[09/10/2006] Energia

Rinnovabili, eolico con il vento in poppa

ROMA. E’ proprio il caso di dire che l’eolico va a gonfie vele. Lo dimostrano i dati del Gestore servizi elettrici (Gse) che vedono il vento salire al secondo posto, dietro all’idroelettrico, per produzione di energia elettrica e di certificati verdi.

Esulta l’Anev (l’Associazione nazionale energia del vento) che spiega: «E’ un’ulteriore conferma della maturità di questa tecnologia e della conseguente potenzialità di sviluppo ulteriore della stessa». Nel 2005 la fonte eolica ha contribuito per il 32%, mentre l’idroelettrico per il 35% del mercato dei certificati verdi.

Il problema resta che al momento di impianti eolici in Italia ce ne sono pochini e come anche noi di greenreport spesso abbiamo portato alla cronaca, non mancano i contestatori persino per i piccoli impianti, il cosiddetto minieolico. Inoltre, diversi produttori ci hanno fatto notare come si spinga tanto a parole verso in favore dell’eolico, per poi intasare il tutto – al momento del dunque - a causa di una burocrazia davvero scoraggiante.

Probabilmente anche per questo che il presidente dell’Anev Oreste Vigorito ha sottolineato quanto questi elementi: «devono spronare a fare di più, non solo i legislatori e i regolatori, ma anche i produttori piccoli e grandi che devono continuare a sostenere e sviluppare questa fonte di energia pulita di cui l’Italia è dotata e a non farsi sovrastare dalle numerose difficoltà a cui gli operatori sono sottoposti nella loro attività».

Intanto, l’industria dell’eolico chiede che all’Ue di fissare target obbligatori fino al 2020. Tale impostazione, secondo l’associazione europea per l’energia eolica (Ewea), ovvero l’imposizione di obiettivi obbligatori fino appunto al 2020, se fissati in ogni singolo settore (elettricità, trasporti, riscaldamento, rafferddamento), darebbero fiducia agli investitori.

Con questa politica, dicono, molti paesi anche fuori dall’Europa, hanno adottato programmi di investimento nell’energia eolica e in altre rinnovabili garantendo così alle imprese europe un mercato dell’esportazione redditizio.

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