Gli antichi palmenti nell’Isola di Capraia, un’altra eccellenza da scoprire

[1 Aprile 2020]

Grazie al progetto INTERREG ISOS –  ISOle Sostenibili (http://www.islepark.it/conoscere-il-parco/progetti-in-corso/98-isos-capraia-e-il-progetto-isole-sostenibili) l’Ente Parco sta attivando all’Isola di Capraia un percorso culturale che riscopre le antiche tradizioni agricole dell’isola con la possibilità di visitare antichi palmenti: vasche scavate nella roccia funzionali alla produzione del vino, perché vi si potevano pigiare i grappoli per ricavarne il succo.

Il percorso è seguito con attenzione anche dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Pisa e Livorno che nel 2018 ha iniziato parallelamente, ed in accordo con il Parco, una ricognizione su tutta l’isola Capraia  (compresa la zona dell’ex carcere) di aree di ritrovamenti di superficie, per documentare così le emergenze archeologiche  visibili.  Ne è scaturito, tra le altre cose, uno  studio particolareggiato sul  posizionamento e rilievo cartografico dei cosiddetti “Palmenti” in località il  Piano con  saggi stratigrafici all’interno dei palmenti al fine di documentarne la loro datazione e la funzione. Il Parco, credendo nella valorizzazione di questi aspetti storico-culturali dell’isola di Capraia, ha finanziato gli  scavi  e la  conseguente produzione di materiali divulgativi (pannelli e brochure) che arricchiranno l’offerta turistica dell’isola di nuovi percorsi di fruizione.

L’archeologo Dott. Marco Firmati, esperto di archeologia dell’Isola di Capraia, ha partecipato come responsabile di cantiere allo scavo della villa romana del Porto ed ha operato la scelta dei materiali più significativi sia nell’ambito dei ritrovamenti subacquei, sia tra quelli provenienti dallo scavo della villa romana del Porto, organizzando poi il loro studio, la catalogazione, l’allestimento espositivo, la realizzazione di pannelli didattici.

Sono  quattro i palmenti visitabili a Capraia, quello di Forte San Giorgio, di San Leonardo, del Segalaio e delle Tigghielle. Questi scavi  hanno consentito di  recuperare notizie sulle  attività  legate alla produzione di vino.  Con  il ritrovamento di  “alcuni palmenti rinvenuti presso la Fortezza –  afferma  Marco Firmati – si puo’ datare la produzione del vino ad un periodo precedente la costruzione della Fortezza stessa (1540), perché sono in parte coperti dalle strutture difensive che ne avrebbero impedito l’utilizzo. Per gli altri palmenti (San Leonardo, Segalaio, Piana,) è plausibile che possano essere stati costruiti o almeno impiegati a partire dal XVI secolo, quando le fonti documentarie cominciano a dare notizie sulla pratica vitivinicola capraiese, che occupa una posizione privilegiata nella scarsa produzione agricola dell’isola, a causa dell’orografia e della natura del suolo. La proprietà collettiva della poca terra seminabile prevedeva una spartizione annuale tra le famiglie dei campi aperti, dove si produceva essenzialmente orzo. Possesso durevole delle famiglie erano invece le cosiddette piazzole: piccoli lembi di terra, accuratamente liberati dalle pietre che andavano a formarne i muri di protezione, dove si coltivavano ortaggi e soprattutto viti. Nella peculiare agricoltura dell’isola di Capraia, affidata alle donne e condotta attraverso la costruzione delle piazzole, i palmenti erano strumenti necessari alla produzione del vino, alimento fondamentale per la popolazione, ma anche rara merce di scambio con l’esterno. Come i forni per la cottura del pane, è probabile che anche i palmenti capraiesi fossero di proprietà pubblica, in armonia con il sistema comunistico di rotazione dei campi aperti”.