Il 47% degli italiani si ritiene poco e mal informato sulle problematiche legate all’ambiente

Ispra, in Italia temperature anomale: +1,57 °C, nel mondo è quasi la metà

Pubblicato oggi il nuovo annuario dei dati ambientali

[29 Luglio 2015]

L’annuario dei dati ambientali pubblicato oggi dall’Ispra, comprensivo delle edizioni 2014 e 2015, aggiorna la raccolta dei dati ufficiali relativi all’ambiente, e riconosciuta in tal senso come riferimento per il nostro Paese. Il quadro della situazione non può che essere variegato, visti i molteplici indicatori analizzati: dalla qualità delle acque al consumo di suolo, dal ciclo dei rifiuti al clima che cambia.

Tra tutti i macrotemi analizzati, proprio quest’ultimo mostra però numeri tra i più allarmanti. «Nel 2014 – si legge nell’annuario Ispra – l’anomalia della temperatura media in Italia (+1,57 °C) è stata superiore a quella globale sulla terraferma (+0,89 °C)», ovvero un riscaldamento medio quasi doppio rispetto al resto del globo.

Il 2014, specifica poi l’Ispra, è stato inoltre per l’Italia «il ventitreesimo valore annuale positivo consecutivo e si colloca al primo posto nel periodo che va dal 1961 al 2014. Questa anomalia è stata accompagnata da un valore estremamente basso del numero annuale di giorni con gelo, che ha segnato il minimo storico dal 1961». Gli effetti di questa tendenza, ormai palpabile, non si limitano a concretizzarsi nel caldo anomalo che ha colpito l’Italia in quest’estate, ma sono assai significative le immagini che stanno arrivando dalla laguna di Orbetello, dove la temperatura dell’acqua ha raggiunto i 34 °C e innescato un processo che ha portato alla morte di 200 tonnellate di pesci per anossia (e 10 milioni di euro di danni): una calamità naturale.

Questi dell’Ispra sono «dati che – commenta Ermete Realacci, presidente della commissione Ambiente della Camera – ci devono spingere con grande convinzione a imboccare la via delle green economy e della conversione verde della nostra economia. Una strada strategica non solo per rispondere alle sfida del clima, ma anche per rilanciare l’economia nella crisi».

Come ricorda l’Ispra, è il 49% degli italiani a ritenere che i cambiamenti climatici siano una delle problematiche più serie che affliggono il mondo di oggi, ed è ben l’84% a concordare sul fatto che la protezione dell’ambiente possa rappresentare il volano o comunque uno stimolo per la crescita economica nell’Unione Europea.

Purtroppo, però, queste opinioni imbrigliate dai sondaggi rimangono nella sfera del possibile, e non riescono a concretizzarsi in comportamenti virtuosi e indirizzi politici sufficientemente forti. E se il risultato è questo, a fare autocritica dovrebbe essere anche il mondo dei media; il 37% degli europei e ben il 47% degli italiani si ritiene poco e mal informato sulle varie problematiche ambientali, comprese  il degrado del suolo (29 % europei e 30% italiani), l’esaurimento delle risorse naturali (28% europei e 30% italiani) o l’inquinamento dell’acqua (28% europei e 30% italiani).

Non c’è dunque granché da stupirsi se, nel frattempo, il consumo di suolo italiano proceda senza sosta (e nonostante la crisi nel settore dell’edilizia) al ritmo di 7 metri quadri al secondo, che nonostante qualche progresso nell’aumento dei tassi di preparazione per il riutilizzo e riciclaggio dei rifiuti urbani (dei rifiuti speciali abbiamo parlato ieri) manchi ancora molto per raggiungere l’obiettivo fissato dalla normativa, o che il 60% dei fiumi e il 65% dei laghi versi in uno stato ecologico inferiore al “buono”. La rivoluzione della green economy ha iniziato a muovere qualche passo, ma senza buona informazione e comunicazione il suo pieno potenziale rimarrà chiuso all’interno degli sterili numeri dei sondaggi.