86 organizzazioni si mobilitano facendo pressione sugli investitori collegati alla multinazionale

Brasile, da oltre 50 dighe della Vale un “potenziale danno” equivalente a quelle già crollate

La diga di Brumadinho lo scorso 25 gennaio è crollata distruggendo un intero paese e facendo 110 morti e 232 dispersi. Attualmente per le vittime non c’è stato nessun risarcimento

[25 Febbraio 2019]

Sono 86 le organizzazioni che hanno inviato una lettera a tutte le aziende e agli investitori dell’industria mineraria e siderurgica, direttamente o indirettamente collegate alla Vale S.A., la multinazionale responsabile della diga di Brumadinho che lo scorso 25 gennaio è crollata distruggendo un intero paese e facendo 110 morti e 232 dispersi.  Secondo un rapporto interno, veicolato da alcune agenzie di stampa tra cui Reuters, la multinazionale sarebbe stata al corrente delle condizioni rischiose in cui si trovava l’infrastruttura, con un rischio di crollo valutato come il doppio rispetto al livello massimo consentito dai protocolli di sicurezza.

Per questo la società civile brasiliana e internazionale ha deciso di mobilitarsi: Fidh, Justiça Global e Justiça nos Trilhos hanno deciso di rivolgersi direttamente agli investitori e alle componenti della filiera del ferro e dell’acciaio perché esercitino pressione per un’adeguata compensazione per le vittime, e perché vengano resi ancor più stringenti i protocolli di sicurezza.

La lettera esorta sostanzialmente le aziende a prendersi la loro parte di responsabilità come parte di un ingranaggio che produce irregolarità, distruzione e morte. E chiede di risarcire adeguatamente le vittime di questi eventi e fornire garanzie perché tali disastri non si ripetano.

Vale S.A. ha attualmente 168 dighe in tutto il territorio brasiliano, tra le quali 1 su 3 presenta un alto “potenziale danno associato” equivalente alle dighe Mariana e Brumadinho, secondo le informazioni della National Water Agency del Brasile. Le organizzazioni puntano il dito sulla negligenza di Vale nonostante gli avvertimenti dati dai difensori dei diritti umani e dalle autorità statali sui rischi e le irregolarità riguardanti la diga.

Se anche tutti i loro partner commerciali e attori della catena di fornitura che hanno a che fare con Vale iniziassero a esercitare la loro influenza sarebbe un grande passo avanti, e la pressione verso il gigante multinazionale per prevenire ulteriori danni e assicurare un risarcimento integrale, tempestivo ed efficace diventerebbe enorme. Attualmente invece per tutte le vittime della diga di Brumadinho, di proprietà della Samarco (a joint-venture tra Vale and Bhp Billiton) non c’è stato nessun risarcimento e le due aziende continuano impunemente il loro lavoro. La lettera si appella ai “Principi guida su imprese e diritti umani” dell’Onu in cui si dice che tutte le aziende devono compiere ai doveri di “dovuta diligenza, al fine di identificare, prevenire, mitigare e rispondere alle conseguenze negative dei loro attività sui diritti umani e l’ambiente”. Principi purtroppo che i governi per primi non riescono sempre a rispettare e a far rispettare.

di Cospe per greenreport.it