[17/04/2009] Rifiuti

L´ecologia industriale e il vero significato di ´rifiuti zero´ di Gianfranco Bologna

LIVORNO. A fine gennaio a Bonn è partita ufficialmente Irena (International renewable energy agency) alla quale hanno già aderito 77 paesi in tutto il mondo (tra i quali l’Italia), agenzia internazionale che ha lo scopo precipuo di promuovere e diffondere a livello mondiale l’uso delle energie rinnovabili. Dal 25 al 27 marzo scorsi si è tenuto lo Skoll world forum on social entrepreneurship 2009, il forum definito l’alternativa al forum mondiale economico di Davos (l’incontro annuale di grande risonanza internazionale che ha luogo ogni anno a settembre a Davos in Svizzera, vedasi il sito www.weforum.org ) che viene dedicato alla responsabilità sociale di impresa. Il Forum si è tenuto all’Università di Oxford presso la Business school di quella prestigiosa Università.

Si tratta di un ulteriore importante segnale di quella riflessione e di quella messa a sistema di azioni che, in tutto il mondo, già si stanno concretamente realizzando da diversi anni, e che si muovono in direzioni diverse dal trend standard dell’impostazione economica classica legata alla visione centrale del valore del mercatoe della crescita economica a tutti i costi.
Lo stesso World economic forum di Davos da vari anni affronta la riflessione della nostra continua crescita economica, materiale e quantitativa, ed i connessi limiti ambientali e sociali che diventano sempre più evidenti a tutti.

Come dicevo nella scorsa rubrica, su greenreport del 10 aprile, sono sempre più numerosi i segnali di una riflessione planetaria sulla nostra responsabilità nei confronti del resto del Pianeta e l’indicazione concreta e non solo di dichiarazione di principi, di cambiare rotta, utilizzando quanto di meglio scienza e tecnologia ci mettono già a disposizione e con l’esigenza di una seria revisione dei modelli socio-economici di sviluppo attualmente vigenti.

Oggi ad esempio, la creazione di modelli sociali ed economici che mirino ad ottenere l’obiettivo di “zero produzione di scarti e rifiuti” costituisce ormai un movimento globale, supportato da tantissimi studiosi di discipline come l’Ecologia industriale e sostenuto da tantissime istituzioni e migliaia di organizzazioni non governative in tutto il mondo.
L’obiettivo principale è quello di riuscire ad avviare sistemi ciclici di produzione che eliminino i rifiuti all’origine e non al livello dell’utilizzo finale. Si tratta di pensare e progettare metabolismi sociali capaci di essere integrati con i metabolismi dei sistemi naturali rispettando la loro evoluzione, le loro capacità rigenerative e quelle assimilative e la loro resilienza. Le strategie mirate all’obiettivo rifiuti zero affondano le loro origini e radici in tanti straordinari studiosi che, da tempo si dedicano ai tanti aspetti del nostro metabolismo industriale. Tra questi spiccano figure come Walter Stahel, del Product life institute in Svizzera, e John Todd, del New alchemy institute a Cape Cod, Massachusetts. Stahel coniò il termine “dalla culla alla culla” nel 1985, in riferimento all’utilizzo ciclico dei materiali. Ponendosi l’obiettivo di far sì che nella produzione vengano impiegati materiali riciclati invece che materiali nuovi, l’utilizzo di energia diminuisce notevolmente e i posti di lavoro aumentano. John Todd è un vero genio della progettazione di sistemi acquatici e, basandosi sul suo lavoro altri studiosi hanno concepito l’idea che i “rifiuti uguale cibo” per esprimere il concetto che i rifiuti di un sistema possono costituire il cibo di un altro sistema, che si tratti di sistemi industriali o ecosistemi.

Todd ha immaginato gli scarichi industriali e municipali come una potenziale fonte di nutrimento, invece che di inquinamento idrico, e ha progettato un processo di trattamento delle acque che utilizza gli organismi viventi e le piante per trasformarli in nutrienti sicuri e non tossici. Altri studiosi come, ad esempio, Buckminster Fuller, hanno intuito quello che chiunque si occupi di termodinamica sa bene, ovvero che l’”astronave Terra” come l’aveva chiamata il grande economista Kenneth Boulding (tra i pionieri della bioeconomia) è alimentata da un’astronave madre, il Sole, e che per sostenere la Terra dobbiamo ovviamente utilizzare l’apporto energetico del Sole.

Come ricorda Paul Hawken nel suo bel libro “Blessed unrest” del quale sto curando l’edizione italiana che sarà pubblicata in italiano a maggio (da Edizioni Ambiente), quando attingiamo al carbonio accumulato nel passato non solo diventiamo debitori, ma superiamo anche la capacità della Terra di assorbire i prodotti di scarto (che è esattamente quello che succede con l’incremento delle emissioni di gas a effetto serra). Questa trilogia di concetti – dalla culla alla culla, rifiuti uguali cibo e rimanere all’interno dell’apporto energetico del Sole – illustra i principi che dovrebbero ispirare un’industria attenta all’ambiente e all’eliminazione dell’inquinamento, dei rifiuti e degli scarti. E, in tutto il mondo, tante realtà anche imprenditoriali significative si stanno muovendo in questa direzione.

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