[14/03/2007] Rifiuti

Carrara. Alluvione, materie prime e rifiuti: quale lezione?

CARRARA. I 41 indagati dalla procura della repubblica di Massa Carrara, in seguito all’inchiesta relativa all’alluvione che il 23 settembre del 2003 devastò Carrara provocando la morte di una donna e oltre 250 milioni di danni, sarebbero responsabili di aver sfruttato in modo insostenibile l’ambiente. Secondo i magistrati, infatti, in questi ultimi anni si sarebbe verificato un vero e proprio assalto ai ravaneti (discariche dei detriti di marmo): i blocchi di marmo ormai rappresentano solo il 17% del totale del materiale estratto, si preferisce portare via le scaglie e si lascia la terra, mentre l’alveo del fiume si utilizza per ampliare fabbriche, fare depositi, aree di stoccaggio, prelevare acque senza permesso o addirittura trasformarne un tratto in strada (comunale!).
Dietro al disastro ci sarebbe quindi il business dei detriti: detriti di marmo utilizzati per esempio per fare dentifrici, ma anche sassi e pietre frantumate e destinati ad altri tipi di industrie e di lavori. Comunque sia materie prime, prelevate in modo non corretto (secondo le accuse degli investigatori) dalla natura.

Ma è significativo riflettere allora sul fatto che l’altra grande inchiesta giudiziaria che si è sviluppata in questi ultimi anni nella provincia di Massa Carrara riguarda ancora un comportamento non corretto (sempre secondo la Procura della Repubblica) ma esattamente opposto: nell’ambito dell’inchiesta Sinba infatti sono state indagate alcune decise di persone (qualcuno finì anche in arresto) colpevoli secondo la magistratura di aver riutilizzato (in modo non corretto) inerti derivati da demolizioni e bonifiche per riempimenti stradali e opere pubbliche (ma risparmiando di fatto il prelievo di materia prima).

Ne abbiamo parlato con l’assessore provinciale all’ambiente di Massa Carrara Narciso Buffoni.
«Con me su questo tema sfonda una porta aperta – esordisce Buffoni – Dalle nostre parti c’è più che mai la necessità di andare a incentivare il trattamento degli inerti e riutilizzarli nelle opere pubbliche ma anche nell’industria privata. Bisogna maturare che all’interno dei cicli ambientali la qualità della vita e dell’ambiente si fa anche grazie a materiali che derivano da operazioni di bonifica. Che vanno trattati secondo le regole, ma che sono un’inestimabile risorsa per il territorio. Non siamo comunque a zero, qualcosa stiamo facendo».

Che cosa?
«Per esempio operazioni di questo tipo vengono fortunatamente fatte con la marmettola, che si comincia a riusare soprattutto in alcuni cicli industriali. E questo significa poi avere meno da smaltire e meno materia da reperire. Non c’è invece un percorso simile per esempio per le bonifiche delle zone periportuali: sa cosa facciamo oggi da noi ma anche nel resto d’Italia? La sabbia prelevata la mandiamo in Germania, dove provvedono a lavarla e poi la riutilizzano per le opere pubbliche e private. Così si arricchiscono da noi che li paghiamo per prendere la sabbia e poi da coloro ai quali la vendono per riutilizzarla. Ecco, nella nostra zona, ma direi in gran parte d’Italia questi cicli virtuosi non esistono».

Perché secondo lei non esistono? E’ un problema di impresa, pubblico, o addirittura norme?
«Sinceramente ritengo che alla base manchi una mentalità e una cultura del riuso. Dall’altra parte però bisogna ammettere che probabilmente manca il protagonismo degli enti pubblici. E’ difficile parlare di infrastrutture ambientali e appena si deve parlare di impianto di trattamento scatta il problema politico- sociale: i cittadini protestano e molto spesso il pubblico allora decide di lasciar perdere , si lascia che la cosa si governi da sé e a volte poi si arriva a danni irreparabili».

La regione ha recentemente inviato a tutte le pubbliche amministrazioni un modello di capitolato degli appalti, per spronare al riutilizzo di inerti nelle opere pubbliche. La Provincia di Massa Carrara l’ha già adottato?
«Sinceramente non so se questo capitolato è stato adottato dalla nostra amministrazione. Noi comunque stiamo elaborando il piano degli speciali nel quale saranno indicati tre siti dove faremo piattaforme per il trattamento dei rifiuti. Se i tempi saranno rispettati lo presenteremo a maggio e poi… e poi ci sarà da risolvere le grane con le popolazioni locali…».

Come posso fare invece per sapere se è stato adottato il capitolato sugli inerti?
«Non è di mia competenza, provi a rivolgersi all’assessore ai Lavori pubblici Franco Gussoni»

Abbiamo quindi seguito il consiglio e ci siamo quindi rivolti all’assessore Gussoni:

Assessore avete già adottato quanto previsto nella delibera della giunta regionale 377/06 (modello di capitolato d´appalto) che favorisce l´uso di materiali inerti riciclati ottenuti da rifiuti dei processi di costruzione e demolizione, in particolar per la realizzazione di opere pubbliche?
« Noi di solito gli inerti non li utilizziamo. Sono proprio casi eccezionali, negli ultimi anni, quelli in cui abbiamo avuto bisogno di fare ricorso agli inerti nelle gare di appalto. Comunque per notizie più precise deve far riferimento ai dirigenti dell’assessorato all’ambiente».

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