Alluvioni, di nuovo disastri. Geologi: «In Italia cambiamenti climatici e carenze infrastrutturali»

[3 Novembre 2015]

Binari spazzati via, strade che crollano, purtroppo una vittima e soprattutto la prova chiara che in Italia il cittadino non sa ancora come comportarsi in caso di una grave emergenza. La prima cosa da fare è quella di non andare nei sottoscala, non scendere negli scantinati, non fermarsi sotto ai ponti, non prendere sottopassaggi. Queste sono le prime cose da fare quando c’è un’alluvione.

Non siamo dinanzi solo ai cambiamenti climatici ma anche alla carenza infrastrutturale del Paese, soprattutto al Sud. Una carenza che riguarda il sistema fognario e quello viario. Oggi in Italia la gente inizia a chiedere alla classe politica se ci sono geologi negli enti pubblici e questo grazie ad un’intensa campagna di comunicazione che abbiamo messo in atto in modo capillare. Certo siamo già dinanzi ad un risultato importante perché prima l’opinione pubblica era molto distante dalla categoria dei geologi tuttavia, nel 2015, in Italia i geologi non sono nelle pubbliche amministrazioni.

Quanti comuni hanno un geologo? Ed ecco che il sindaco che programma la politica per il piano di difesa del territorio lo fa con figure professionali apprezzabili ma che non hanno le competenze e le sensibilità del geologo. Oggi assistiamo a frane continue, morti con conseguenti danni. Non possiamo prendercela con una montagna o con un fiume se ogni anno abbiamo morti. La colpa è dell’operato dell’uomo. Certo finalmente dopo anni anche il governo ha iniziato a vedere la presenza del geologo chiamandoci a supportare l’elaborazione del Piano anti dissesto, ma il cammino da fare è lungo e non privo di ostacoli in quanto dobbiamo mettere mano alla più grande opera pubblica: recupero del territorio italiano.

 

di Gian Vito Graziano, presidente del Consiglio nazionale dei geologi