Evitata la procedura d’infrazione Ue, ma le buone notizie finiscono qui

In legge di Bilancio un reddito “di cittadinanza” dimezzato, e niente per l’ambiente

Una manovra economicamente in perdita, che nulla aggiunge sotto il profilo ambientale e lascia molti dubbi pure su quello sociale

[20 Dicembre 2018]

La legge di Bilancio 2019, la prima elaborata dal Governo M5S-Lega e attualmente oggetto d’esame in Senato – l’Osservatorio sui conti pubblici italiani rende qui disponibile un’analisi di sintesi aggiornata ai primi di dicembre – è ancora un cantiere aperto; a fronte del sovranismo sbandierato dai partiti di governo, le ultime e più importanti misure emendative arrivano direttamente dal cuore dell’Europa, dove la trattativa condotta dal premier Conte con i vertici Ue è riuscita ad evitare la temuta procedura d’infrazione per debito eccessivo. Non si è trattato di un percorso indolore, soprattutto per le tasche degli italiani: a fine ottobre la Fondazione Hume stimava che l’incertezza politica innescata a partire dalle elezioni del 4 marzo fosse costata 198 miliardi di euro.

Il tutto per portare a una legge di Bilancio che dal 2,4% di deficit inizialmente annunciato dai partiti di governo è scesa al più mite 2,04% (arrotondato al 2%) concordato con la Commissione Ue. Ma i principali problemi rimangono: come già argomentato su queste pagine a preoccupare non sono i decimali di deficit, ma come vengono spesi. Secondo i dati forniti da ministro Tria in occasione di un’audizione dinanzi alle Commissioni bilancio congiunte di Camera e Senato il 9 ottobre scorso, ogni euro di deficit in più, in media, nel 2019 porterà solo 49 centesimi di Pil aggiuntivo. Una manovra economicamente in perdita dunque, che nulla aggiunge sotto il profilo ambientale e lascia molti dubbi pure su quello sociale.

La più importante misura di sostenibilità sociale, il reddito “di cittadinanza” (o meglio un reddito minimo garantito) proposto dal M5S, avanza infatti senza le risorse necessarie a realizzare quanto inizialmente promesso: secondo le stime Istat note ormai dal 2015, il reddito di cittadinanza come inizialmente pensato dal M5S costerebbe 14,9 miliardi di euro l’anno. In fase di redazione della manovra finanziaria i fondi dedicati alla misura erano però inizialmente 9, per poi scendere – secondo le ultime indicazioni in arrivo dopo la trattativa con la Commissione Ue – a 7 miliardi di euro per reddito e pensioni “di cittadinanza”, compreso 1 miliardo per il potenziamento dei centri per l’impiego. Com’è evidente, si tratta di meno della metà di quanto stimato dall’Istat. E non solo i fondi disponibili, ma anche il modo in cui va configurandosi il reddito “di cittadinanza” targato M5S lascia molte perplessità, a partire da quelle sollevata dall’Alleanza contro la povertà.

Per quanto riguarda infine la sostenibilità ambientale, la disamina della legge di Bilancio è purtroppo molto semplice: oltre alle consuete proroghe delle detrazioni fiscali su efficienza energetica e ristrutturazione edilizia, e al discusso bonus-malus per l’acquisto di nuovi veicoli legato alle loro emissioni di CO2, non c’è nulla. E in questo la legge di Bilancio, al contrario di quanto accaduto con il reddito “di cittadinanza”, mantiene una notevole coerenza con il contratto di governo stipulato a inizio legislatura tra M5S e Lega: nel capitolo dedicato ad “ambiente, green economy e rifiuti zero” non c’è neanche un numero e molte contraddizioni. Su questo il Governo gialloverde ha tirato dritto davvero.