[27/02/2007] Parchi

Tigri a rischio estinzione a causa della medicina cinese

ROMA. I più grandi felini del Mondo non sono messi a rischio solo dalla perdita di habitat, dal bracconaggio e dalla competizione con l’uomo per le prede, ma anche dall´inarrestabile crescita economica della Cina. L’aumento di disponibilità economica in Cina fa salire la richiesta di ingredienti della medicina tradizionale ed i “nuovi ricchi” chiedono sempre di più prodotti derivati dalla tigre, simbolo di salute, potenza e coraggio.

Il Wwf internazionale lancia l’allarme per salvare gli ultimi 6.000 esemplari di pantera, ma Bivash Pandav, coordinatore del programma tigri e grandi felini, dice che queste stime «risalgono a sette anni fa e possono essere considerate ottimiste». Per il Wwf ormai le tigri saranno si e no tra i 3.000 e 3.500 individui ed il loro habitat si è ridotto del 40% negli ultimi dieci anni.

Le tigri cinesi allo stato selvatico sono quasi scomparse ridotte ormai ad una quindicina di individui e Susan Lieberman, direttrice del programma specie internazionali del Wwf spiega che «in Cina, dove un secolo fa viveva la maggioranza delle tigri asiatiche, oggi esistono centinaia di allevamenti di tigri in cattività come in Occidente faremmo con i polli».

Ma oltre all’allevamento intensivo di animali simbolo della libertà è lo spreco di bellezza degli individui selvatici che fa veramente rabbrividire: questi magnifici felini fruttano pochi soldi ai cacciatori di frodo di Malesia, Indonesia, Laos e Vietnam, vengono rivenduti a 500 euro dai contrabbandieri di specie protette di India, Nepal e Bangladesh ed in Cina, al dettaglio, raggiungono cifre molto elevate.

Gli accordi internazionali come Cites incidono poco in realtà così vaste e frammentate e i paesi più colpiti e che sulle tigri sviluppano il turismo delle aree protette, come l’India, cercano di correre ai ripari con l’istituzione di uffici investigativi contro il traffico illegale di animali selvatici e Pandav sottolinea che esiste «una prova che controlli efficaci servono alla tutela della specie é la Siberia, dove il numero degli esemplari è aumentato», anche grazie alla ripresa dell’economia russa ed al miglioramento della gestione dei parchi nazionali che ospitano le tigri siberiane.

Ma per il Wwf è soprattutto importante che non sia rimosso il divieto al traffico di tigri da parte della Cina, perché se si cedesse alle molte pressioni interne «considerando la domanda crescente sarebbe infatti la fine per il più grande dei felini».

Nel secolo scorso sono scomparse tre delle otto sottospecie di tigre: la tigre di Bali, del Caspio e di Giava e quella della Manciuria rischia di fare la stessa fine. «In tempi storici – spiega il Wwf - la tigre era diffusa dalla Turchia fino alle coste russe e cinesi, e dalla Siberia orientale all’isola indonesiana di Bali. Mano a mano questo areale storico si è andato riducendo sempre più». Oggi le tigri sopravvissute si trovano isolate tra il subcontinente indiano, l’Asia sudorientale e l’estremo oriente russo, mentre ne rimane ancora qualcuna in Cina e forse in Corea del Nord. L’area dove la tigre è più a rischio è la Malesia, poi ci sono India, Nepal e la Russia, tutti luoghi che non usano prodotti medicinali derivati dalle tigri ma che forniscono alla Cina la preziosa materia prima attraverso la caccia illegale.

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