Baratti, durante i lavori di Asa emergono tre tombe di probabile epoca romana (FOTOGALLERY)

La posa in opera di un nuovo tubo dell'acqua ha riportato alla luce nuove tracce dell'antica Populonia

[22 Aprile 2020]

Le scorse settimane, durante i lavori che Asa sta conducendo a Baratti per la posa in opera del nuovo tubo dell’acqua, sono tornate alla luce nuove tracce dell’antica Populonia: dalla piccola trincea tracciata in prossimità del Parco archeologico sono emerse due tombe a inumazione e una struttura riferibile probabilmente a una tomba a incinerazione.

Ne danno oggi notizia il sindaco di Piombino Francesco Ferrari insieme all’assessore alla cultura Giuliano Parodi e al funzionario archeologo per la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Pisa e Livorno, Andrea Camilli: «Sono tre le sepolture, di probabile epoca romana, rinvenute durante i lavori di Asa condotti nel Golfo di Baratti»

«Gli scavi d’emergenza sono stati condotti sul campo da Carolina Megale e Martina Fusi (Past in Progress) sotto la direzione scientifica di Andrea Camilli – commenta Parodi, che ha seguito quotidianamente l’operazione di recupero – un merito non secondario va alla squadra di Cornia Manutenzioni che, avendo già lavorato a Baratti, ha acquisito dimestichezza con i ritrovamenti e con le modalità d’intervento durante gli scavi di emergenza. Lo scavo si è concluso in tempi brevissimi, il materiale rinvenuto è stato preso in carico dalla Soprintendenza e il tubo dell’acqua è stato sistemato a margine dei resti archeologici».

«La tomba 1 è costituita da una fossa rettangolare scavata nella terra e rivestita di lastre di pietra di reimpiego, provenienti da strutture più antiche – spiega l’archeologa Carolina Megale – al suo interno è stato rinvenuto lo scheletro del defunto, con molta probabilità una donna, che aveva ancora tra gli oggetti personali uno spillone in osso per capelli, mentre il resto del corredo è stato rubato in un momento ancora imprecisato».

Come informano dal Comune la seconda tomba era già completamente violata e all’interno della cassa c’era soltanto le lastre spaccate della copertura e qualche frammento di osso del defunto. La terza struttura, realizzata anch’essa con elementi architettonici di riuso, aveva forma quadrangolare e all’interno doveva contenere il cinerario con i resti combusti del defunto. La lastra di copertura era stata già rimossa e all’interno sono stati raccolti frammenti di ceramica di epoca romana e un rarissimo frammento di vetro blu, riferibile ad una coppa da vino: s tratta del frammento di una linguetta che stava sull’ansa della coppa, sul quale si legge ancora il nome, in lettere greche e latine, dell’artigiano che l’ha prodotta nel I secolo d.C., “Artas di Sidone”.

«L’obiettivo che ci prefiggiamo in collaborazione con la Soprintendenza e gli Enti culturali del territorio – conclude Parodi – è quello di riportare sul nostro territorio l’immenso patrimonio archeologico rinvenuto nel corso degli anni negli scavi condotti a Baratti e Populonia, patrimonio al momento disseminato su più sedi e, in alcuni casi conservato all’interno di magazzini, che troverebbe invece una naturale collocazione nei musei di Piombino diventando volano per l’incremento del turismo culturale».