, secondo quanto si legge nel depliant di presentazione ufficiale, l’obiettivo del progetto Ariel, acronimo di Advanced recycling implementations to elide landfilling. Ariel vedrà la partecipazione di tre aziende attive nel ciclo dei rifiuti in Toscana (Publiambiente, Quadrifoglio, Asm), del consorzio Helios (che riunisce le tre aziende, e che si occuperà degli aspetti comunicativi) e della società di project management Pia, partecipata da Publiambiente.

Il progetto, che è già iniziato a gennaio e ha il suo termine previsto nel febbraio 2012, avrà un costo totale di circa 2.150.000 euro, di cui circa un milione sarà co-finanziato dall’Unione europea attraverso lo strumento dei fondi Life+. L’iniziativa avrà attuazione «attraverso l’approccio dimostrativo, realizzando una soluzione tecnologica su scala pilota (che sarà realizzata presso gli impianti Asm di Prato, e potrà trattare circa 15.000 t/anno - nda) da inserire nei processi per il trattamento dei rifiuti» e definendo così «i criteri di progettazione per la linea di recupero dei materiali su scala reale, da introdurre negli impianti esistenti».

Su una quantità totale di rifiuti urbani indifferenziati che al 2010, nel bacino territoriale interessato dal progetto, è prevista arrivare (al netto dell’attuazione degli obiettivi regionali in materia) a 477.000 tonnellate/anno, l’obiettivo di Ariel è giungere ad un recupero del 3-5% rispetto alla quantità di rifiuti in ingresso, un target che gli stessi gestori definiscono «limitato, ma ugualmente interessante perchè rappresenta un flusso di massa importante da sottrarre allo smaltimento finale».

Attualmente, i rifiuti indifferenziati sono sottoposti solo ad una sorta di «trattamento meccanico, volto a ridurre gli impatti ambientali dello smaltimento separando la “frazione organica” degradabile destinata a stabilizzazione biologica prima di essere utilizzata come terra di copertura in discarica». A questa fase segue la cosiddetta “deferrizzazione”, e una successiva separazione della “frazione secca”, da destinare «alla valorizzazione energetica (previa raffinazione della stessa) o a smaltimento in discarica, dato che tale flusso ha per lo più perso le caratteristiche di putrescibilità del rifiuto iniziale rendendone ambientalmente più sostenibile lo smaltimento in discarica». Il progetto Ariel intende appunto aggiungere una ulteriore fase di trattamento dell’indifferenziato, con particolare attenzione alla plastica.

E’ chiaro che il problema fondamentale è la possibilità di piazzare effettivamente sul mercato il materiale ottenuto dal trattamento: nonostante fin dal 1997 (legge sul Green public procurement) i comuni siano obbligati ad acquistare prodotti riciclati (o comunque caratterizzati da un basso impatto) nella misura del 30% (percentuale alzata al 40% dalla legge regionale Toscana), il mercato della plastica come materia prima secondaria continua a latitare, con la sola eccezione del mercato dei pallets.

Sono comunque gli stessi gestori a sottolineare l’importanza del problema: la fase analitica iniziale del progetto, che durerà per tutto il 2009, comprenderà uno studio riguardante i mercati esistenti, e analisi relative all’accesso a questi mercati e alla «promozione di nuove filiere di mercato» su scala regionale-locale». E anche nella successiva fase di valutazione tecnologica (tra il 2009 e il 2010) saranno approfonditi gli aspetti relativi alla «relazione con le filiere del recupero materiali da raccolta differenziata e con l’industria di recupero/riciclaggio dei rifiuti industriali» su scala nazionale e internazionale.

Inoltre, come giustamente ha sottolineato Franco Cristo (Quadrifoglio) in sede di presentazione dell’iniziativa, è necessario «svolgere analisi relative ai comportamenti del mercato poichè è inutile accantonare montagne di vetro che poi non riusciamo a vendere». A questo proposito, comunque, è giusto anche considerare che – come ha ricordato Sandro Gensini di Asm - «la diminuizione dei prezzi della carta e della plastica, a causa della crisi, ha messo in difficoltà il mercato. Ma abbiamo di fronte il fatto che a livello mondiale si parla sempre più di economia verde e di una industria verde, che comprende ad esempio le energie rinnovabili e lo stesso ciclo dei rifiuti, e in futuro sono attesi investimenti a livello europeo per stimolare l’economia e l’industria verde»: quindi, Ariel non punta solo a dare un contributo al miglioramento delle tecnologie per il trattamento dei rifiuti, ma «comprende analisi per studiare il modo di giungere ad una nuova economia» e mira a «fare industria a partire dalla salvaguardia dell’ambiente». Anche Franco Mori (Publiambiente) ha citato tra gli obiettivi, oltre all’implementazione della gestione e del trattamento dei rifiuti, «lo sviluppo della filiera industriale del reimpiego». Particolare attenzione sarà destinata anche agli aspetti comunicativi poichè, come ricordato da Massimo Castellani di Pia, «il progetto non è una scatola chiusa di cui nessuno saprà niente», anzi esso sarà coerente con la natura dei progetti europei che tipicamente «valorizzano l’importanza della comunicazione». Il progetto Ariel intende «stimolare la partecipazione dei principali portatori di interesse» puntando al «dialogo con i cittadini tramite le associazioni (..), con i decisori, i responsabili della programmazione e le istituzioni» e in ultima analisi perseguendo, come già detto, «lo sviluppo di mercati per il riciclaggio».

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