La valutazione del ciclo di vita di un prodotto è alla base di uno sviluppo sostenibile consapevole, e la protagonista della nostra nuova rubrica a firma Giacomo Magatti

LCA, o dell’economia ecologica consapevole

Il governo annuncia oggi un programma scolastico di educazione ambientale: noi ne lanciamo uno sul Life Cycle Assessment

[15 Gennaio 2015]

Definire cosa sia sostenibile per l’ambiente, valutare i potenziali impatti di un sistema, vedere in prospettiva futura scenari differenti, progettare in termini di efficienza e a basso impatto: ecco ciò che la metodologia LCA permette di fare, se correttamente applicata. Ma che cos’è la metodologia LCA?

Storicamente, per analizzare e ridurre un impatto sull’ambiente ci si è concentrati sul monitoraggio e l’intervento puntuale verso ciò che rendeva palese un impatto in una logica “end of pipe”: ciminiere, tubi di scappamento, discariche, scarichi idrici e così via. Un’analisi quindi limitata ai soli “carichi ambientali” al termine della filiera produttiva e/o di consumo.

Ovviamente sappiamo che questo approccio non serviva a risolvere la natura del problema stesso, ma solamente a ridurre l’impatto finale senza risolvere le cause sistemiche. Anche se si prova a immaginare l’impatto ambientale di un qualsiasi bene che consumiamo, non è facile identificare con precisione nell’intero ciclo produttivo dove si generino gli impatti sull’ambiente, che tuttavia sicuramente non risiedono solo nelle ultime e più visibili fasi del ciclo produttivo, o nel solo fine vita.

Proviamo a pensare a un prodotto molto comune, un prodotto che si può tranquillamente definire abusato in Italia: una bottiglietta di plastica (che magari avete ora con voi sulla scrivania). È realizzata probabilmente a partire da petrolio mediorientale, raffinato e trasportato in una fabbrica dell’est Europa dove viene prodotto il granulato di PET (polietilentereftalato) che viene spedito in Italia per essere preformato, soffiato nella sua forma finale di bottiglia, la quale viene riempita, tappata, etichettata, confezionata, imballata, distribuita (magari facendo centinaia di km su e giù per l’Italia), acquistata, utilizzata e buttata nella spazzatura per la fase finale della sua vita: discarica, combustione o, ci auguriamo, riciclaggio. È evidente che gli impatti ambientali di un sistema così complesso – finalizzato peraltro ad un prodotto così semplice e comune – sono distribuiti lungo l’intero ciclo di vita del prodotto stesso, e sono quindi valutabili per intero solo analizzando e ponderando tutte le fasi che lo compongono.

La metodologia Life Cycle Assessment (LCA, appunto, valutazione del ciclo di vita) viene utilizzata proprio per fare una fotografia completa di un sistema, di tutti gli input (materiali, elettricità, acqua, combustibili vari utilizzati) e gli output (emissioni di ogni genere) senza dimenticare così nessun impatto ambientale a partire dall’estrazione delle materie prime fino al fine vita (smaltimento o riciclo).

LCA, che si configura quindi comemetodologia capace di definire una sorta di “ecobilancio di sistema”, nasce negli anni ‘70 da alcune esempi di analisi effettuate dall’US-EPA (EnvironmentalProtection Agency, l’agenzia USA per la protezione dell’ambiente) con alcune grandi aziende americane. Nel 1979 il “Manuale di analisi energetica” di Boustead e Hancock descrive per la prima volta operativamente il processo di analisi che porterà alla LCA attuale e che andrà a diffondersi assieme al concetto di sviluppo sostenibile.

Il nome “Life Cycle Assessment” viene introdotto durante il congresso della Setac (Society of EnvironmentalToxicology and Chemistry) del 1990 ed è in questi anni che si sviluppano molte iniziative per definire una metodologia standardizzata di analisi per un utilizzo diffuso. Tanto che l’ISO (International Organization for Standardization) ha emanato a metà anni 90 le norme ISO 14040, 14041, 14042, 14043, che sviluppano le linee guida proposte dalla SETAC e che successivamente sono state accorpate in due sole norme: la ISO 14040:2006 e la ISO 14044:2006.

La definizione di LCA è quella proposta dalla SETAC (1993), oggi formalizzata nelle ISO 14040 e 14044: “è un procedimento oggettivo di valutazione dei carichi energetici ed ambientali relativi ad un processo o un’attività, effettuato attraverso l’identificazione dell’energia e dei materiali usati e dei rifiuti rilasciati nell’ambiente. La valutazione include l’intero ciclo di vita del processo o attività, comprendendo l’estrazione e il trattamento delle materie prime, la fabbricazione, il trasporto, la distribuzione, l’uso, il riuso, il riciclo e lo smaltimento finale”.

È il cosiddetto percorso dalla culla (estrazione delle materie prime) alla tomba (smaltimento finale) o ancora meglio, in un’ottica ecosostenibile, dalla culla alla culla (riuso, riciclo, recupero).

Come si è sviluppato LCA, come si usa, quali vantaggi offre… ve lo racconteremo in dettaglio nelle prossime settimane. E vi descriveremo anche alcuni esempi di come sia stata concretamente utilizzata questa metodica di indagine ambientale, per valutare gli impatti ambientali di prodotti, processi e eventi anche da parte di Rete Clima®.