[14/03/2007] Comunicati

La popolazione invecchia, ma nel 2050 saremo 9,2 miliardi

LIVORNO. Secondo il rapporto “2006 Revision” della Divisione per la popolazione del dipartimento degli affari economici e sociali dell’Onu (Desa), la popolazione mondiale continuerà ad invecchiare ma potrebbe oltrepassare i 9 miliardi di abitanti entro il 2050. Entro il luglio 2007 il Pianeta avrà 6,7 miliardi di abitanti, 547 milioni più del 2000.

Il rapporto fornisce dati demografici che permettono di osservare le tendenze a livello mondiale, regionale e nazionale e costituisce la base di calcolo di numerosi indicatori chiave del sistema dell’Onu. Integra I risultati dei censimenti nazionali più recenti e di numerose inchieste demografiche realizzate in giro per il Mondo. Secondo “2006 Revision”, la popolazione mondiale avrà 2,5 miliardi d’abitanti in più entro i prossimi 43 anni, passando da 6,7 miliardi a 9,2, un aumento equivalente a tutta la popolazione mondiale nel 1950, che sarà realizzato soprattutto nelle regioni del Pianeta meno sviluppate, dove il numero di abitanti si stabilizzerà a 7,9 miliardi nel 2050, contro i 5,4 miliardi di oggi. Al contrario, la popolazione dei paesi sviluppati resterà la stessa: 1,2 miliardi di abitanti.

Basso tasso di fecondità e allungamento della speranza di vita faranno in modo che in un numero crescente di paesi la popolazione invecchierà rapidamente: dal 2005 al 2050, gli ultrasessantenni rappresenteranno la metà della crescita demografica mondiale, intanto il numero dei giovani sotto i 15 annni diminuirà leggermente. Inoltre, nei paesi più sviluppati la popolazione con più di 60 anni si dovrebbe praticamente raddoppiare raggiungendo i 406 milioni nel 2050, contro i 245 milioni del 2005, e il numero degli abitanti con meno di 60 anni passerà nello stesso tempo da 971 milioni a 839.

Una stima che si basa sul calo del tasso di fecondità nei paesi in via di sviluppo: secondo “2006 Revision” , nel periodo 2005-2010 si raggiungeranno i 2,75 bambini per donna che caleranno a 2,05 nel 2045-2050, un calo che sarà ancora più forte nei 50 paesi meno sviluppati, dove il tasso di fecondità passerà da 4,63 figli per donna a 2,5 bambini.

«E’ essenziale – afferma il rapporto Onu – che l’accesso alla pianificazione familiare si accresca nei paesi più poveri» perché se si mantenesse il tasso attuale di crescita, la popolazione di queste regioni arriverebbe non a 7,9 miliardi ma a 10,6. Le proiezioni della Desa prendono in considerazione anche il numero di persone affette da Aids e stimano per loro una speranza di vita di 10 anni senza trattamenti e di 17,5 con cure adeguate. Il rapporto considera che 62 paesi del mondo sono «molto affetti dall’Aids» che è ormai un’epidemia: 40 sono in Africa e si prevede che 31 dei paesi più colpiti saranno capaci di fornire entro il 2015, un trattamento a più del 70% delle persone affette da Aids.

Per Hania Zlotnik, direttrice della Desa questo rappresenta una svolta rispetto al 2004: «Tutte queste cifre rivelano una transizione nelle strutture della popolazione del Pianeta. La rivoluzione degli antibiotici, la riduzione delle malattie infettive e la riduzione della mortalità infantile hanno portato ad un ringiovanimento della popolazione, una base allargata della piramide della popolazione. La maggioranza dei paesi africani sono a questo stadio. Poi, la popolazione comincia ad invecchiare e la base si restringe. E’ una fase relativamente benefica – spiega Zlotnik – perchè ci sono più lavoratori che bambini. E’ la fase nella quale sono oggi una gran parte dei Paesi dell’Asia e dell’America Latina, e nella quale resteranno nei prossimi due decenni». Per quanto riguarda lo stato del mondo arabo Hania Zlotnik ha sottolineato le sue diversità: «nello Yemen la media è di 7 - 8 bambini per donna, la Tunisia ha ridotto molto rapidamente i suoi tassi di fertilità, tra i più bassi del Mondo. L’Aids non sembra essere un grande problema per il mondo arabo.

Ma esiste una piramide inversa, con una maggioranza di persone anziane: è la strada sulla quale si incamminano l’Europa (Italia in testa) ed America del Nord. L’invecchiamento è il risultato di un successo dell’umanità nel controllo della popolazione, ora occorre che i cambiamenti della società che produrrà possano permettere alla popolazione mondiale di beneficiare pienamente di una vita più lunga e di vivere meglio. L’emergenza climatica preoccupa anche la Desa anche se il rapporto non prende in considerazione i cambiamenti climatici.

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