A Firenze torna il Clorofilla Film Festival. Cinema e ambiente il 23-24-25 ottobre allo Spazio Alfieri

[21 Ottobre 2015]

Acqua, agricoltura, alimentazione, cambiamenti climatici, città distopiche e tanti altri argomenti saranno al centro delle serate finali di Clorofilla Film Festival, in programma dal 23 al 25 ottobre allo Spazio Alfieri di Firenze. Promosso da Legambiente con la collaborazione di Quelli della compagnia, Spazio Alfieri e Novo Modo, Clorofilla giunge alla conclusione dopo cinque mesi in giro per l’Italia.

Nelle serate finali di Firenze saranno proposti film e documentari a tema ambientale e sociale mai proiettati nel capoluogo toscano con alcune anteprime provenienti direttamente dal festival di Venezia.

I soci di Legambiente, i partecipanti a Novo Modo, i soci di Libera, Fiab Firenzeinbici, avranno diritto all’ingresso ridotto (5 euro anziché 6 euro).

Ecco il programma del Clorofilla Film Festival:

 

VENERDI’ 23 OTTOBRE

Ore 18.00 Gleno – Dove finisce la valle di Francesco Di Martino (56’)

Siamo nella Val di Scalve, la stessa valle dove l’acqua del Povo, il primo dicembre del 1923, provocò il disastro della diga del Gleno: sono passati ormai novant’anni e la vita continua a scorrere. Il film documentario prende spunto dal solco lasciato da quel vortice di fango per raccontare la vita delle persone che oggi abitano questi luoghi, che hanno un rapporto stretto con la natura che li circonda. Uomini che eleggono la montagna a propria bussola in una continua scoperta di sé, che rinnovano ogni giorno lo stupore per i suoi mutamenti repentini e a volte paurosi. Giovani che scelgono di scalare vette irraggiungibili ai più, forti delle proprie mani e della propria testa. C’è anche chi arriva da lontano alla ricerca di un lavoro e di un paesaggio diversi e chi non riesce a dimenticare quel primo dicembre 1923 e fa del suo ricordo preziosa testimonianza per le nuove generazioni.  La montagna ci restituisce uno sguardo alto, soltanto all’apparenza indifferente all’affanno del mondo che vive ai suoi piedi.

Ore 19.00 Capital di Giulia Bruno, Lida Perin (27’) vincitore Visioni ambientali 2015

Quali contraddizioni porta con sé una risorsa che nell’Europa del 21° secolo viene percepita come ovvia? L’acqua potabile oggi è costantemente presente nelle nostre vite, nelle nostre case, nella nostra quotidianità. Ma non è sempre stato così e forse non lo è nemmeno tuttora, in una grande città come Berlino. Arno Steguweit, primo idro-sommelier d’Europa e guru delle acque minerali; Samuel Höller, giovane ricercatore e membro di un’associazione ambientalista che promuove l’uso dell’acqua di rubinetto; Rachele Raffaele Cutolo, figlia della prima generazione di emigranti italiani ed esercente, nella Berlino protestante, di un negozio di articoli religiosi e acque sante; infine gli abitanti di una Slum appena nata nel cuore della capitale e priva di allacciamento idrico, raccontano i loro punti di vista e le loro esperienze. L’acqua, elemento invisibile, trasparente, accompagna le nostre vite senza lasciare traccia, ma scorre sotto traccia in ogni corpo, irrigandone i sogni.

Ore 19.30 Novo Modo presenta Eco de femmes di Carlotta Piccinini (30’) – partecipa Stefania Piccinelli, autrice del soggetto 

Le donne che vivono nelle aree rurali del Maghreb rappresentano oltre il 35% della popolazione femminile e svolgono un ruolo chiave nell’agricoltura, costituendo circa l’80% della manodopera. Quasi tutto il lavoro agricolo è frutto dunque della loro fatica, ma i guadagni sono lontani dall’essere equiparabili agli sforzi compiuti.

Ore 21.00 Bangland di Lorenzo Berghella (60’) premio Siae Mostra del Cinema di Venezia 2015 – partecipano il regista e i coproduttori Alessandro e Cristiano De Felice

Un viaggio all’inferno di Bangland, cittadina di un’America dove Steven Spielberg, eletto presidente, ha dichiarato guerra al Mahaba, uno staterello africano, dando il via a una propaganda del terrore, secondo la quale chiunque non è bianco è un potenziale terrorista. Alla vigilia delle elezioni presidenziali, che potrebbero porre fine all’amministrazione Spielberg, si incrociano le storie di Charlie Tucano e Tony Beretta, moderni inquisitori al soldo del telepredicatore Gold, e di Loogie Boogie, strozzino irlandese.

Ore 22.30 Index Zero di Lorenzo Sportiello (84’)

2035, Kurt e Eva vivono oltre la barriera europea. Sono considerati “non sostenibili” in un mondo diventato estremamente cinico dopo la profonda crisi economica globale. Eva è incinta e, per assicurare un futuro migliore al loro bambino, decidono di provare ad entrare in Europa illegalmente. Il loro tentativo fallisce, e sono catturati e separati. Kurt, prigioniero in un centro di detenzione temporanea, riesce a scappare e a liberare Eva, causando la ribellione dei ‘non sostenibili’.

 

SABATO 24 OTTOBRE

Ore 18.00 Europe for sale di Andreas Pichler (72’)

Cosa significa essere proprietari di un paesaggio naturale o di un edificio storico? Per un cittadino d’Europa, sembra una domanda priva di senso. L’Europa moderna è stata fondata sull’idea della proprietà comune, e noi tutti siamo cresciuti dando per scontato che montagne, spiagge, monumenti e parchi pubblici appartengano ad ognuno di noi. Non soltanto ospedali, strade e scuole, ma l’intero patrimonio naturale e storico-culturale. Che spesso rappresenta qualcosa di più: è parte della nostra iconografia e dell’identità nazionale. Ma qualcosa sta cambiando. Privatizzazioni, concessioni in leasing, partenariati e vendite parziali stanno mettendo in pericolo gli spazi pubblici. La crisi economica spinge gli Stati a soluzioni e misure radicali per cercare di tamponare i buchi delle casse pubbliche, come se questi spazi fossero un lusso che non possiamo più permetterci.  Ed ecco arrivare multinazionali e giganti finanziari pronti ad approfittare della situazione di debolezza degli Stati e ad acquistare edifici e paesaggi naturali dal valore inestimabile in cambio di pochi soldi.  Cosa vende un’amministrazione pubblica, allora? Una spiaggia, una montagna, un edificio storico, oppure un pezzo della propria storia, della propria identità condivisa?
Il film percorre l’Europa andando alla ricerca di questo sentimento di “bene comune”.  Indaga su ciò che sta succedendo e su cosa potrà succedere a breve.  Incontra cittadini che protestano per la chiusura di un parco, per la vendita di una penisola o per la concessione in leasing di un monumento. E incontra chi, di questi spazi, diventerà il nuovo proprietario. Emergono in Europa nuove forme di condivisione, ci si interroga su cosa significhi oggi essere una comunità. Arrivando alla fine a una domanda su cui tutti dobbiamo riflettere: in quale Europa vogliamo vivere?

Ore 19.15 Contromano di Stefano Gabbiani (70’) in collaborazione con FIAB Firenzeinbici

Un viaggio in bici e sulle bici, nell’arco ideale di una giornata, dall’alba alla notte, tracciando gli orizzonti di Torino, emblema di città post-industriale: speranze e grandi opportunità per reinventarsi, accompagnate alle difficoltà di chi arranca con fatica. Si tratta della storia di due ciclofficine aperte di recente a Torino e delle persone che vi lavorano. Persone che tramite la bicicletta stanno vivendo la concreta possibilità di reinventarsi, come in parte accade alla loro città, e che, pur provenendo da storie e mondi molto diversi tra loro, sono testimoni di un riscatto personale e professionale ancora oggi possibile. Altro tema del film è l’analisi sulle politiche di mobilità sostenibile attuate (o non attuate adeguatamente) dalla città.

Ore 21.00 Corti

There she blow di Francesco Cabras, Alberto Molinari (3’)

Il corto prodotto da Greenpeace e Ganga Film racconta con immagini suggestive il tramandarsi della pesca tradizionale, una pratica che rivela un profondo rispetto per l’ecosistema marino. Nella finzione cinematografica Enzo Maiorca interpreta un saggio pescatore che ama e conosce il mare, tramandando i segreti di una pesca sostenibile al figlio, interpretato da Paolo Fanciulli, un vero pescatore artigianale toscano.

Thriller di Giuseppe Marco Albano (15’)

Sullo sfondo di una Taranto provata dall’inquinamento e dall’incertezza per il futuro, Michele, 14 anni, va in giro leggero a passo di musica, ballando come il suo idolo, Michael Jackson. Quando suo padre gli comunica che non potrà accompagnarlo al provino a causa di una mobilitazione di fabbrica, a Michele crolla il mondo addosso. Il sogno di un ragazzino, però, può essere più forte delle difficoltà degli adulti. E proprio grazie a Michele e al suo desiderio, la questione degli operai di Taranto risalterà agli occhi tutti, in un incredibile girotondo finale sulle note di Thriller.

El mostro di Lucio Schiavon, Salvatore Restivo  (11’)

Gabriele Bortolozzo, un eroe dei nostri giorni, combatte i veleni prodotti dal Petrolchimico di Marghera, il polo chimico a dieci minuti di macchina da Venezia, venti se si va in bici. Ha denunciato l’inquinamento e ha continuato a porre domande le cui risposte si sono materializzate negli ultimi anni nei corpi senza vita di operai inconsapevoli dei pericoli a cui erano sottoposti durante le lavorazioni.

Porto sonoro  di Duccio Ricciardelli (6’)

Questo documentario vuole essere un omaggio a due opere che hanno da sempre affascinato l’autore; “Berlin – Die Sinfonie der Großstadt” di Walter Ruttmann e “A propos de Nice” di Jean Vigo. E’ un film sull’ascolto di un ambiente fortemente condizionato dalle enormi macchine e dai container ma anche denso di momenti di tranquillità sonora. “Porto Sonoro” è un viaggio cinematografico dentro le suggestioni visivo – uditive del porto di Genova, quadri di una vita presa dal vero che possono suggerire inizi di storie, sospensioni di senso e percorsi umani. Un documentario “anti – narrativo” sul rapporto tra uomo e macchina, un attento ascolto psico fisico di una città italiana.

Ore 22.00 Mirafiori Lunapark di Stefano Di Polito (75’)

A Mirafiori, sede storica dei primi stabilimenti della Fiat e simbolo delle lotte operaie degli anni Settanta, è tempo di riqualificazione: una vecchia fabbrica abbandonata sta per essere abbattuta per fare spazio al vicino campo da golf. Ma Carlo, Franco e Delfino, che nel capannone hanno speso buona parte della loro vita, non sono disposti a uscire di scena senza fare un ultimo tentativo per ripopolare il quartiere e riavvicinare figli e nipoti. Per questo pensano di riqualificare la vecchia fabbrica e realizzare un luna park per i bambini.

 

 

DOMENICA 25 OTTOBRE

Ore 16.00 Minuscule – La valle delle formiche perdute di Thomas Szabo, Hélène Giraud (89’)

In una piccola radura pacifica, i resti di un pic-nic frettolosamente abbandonati scatenano una guerra tra due tribù di formiche, la posta in gioco è una scatola di zollette di zucchero! Una giovane e grassoccia coccinella si ritroverà coinvolta nella battaglia e stringerà una profonda amicizia con una battagliera formica nera. La aiuterà a salvare il formicaio dall’assalto delle terribili formiche rosse, spietate guerriere guidate dal pauroso Butor.

Ore 18.00 Sulle tracce dei ghiacciai – Missione in Alaska di Tommaso Valente, Federico Santini (52’)

Dopo la fortunata spedizione in Karakorum e in Caucaso, continua la missione del fotografo Fabiano Ventura e del suo team di studiosi volta a studiare gli effetti dei cambiamenti climatici sui ghiacciai più importanti della Terra. Luogo di questa nuova esplorazione: l’Alaska. Grazie al clima particolarmente freddo e alle abbondanti precipitazioni, in Alaska i ghiacciai arrivano anche a bassissime quote, percorrono lunghe valli e si saldano fra loro fino a sfociare direttamente nel mare. Le loro peculiarità li rendono, quindi, particolarmente interessanti dal punto di vista scientifico. Testimonianze fotografiche di esploratori di fine ottocento e di inizio novecento saranno messe per la prima volta a confronto con le medesime inquadrature ritratte da Fabiano Ventura e analizzate scientificamente per determinare lo “stato di salute” di alcuni dei più importanti ghiacciai del mondo.

Ore 19.00 Tellurica – Racconti dal cratere di autori vari (80’)

Racconti, impressioni e stati d’animo del dopo catastrofe. Dieci storie e altrettanti punti di vista sui terremoti che hanno colpito l’Emilia Romagna nel 2012, dalle reazioni immediate alla notizia della tragedia fino alle conseguenze, emotive e sociali, di un momento dopo il quale nulla è stato più come prima: 24 le vittime, 15.000 gli sfollati, 20.000 le persone senza più lavoro, 3.500 gli stabilimenti crollati, 28 i comuni interessati. Realizzato senza alcun finanziamento pubblico, Tellurica – Racconti dal cratere è un’antologia di dieci cortometraggi, di differente durata e identità stilistica, che guarda dritto nel baratro, scava tra le macerie, ricostruisce con la forza della denuncia o della partecipazione civile. Analizza il problema e propone soluzioni questo film, mescolando insieme l’angoscia delle perdite e la necessità di andare avanti senza cadere nella retorica.

Ore 21.00 Premiazione Clorofilla film festival 2015

Ore 21.30 I sogni del lago salato di Andrea Segre (72’)

Il Kazakistan oggi vive l’euforia dello sviluppo che l’Italia non ricorda nemmeno più. Eppure la sua crescita è legata a doppio filo con l’economia italiana. La crescita dell’economia kazaka, pari al 6% annuo (un tasso che l’Italia ha avuto solo negli anni ‘60), è basata in gran parte sull’estrazione di petrolio e gas. L’ENI ha un ruolo chiave nella gestione dei giacimenti kazaki e molti sono gli italiani che lavorano in Kazakistan, in particolare nelle regioni intorno al Mar Caspio, dove è stato girato questo film. Le immagini delle grandi steppe euroasiatiche, degli spazi infiniti e ordinati delle terre post- sovietiche si intrecciano nel film e nella mente dell’autore con le immagini dell’Italia anni ‘60, trovate sia negli archivi ENI che in quelli personali girati dalla madre e dal padre di Andrea Segre, che negli anni ’60, ventenni, hanno vissuto l’euforia della crescita. Viaggiando tra Aktau e Astana, tra le steppe petrolifere a ridosso del Mar Caspio e l’iper-modernità della neo capitale, il film si ferma ad ascoltare le vite e i sogni di vecchi contadini o pastori e di giovani donne le cui vite sono rivoluzionate dall’impatto delle multinazionali del petrolio nell’economia kazaka. I loro racconti dialogano a distanza con quella di uomini e donne italiane che cinquant’anni fa vissero simili emozioni e speranze.