Acqua in Medio Oriente e Nord Africa: senza un uso sostenibile della risorsa si rischia grosso

Fao: acqua, suolo e pesca sfide regionali per riuscire a produrre cibo per tutti

[24 Gennaio 2019]

Intervenendo all’Agriculture, Fisheries and Food Investment Forum che si conclude oggi a Mascate, la capitale dell’Oman, il direttore generale della Fao, José Graziano da Silva, ha sottolineato che «E’ essenziale intensificare le politiche e gli investimenti in Medio Oriente e in Africa del Nord per rendere l’utilizzo dell’acqua nel settore agricolo più sostenibile e più efficace e assicurarsi che tutte le persone della regione abbiano accesso a dei regimi alimentari sani. Qui in Medio Oriente e in Africa del Nord la mancanza d’acqua rappresenta probabilmente una delle principali sfide per la produzione agricola e ,o sviluppo»,

Al forum di Mascate hanno partecipato i  ministri dell’agricoltura e imprenditori di Paesi che hanno tra le più scarse riserve di acqua dolce del mondo e si tratta soprattutto di falde sotterranee e non rinnovabili che stanno esaurendosi rapidamente.  La Fao spiega che in Medio Oriente e Africa del Nord «In questi ultimi 40 anni, il livello dell’acqua dolce è calato del 60% e dovrebbe diminuire di un altro 50% entro il 2050. L’agricoltura rappresenta l’85% dell’utilizzo idrico e sarà probabilmente il settore più danneggiato dalle prossime penurie di acqua».

Di fronte a questo disastro ambientale, economico e umano – che spingerà sempre più persone ad abbandonare i loro Paesi – da Silva ha incoraggiato governi e imprenditori ad «Agire per trasformare i sistemi alimentari in maniera da permettere ai popoli di consumare un cibo più fresco, più sano e più nutriente», ma anche messo in guardia sull’aumento dei casi di sovrappeso e di obesità legati alla malnutrizione.

il direttore generale della Fao ha ricordato che «Circa 2 miliardi di persone in tutto il mondo sono attualmente in sovrappeso. Tra loro. 670 milioni sono degli adulti obesi, cioè un adulto su 8. Qui, in questa regione, la proporzione di adulti obesi supera anche il 30%, il che vuol dire che un adulto su 3 è obeso. L’aumento del tasso di obesità ha anche un enorme costo economico».

Tutto questo è frutto di un sistema economico che crea allo stesso tempo migranti e  consumi distorti: «L’obesità e il sovrappeso sono in aumento perché gli attuali sistemi alimentari hanno reso più disponibile e accessibile il cibo trasformato e industrializzato, ricco di grassi, di zucchero, di sale e di additivi chimici – ricorda la FAo – Questa situazione è particolarmente preoccupante quando alcuni Paesi dipendono ampiamente dalle importazioni alimentari«, come nel caso del Medio Oriente e del Nord Africa.

Secondo la Fao, «Risparmiare acqua non è solo una buona pratica, potrebbe presto diventare l’unica e sola pratica. L’agricoltura integrata con l’acquacoltura (Integrated Aquaculture Agriculture IAA) è un modo per risparmiare acqua e produrre di più con meno. L’acquaponica è un esempio di un IAA che combina acquacoltura, allevamento di animali acquatici e coltura idroponica; o la coltivazione di piante in acqua senza suolo. Ciò significa che quest’acqua viene utilizzata sia per allevare pesce sia per coltivare colture. Le imprese che praticano l’acquaponica possono ottenere una riduzione del 90% del consumo d’acqua rispetto ai sistemi di produzione agricola tradizionali». I contadini che praticano l’acquaponica in Egitto e in Oman allevano la tilapia  e in Algeria il pesce gatto, incoraggiando il consumo di una fonte di proteine poco nota ​​nelle diete base della regione.

L’acquaponica rappresenta una soluzione agricola per i Paesi della regione dove alla sfida dell’acqua si aggiunge quella della qualità del suolo: «Su tutta la superficie terrestre adattata alle pratiche agricole della regione – fanno notare alla Fao –  il 45% di questa area presenta un’elevata salinità, mancanza di nutrienti o problemi di erosione». L’acquaponica consente  di coltivare  verdure, frutta e altri alimenti su terreni non ospitali e non utilizzabili e fornisce alla popolazione la  produzione di cibi locali  che forniscono le proteine ​​ei minerali necessari senza utilizzare intensamente l’acqua.

Ma la Fao avverte che «Lo sviluppo di queste fattorie richiede tuttavia alcune innovazioni e conoscenze tecniche che gli agricoltori non hanno». La Fao è stata una delle prime organizzazioni a promuovere l’acquacoltura nei deserti e le zone aride e a cercare le soluzioni più adeguate – come l’IAA e l’Acquaponica  –  per gestire la scarsità d’acqua, il  degrado del suolo e mantenere la sicurezza alimentare.

Da Silva ha evidenziato che «Promuovere il consumo di pesce è un altro modo per combattere la malnutrizione, oltre a favorire la crescita economica e alleviare la povertà» e in Oman la Fao sta lavorando per far diventare pesca e agricoltura più efficienti, redditizi e sostenibili, rafforzando al contempo le comunità e promuovendo l’inclusione sociale nelle attività economiche. L’obiettivo è  quello di «Creare un ambiente istituzionale favorevole per l’agricoltura, la pesca e lo sviluppo rurale per facilitare l’attuazione delle politiche e stimolare gli investimenti».

A margine del forum, la Fao ha firmato una lettera di intenti con il ministero dell’agricoltura e della pesca dell’Oman e con partner del settore pubblico e privato per incoraggiare gli investimenti in agricoltura e pesca, concentrandosi in particolare sul rafforzamento delle capacità delle piccole e medie imprese nella filiera dell’apicoltura. Va anche detto che, rispetto ad altri Paesi mediorientali e nordafricani il ricco e stabile Oman ha un livello di sicurezza alimentare alto e che nel 2017 il sultanato si è classificato al secondo posto nel posto nel Global Food Security Index tra i 6 Paesi del Gulf Cooperation Council e al 28esimo posto su 113 Paesi a livello globale.

Ma nel resto della regione, formata soprattutto da Paesi poveri, affollati e privi di risorse (o in guerra per le risorse) la strada verso la pesca e l’acquacoltura sostenibile è ancora lunga: solo quattro Paesi del Medio Oriente e del Nord Africa (Libia, Mauritania, Oman e Sudan) hanno ratificato il Port State Measure Agreement per la pesca responsabile  e da Silva a Mascate ha invitato tutti i Paesi del mondo a ratificare questo accordo e ha fatto appello alla leadership di Oman – l’unico Paese del Golfo ad aver ratificato l’accordo – «A lavorare per garantire che tutti i Paesi del Golfo seguano il buon esempio e aderiscano al Port State Measure Agreement».