[06/04/2009] Aria

Antartide, Esa: La piattaforma Wilkins è «prossima al collasso»

FIRENZE. Era previsto avvenire, sta avvenendo. Già oltre un anno fa (febbraio 2008) l’Esa, l’agenzia spaziale europea, aveva sollevato timori riguardo al ritmo di disintegrazione della piattaforma glaciale Wilkins, allorché l’improvviso collasso di un’area ghiacciata di oltre 400 km quadrati aveva reso instabile il ponte di ghiaccio che la connetteva alle vicine isole Charcot e Latady.

La zona della penisola antartica, dove è situata la piattaforma in questione, è situata nella parte occidentale del continente, e si spinge nell’oceano sottostante all’America Latina per migliaia di km (vedi immagine). Probabilmente a causa della peculiare posizione che la rende particolarmente esposta alle correnti atmosferiche e oceaniche (e quindi agli effetti del surriscaldamento globale), essa ha subito negli ultimi 50 anni un riscaldamento superficiale che è stato stimato dall’Esa in circa 2,5° C. Riguardo all’Antartide occidentale il riscaldamento è stimato (dati: Goddard institute – Nasa) in circa 0,17° C per decade, mentre valutazioni riferite all’intero continente indicano un trend di crescita delle temperature che dal 1957 al 2006 è stato di 0,12° C per decennio.

In realtà, è fin dagli anni ’90 che i ricercatori avevano osservato una diminuizione dell’estensione della piattaforma Wilkins. Ma il fenomeno ha subito un’accelerazione nell’ultimo anno: dopo l’allarme di febbraio, il 28 novembre scorso l’Esa aveva parlato di «nuove crepe nella piattaforma» che, si avvisava, avrebbero potuto causare «l’apertura del ponte di ghiaccio che la connette alle isole Charcot». Ciò poteva causare «la rimozione del fattore stabilizzante che ha finora mantenuto la piattaforma di ghiaccio ancorata alla penisola».

Ed è questo che sta avvenendo, ma ad un ritmo sorprendente: nel febbraio 2008 la lunghezza residua del ponte di ghiaccio era di 6 km, scesi a 2,7 km in maggio. Attualmente, secondo l’Esa, il ponte ghiacciato è «prossimo al collasso»: nel corso del 2008, secondo la ricercatrice Angelika Humbert dell’istituto di Geofisica dell’università di Munster, «la piattaforma ha perso 1800 kmq (di superficie ghiacciata), circa il 14% delle sue dimensioni». E ricordiamo anche l’allarme lanciato dall’ente spagnolo Consejo Superior de Investigaciones Científicas (Csic) che nel febbraio 2009 aveva segnalato il distacco di un iceberg di 14.000 kmq, proprio dalla piattaforma di Wilkins.

Come giustamente nota Elena Dusi oggi su “Repubblica”, comunque, «dal momento che l´iceberg era già un blocco galleggiante, il suo distacco e il prevedibile scioglimento non provocheranno di per sé un aumento dei livelli degli oceani. La sua perdita però, come un tappo che salta, faciliterà il deflusso del ghiaccio disciolto». Questo perchè, come spiega l’Esa, «la calotta antartica si è formata grazie alla neve caduta e accumulata in migliaia di anni. In prossimità delle coste, essa gradualmente inizia a galleggiare sul mare, formando grossi ammassi conosciuti come “piattaforme”. Molte di queste piattaforme, comprese 7 negli ultimi 20 anni, stanno ritirandosi e disintegrandosi», e così facendo facilitano sia il discioglimento dei ghiacciai terrestri situati più all’interno, sia soprattutto il loro scorrimento verso il mare.

E questo, diversamente dallo scioglimento di ghiaccio già galleggiante, è un fenomeno che ha conseguenze sul livello marino: secondo calcoli effettuati dal già citato Goddard institute, l’eventuale scioglimento dell’intera calotta dell’Antartide occidentale causerebbe, da solo, una crescita dei mari stimata «da 5 a 6 metri». Fenomeno che non è per fortuna alle porte, anche perchè in altre parti dell’Antartide la morsa del Gw è per ora meno stretta, ma che diventa sempre meno improbabile man mano che piattaforme costiere di migliaia di kmq si disgregano, come sta avvenendo in questi giorni alla piattaforma Wilkins e come è stato già osservato avvenire negli anni scorsi in altre zone del continente: ricordiamo a questo proposito le piattaforme Larsen A e Larsen B, distaccatesi rispettivamente nel 1995 e nel 2002 dalla parte orientale della stessa penisola antartica, circa 1000 km più a nord, e il distacco di un’area ghiacciata di 11.000 kmq dalla piattaforma di Ross (Antartide meridionale), avvenuto nel 2000.

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