[13/04/2007] Comunicati

Prodi: equità e competitività. Manca la sostenibilità

LIVORNO. Con la lettera che è stata pubblicata oggi sul Corriere della sera Romano Prodi ha forse messo fine al dibattito di queste settimane su dove destinare l’extragettito, ormai meglio conosciuto come tesoretto. Limpidamente e con chiarezza il premier individua immediatamente gli obiettivi: «sostenere la ripresa del Paese e alleviare alcune delle maggiori ingiustizie che pesano sulla nostra società». Poi in un inciso fotografa la situazione delle buste paga dei dipendenti italiani «che sono le più basse dell’Europa a 15 escluso il Portogallo» e in un flashback sui suoi studi di economia sottolinea che «quando ho cominciato ci si scandalizzava giustamente se le differenze tra salario minimo e salario massimo in un’impresa erano di 1 a 50 mentre oggi quando la differenza è tra 1 e 500 si alzano le spalle perché è la regola del mercato».

Quindi Prodi esprime il suo verdetto sulla «ricompensa» agli italiani di questi primi mesi del suo governo: «il 66% andrà in diverse forme a favore di chi, lavoratore, pensionato o disoccupato, affronta con maggior difficoltà il cammino della propria esistenza». Il restante 33% invece andrà alle imprese «e alle politiche per la crescita, lo sviluppo e gli investimenti in infrastrutture di un’economia che si sta risanando ma che ha ancora bisogno di stimoli e di incentivi, soprattutto alla ricerca, all’innovazione, al rilancio delle risorse umane».

Dal punto di vista dell’equità sociale niente da obiettare. Ma come spesso abbiamo evidenziato non sempre l’equità sociale va di pari passo con la sostenibilità. E le indicazioni che dà oggi Prodi rischiano di replicare un modello economico che ormai non regge più perché la competitività si raggiunge (come diceva ieri Nicola Bellini a greenreport) con l’innovazione di processo e in parte anche di prodotto, comunque indirizzata alla sostenibilità. Del resto anche oggi l’inesistenza «di un approccio italiano alla ricerca economica», viene evidenziato sull’Unità dall’economista italiano Alberto Bisin, professore al dipartimento di Ecomia dell’università di New York.

Probabilmente allora un’azione da parte del mondo ambientalista ma soprattutto da parte dei politici ambientalisti dell´Unione, sarebbe auspicabile per inserire le tematiche della sostenibilità all’interno del ragionamento su quel 33% di risorse che andrà all’impresa. Ne abbiamo parlato con Fulvia Bandoli di Sinistra ecologista e con Francesco Ferrante (senatore della Margherita e direttore di Legambiente).

«Intanto per me non è ancora chiaro quanto sul totale dei 9 o 10 miliardi dell’extragettito andrà a risanare il debito e quanto invece sarà indirizzato a politiche attive – dice Fulvia Bandoli - Rispetto agli indirizzi che Prodi propone non si può che concordare sugli ammortizzatori sociali, il sostegno al lavoro e alle famiglie, perché abbiamo i salari più bassi di Europa e basse pensioni minime. Quello che non trova d’accordo Fulvia Bandoli è «non dedicare risorse alla riconversione del sistema energetico italiano, investendo sulla produzione di nuove energie alternative e potenziando le reti ferroviarie e il trasporto merci su rotaia. Iniziative che ci possono portare a una riduzione delle emissioni. Alle imprese stiamo già dando molto col cuneo fiscale, i profitti infatti sono aumentati ma non aumentano i redditi».

«Credo che su questa vicenda si stia parlando troppo – afferma Francesco Ferrante - le necessità sono veramente tante, dal rilancio dell´economia alla giustizia sociale, ma anche il miglioramento dei servizi, la sanità, la scuola…. Io credo piuttosto che bisognerebbe ragionare su qual è la composizione della spesa pubblica italiana e dove è utile che l’intervento dello Stato indirizzi l’economia».

La soluzione per Ferrante è che la parte destinata alle imprese «non sia distribuita a pioggia, ma indirizzata esclusivamente su una nuova idea di economia che sia chiaramente ed esplicitamente a basso contenuto di carbonio e che si basi sull’innovazione di processo». Per il senatore della Margherita è necessario escludere quindi tutti gli investimenti basati su un alto contenuto di carbonio «quindi per esempio no a centrali a carbone ma no anche a nuove strade, mentre sicuramente sì alle ferrovie. Sto suggerendo un’idea che non è solo una proposta storica di legambiente, ma è scritta perfino nella proposta di legge del governo britannico su Kyoto per una nuova società a basso contenuto di carbonio».

Da parte di Fulvia Bandoli c’è una promessa: «Un mese e mezzo fa avevo proposto che tutti gli ambientalisti dell’Unione e dell’opposizione cercassero di definire punti comuni di intervento soprattutto su questioni energetiche e della sostenibilità, perché investire sull’ambiente e innovare sull’energia è competitivo, non farlo arretra tutto il sistema economico. Io rilancerò questa proposta a tutti gli ambientalisti, per mettere l’energia al centro del dibattito e delle risorse. Questo è il tema strategico che hanno davanti tutti i governi d’Europa, e mi auguro che pur non comparendo in questa lettera di Prodi sia comunque sottinteso. A noi ambientalisti il compito di evidenziarlo».

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