A rischio idrico oltre il 60% delle centrali elettriche del mondo, a causa dei cambiamenti climatici

Forti cali di produzione di energia nelle centrali di Ue, Usa, Sud Africa e Sud America

[5 Gennaio 2016]

Lo studio “Power-generation system vulnerability and adaptation to changes in climate and water resources”, pubblicato su Nature Climate Change da un team di ricercatori dell’università olandese di Wageningen e dell’ International Institute for Applied Systems Analysis (IIASA) austriaco,  sottolinea che «Attualmente, l’energia idroelettrica e termoelettrica contribuiscono insieme al 98% della produzione di energia elettrica del mondo. Queste tecnologie di autoproduzione dipendono fortemente sia dalla disponibilità di acqua che  dalla temperatura dell’acqua per il raffreddamento  che svolge anche un ruolo fondamentale per la produzione di energia termoelettrica».  Ma i ricercatori fanno notare che «I cambiamenti climatici e le conseguenti modifiche delle risorse idriche interesseranno quindi la produzione di energia, mentre la domanda di energia continua ad aumentare con lo sviluppo economico e una popolazione mondiale in crescita».

Lo studio pubblicato su Nature Climate Change   presenta una valutazione globale della vulnerabilità ai cambiamenti climatici e alla diminuzione delle risorse idriche dell’attuale energia idroelettrica e del sistema di produzione di energia termoelettrica a livello mondiale, ma testa anche le opzioni di adattamento per la sicurezza idrica-energetica sostenibile nel corso del XXI secolo.

Un precedente studio realizzato dagli stessi  ricercatori aveva dimostrato che una ridotta disponibilità di acqua in estate e le temperature dell’acqua più alte, associate ai cambiamenti climatici, potrebbero portare a una significativa riduzione dell’alimentazione di energia termoelettrica in Europa e negli Stati Uniti.

Il direttore del programma energetico dell’IIASA, Keywan Riahi,spiega che «Questo è il primo studio di questo tipo che esamina i legami tra il cambiamento climatico, le risorse idriche, e la produzione di elettricità su scala globale. Dimostriamo chiaramente che le centrali non solo provocano il cambiamento climatico, ma potrebbero anche essere colpite fortemente dal cambiamento climatico».

I ricercatori utilizzano un coupled hydrological–electricity modelling framework  che comprende i dati riguardanti 24.515 impianti idroelettrici e 1.427 centrali termoelettriche e dicono che tra il 2040 e il 2069, in tutto il mondo, ci sarà una diminuzione di capacità di produzione di energia per il 61 – 74% delle centrali idroelettriche e per 81 – 86% delle centrali termoelettriche, ma aggiungono che «Tuttavia, le opzioni di adattamento come una maggiore efficienza degli impianti, la sostituzione dei tipi di sistema di raffreddamento e il cambiamento  del carburante sono alternative efficaci per ridurre la vulnerabilità valutata al cambiamento climatico e alle risorse di acqua dolce».

Per sostenere la sicurezza idrica-energetica nei prossimi decenni, lo studio raccomanda fortemente e da subito l’avvio di una transizione sostenibile nell’industria elettrica, «con una maggiore attenzione all’adattamento, in aggiunta alla mitigazione».

L’allarme idrico riguarda sia le centrali idroelettriche che le centrali termoelettriche – nucleari, fossili  e impianti alimentati a biomasse che convertono il calore in elettricità – che contare sull’acqua dolce di fiumi e torrenti per produrre energia e il raffreddamento.

La principale autrice dello studio, Michelle Van Vliet dell’università di Wageningen, conclude: «I cambiamenti climatici, che porteranno ad una crescente carenza di acqua e all’aumento delle temperature dell’acqua,  influenzeranno la produzione di elettricità in alcune aree del mondo più che in altre, gli Usa, il Sud America meridionale, l’africa del sud e parte dell’Europa (Italia compresa, ndr)  sono particolarmente vulnerabili. Questo riduce il potenziale sia per l’energia idroelettrica che per la produzione di energia termoelettrica in queste regioni. Abbiamo dimostrato che gli sviluppi tecnologici, con incrementi dell’efficienza delle centrali e cambiamenti dei tipi di sistema di raffreddamento, potrebbero ridurre la vulnerabilità dalla dipendenza dall’acqua in molte regioni. E’ naturalmente importante anche una migliorata la gestione intersettoriale delle risorse idriche durante i periodi di siccità. Misure di adattamento che si concentrino nel rendere gli impianti energetici più efficienti e flessibili – come il passaggio dal raffreddamento ad  acqua dolce al raffreddamento ad aria o ad acqua di mare – potrebbero mitigare il declino».