[30/01/2007] Energia

L´energia dell´atomo: ingegnere vs fisico

PISA. Rispetto ai costi e alle problematiche dell’energia nucleare, Vincenzo Romanello dell’Università di Pisa, uno degli ingegneri autore dello studio “I veri costi dell’energia nucleare”, contesta quanto sostenuto in una intervista fatta al proposito da parte di Massimo Scalia, pubblicata su greenreport del 15 gennaio 2007.

Vincenzo Romanello spiega che «nel nostro articolo parliamo di 5 anni per la realizzazione di un impianto nucleare moderno. In realtà tale stima può essere considerata addirittura cautelativa: la Westinghouse assicura che dal primo getto di calcestruzzo all´entrata in esercizio dell´impianto sono sufficienti 36 mesi (ed è una stima realistica). E´ noto che in Francia il costo dell´energia elettrica è molto minore di quello italiano. In media nel nostro Paese l´energia elettrica costa il 30% in più della media europea (proprio a causa della mancanza di centrali nucleari). Non è un caso che i Paesi in Via di Sviluppo puntino i loro programmi energetici sullo sviluppo corposo dell´industria nucleare (es. la Cina). Gli alti rendimenti termodinamici prospettati sono raggiungibili negli impianti di IV Generazione di cui ci occupiamo, e su cui abbiamo pubblicato svariati lavori».

L´ingegner Romanello sostiene ancora che «Tali impianti dispongono di sistemi di sicurezza intrinseca e passiva, sono economici, resistenti alla proliferazione nucleare, possono bruciare le scorie nucleari ed al contempo produrre idrogeno per l´autotrazione (sono stati effettuati dei notevoli esperimenti in Giappone in tal senso - vedasi processo termochimico I-S). E´ assolutamente falso che in Italia mancano le competenze. E´ assolutamente utopistico pensare che il problema energetico italiano si risolva con il risparmio (che pure è necessario e molto importante!) e con qualche domenica a piedi (e i fatti mi danno ragione). Nell´articolo da noi redatto, se lo si legge con la dovuta attenzione si riportano solo gli aspetti economici dello sfruttamento dell´energia nucleare (includendo il costo dello smaltimento delle scorie e del recupero del sito alla situazione di ´green field´)».

Abbiamo allora chiesto al fisico Massimo Scalia dell´università di Roma, di rispondere nel merito alle questioni sollevate da Vincenzo Romanello.

Andiamo per ordine: i tempi.
«Negli Usa l’ultimo ordinativo è del 1978 e gli ultimi impianti entrati in esercizio risalgono agli anni 90. La centrale finlandese di Olkiluoto3 su poco più di un anno di cantiere ha già accumulato 10 mesi di ritardo. Questa è la realtà e non i desideri».

Sui costi.
«Basta considerare qual è l’indebitamento dell’EDF (Enel francese) che dieci anni fa aveva superato i 50mila miliardi. In ogni caso i costi del kwora nucleare dichiarati da quelli che lo fanno, non da quelli che lo studiano, sono 5,3 cent di euro dalla Francia (che è notoriamente un pò sciovinista in materia) e 6,1 cent come obiettivo al 2010 dal DOE (Usa).
E’ poi un dato di fatto che l’amministrazione Bush con l’energy bill del 2005 ha disposto dei forti sussidi: 1,8 cent di dollari per il kwora nucleare e il finanziamento dell’80% del costo di capitale a tasso agevolato per un impianto first of a kind (cioè a reattori poco più innovativi degli attuali).
E anche la Cina per fare il nucleare si deve accollare i reattori che da noi non vengono più accettati. Pur nel calo previsto dalla IEA dei 6,5 del 2004 al 4,7 nel 2030, c’è lo spazio per nuovi 50 reattori e quali saranno? I reattori che stanno studiando a Pisa o forse il vecchio Marck 3 della General elettric di Caorso?
Mi auguro che si raggiungano efficienze molto più elevate anche perché il “nucleare provato”, oggi esistente ha una efficienza inferiore ( <33%) al termoelettrico convenzionale (<40%); per non parlare poi dei cicli combinati gas vapore che stanno viaggiando verso il 60%».

Ma i ricercatori di Pisa indicano nella quarta generazione la soluzione a questi temi, anche se pare che l’Italia non partecipi al programma Generation four, è così?
«Anche a me non risulta che ci sia stata una adesione del governo italiano a questo consorzio. Lodevole l’impegno dei ricercatori di Pisa ma forse è bene tenere in conto che all’interno del consorzio c’è uno scontro tra le diverse opzioni tecnologiche e i francesi sembrano aver riproposto i reattori veloci, con buona pace della sicurezza (altro che sicurezza intrinseca!). E io sospetto che i francesi abbiano più voce in capitolo che un gruppo di studiosi italiani. In ogni caso auguri!

Ultimi due punti contestati: il fatto che in Italia manchino le competenze e che è assolutamente utopistico pensare che il problema energetico italiano si risolva con il risparmio
«L’industria nucleare è in declino in tutto il mondo, come lamentato dal rapporto Aiea del 2001 e puntualmente confermato dalle previsioni della Iea al 2030. In questo contesto lascio agli studiosi di Pisa valutare se in un paese come l’Italia in cui il nucleare non si fa più da oltre vent´anni (e non è che prima fossimo padroni della tecnologia) si può seriamente parlare di competenze industriale, non di studio o ricerca. Ovviamente da qui al 2030 ci potranno essere, mi sembra singolare ancorchè comprensibile se si ragiona all’interno di una piccola corporazione, sottovalutare il vibrante appello che hanno rivolto al G8 di San Pietroburgo del 2006 le accademie scientifiche dei “dodici” (i paesi del G8 più Cina, India, Brasile e Sud Africa) che raccomandavano esattamente l’uso efficiente dell’energia come priorità. In quanto è lo strumento più efficace e più immediatamente disponibile per contrastare i cambiamenti climatici. Una volta tanto preferisco essere d’accordo con la comunità scientifica che ad una sola voce si pronuncia per il risparmio, che non con alcuni studiosi appassionati del nucleare».

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