[16/10/2007] Comunicati

In cinque a Teheran per dividersi il Mar Caspio

LIVORNO. La visita di Putin in Iran ha fatto notizia per le voci di un possibile attentato e per l’annoso tormentone sullo sviluppo dell’energia nucleare nella repubblica islamica. Questo ha fatto dimenticare la vera ragione del viaggio del presidente russo nell’ex Persia: il summit dei Paesi del Mar Caspio di Teheran che inizia oggi e porterà ad una dichiarazione congiunta che fisserà le regole ed una Convenzione sullo stato giuridico del Mare che dovranno rispettare le cinque potenze petrolifere (Azerbaigian, Russia, Kazakistan, Turkmenistan ed Iran) che si dividono le sponde del Caspio e si contendono le sue risorse energetiche e naturali.

Il portavoce del ministero degli affari esteri russo, Mikhaïl Kamynine, ha spiegato all’agenzia Ria-Novosti che «è prevista la firma di un documento politico importante: la dichiarazione di chiusura del summit. Definirà le regole di comportamento degli Stati rivieraschi ed indicherà loro la linea da seguire negli “affari del Caspio” prima dell’elaborazione della Convenzione sullo stato giuridico del Mare» che dovrà sostituire i precedenti accordi tra Urss e Iran.

Il summit di Teheran dovrebbe permettere ai partecipanti (tutti ex paesi dell’Unione Sovietica, escluso l’Iran e tutti a maggioranza musulmana, esclusa la Russia) uno scambio di punti di vista sulla cooperazione nei differenti settori di interesse del Caspio: come il mantenimento della pace, la sicurezza e la stabilità di una regione che si trova di fronte ad appetiti internazionali colossali e ad una crisi ecologica senza precedenti, il cui simbolo è visibile nella drastica diminuzione degli storioni e del pregiatissimo caviale che se ne produce.

Secondo Kamynine, «i cinque Paesi del Caspio hanno già concertato una serie di disposizioni importanti per questo documento, soprattutto quelle che accordano ai soli Stati della regione i diritti sovrani sul Mare e che li impegnano a prendere, di fronte alle generazioni attuali ed a venire, la responsabilità delle varie ricchezze del Mare. Gli Stati rivieraschi si sono impegnati ad utilizzare il Caspio a fini unicamente pacifici ed a regolare tutte le questioni che sorgeranno all’interno delle loro relazioni per via esclusivamente negoziale e senza fare appello a parti terze».

Insomma, il Mar Caspio (in russo Kaspijskoje more ed in persiano Daryā-ye-Māzandarān) è la più grande massa d´acqua chiusa del pianeta che alcuni considerano il più grande lago del mondo ed altri un vero e proprio mare interno, diventerà sempre di più un mare chiuso. I cinque Paesi si assumono così anche la responsabilità di risanare (o distruggere definitivamente) uno dei più grandi ecosistemi in crisi, posto a 28 metri sotto il livello del mare, nella depressione caspica, con una superficie di 371 mila chilometri quadrati, una profondità che tocca i 1.025 metri ed un volume di 78.200 chilometri cubi di acqua salata.

Un ambiente di proporzioni gigantesche che si sviluppa lungo coste desertiche e i delta pieni di vita di grandi fiumi come il Volga e l’Ural, e sul quale si affacciano città popolose come Baku, capitale dell’Azerbaigian, e Mahačkala ma anche una miriade di vecchi ed inquinanti pozzi petroliferi di epoca sovietica ed enormi risorse energetiche ancora da esplorare che si contendono l’acqua salata con una industria ittica sempre meno fiorente. E’ evidente che il summit del Caspio ha anche una forte valenza geopolitica e che non sarebbe stato possibile senza i buoni rapporti tra le due grandi potenze dell’area, Russia ed Iran, che così lanciano un preciso segnale di amicizia e condivisione di interessi strategici non solo agli Usa, ma anche a chi ha interessi a sfruttare le risorse energetiche di questa parte dell’Asia, Italia compresa.

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