[05/05/2009] Aria

I raggi cosmici non c’entrano con i cambiamenti del clima

ROMA. I cambiamenti climatici in atto sul pianeta terra non sono causati dalla variazione del flusso di raggi cosmici. O meglio, le variazioni del clima che possono essere causate dalle particelle provenienti dallo spazio profondo sono di almeno due ordini di grandezza (ovvero, circa cento volte) inferiori a quelle che registriamo. È questa la conclusione cui sono giunti Jeffrey Pierce e Peter Adams della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Pennsylvania, al termine della prima simulazione completa che ha inserito i flussi di raggi cosmici nel modelle generale del clima terrestre. I risultati di questa prima simulazione a grande scala, pubblicati di recente sulle Geophysical research letters, confermano, dunque, quello che sostiene l’Ipcc: gli attuali cambiamenti del clima hanno soprattutto un’origine antropica.

Erano stati due fisici danesi, Henrik Svensmark ed Eigil Friis-Christensen dell’Università tecnica di Copenhagen, a sostenere che i cambiamenti climatici potevano essere causati da variazioni del flusso di raggi cosmici provenienti dallo spazio più profondo. I raggi cosmici sono particelle cariche che si muovono nell’universo a velocità prossime a quelle della luce. Quando entrando nell’atmosfera terrestre si scontrano con le molecole che la compongono e, con una serie di effetti a catena, generano Ccn, i nuclei di condensazione delle nuvole. In pratica, i raggi cosmici sarebbero i principali regolatori delle nuvole che schermano la luce del sole.

Ma il numero di raggi cosmici che arrivano sulla terra dipende anche dall’attività del Sole e, in particolare, dalla sua capacità di creare uno scudo magnetico alla terra. Con una minore attività solare, lo scudo si indebolisce.

Tutto questo meccanismo è reale. Succede davvero così. Il problema è se i raggi cosmici possano regolare la formazione delle nuvole in maniera così importante da modificare il clima terrestre. La simulazione di Jeffrey Pierce e Peter Adams ha dimostrato che la variazione del flusso di raggi cosmici che impattano l’atmosfera non è sufficiente a spiegare il cambiamento del clima. O meglio, che la loro capacità di influenzare il clima è di due ordini di grandezza inferiore a quella necessaria per spiegare l’attuale aumento della temperatura media del pianeta. E che ha ragione l’Ipcc, la variazione dell’attività solare in tutto il secolo scorso non ha avuto effetti sul clima del pianeta terra. E che, dunque, il principale imputato per questi cambiamenti resta l’uomo.

A ben vedere si tratta di una buona notizia. Sui flussi di raggi cosmici e sull’attività solare, infatti, non abbiamo alcuna possibilità di controllo. Dobbiamo accettarla – è il caso di dirlo – per come il cielo ce la manda. Possiamo, invece, controllare le attività dell’uomo. E proprio a Copenhagen, a fine anno, sapremo se questa nostra intenzione di controllo sarà dell’ordine di grandezza giusto per cercare di prevenire gli effetti più indesiderabili delle variazioni climatiche.

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