Cina: il livello del mare aumenta più velocemente della media mondiale e i ghiacciai arretrano

Pechino chiude le centrali a carbone. 19 morti in una miniera nello Shanxi

[24 Marzo 2016]

Secondo un rapporto presentato dall’Ufficio nazionale degli affari marittimi della Cina, «Tra il 1980 e il 2015, il livello del mare in Cina è aumentato in media di 3 millimetri all’anno , più rapidamente della media mondiale. Durante il decennio 2006-2015, il livello del mare è aumentato in media di  32 millimetri in rapporto al periodo 1996-2005, di 66 millimetri in rapporto al 1986-1995».

Lo studio dell’ente governativo cinese evidenzia che «L’aumento termico delle acque e lo scioglimento dei ghiacciai e delle calotte glaciali sulla terra, dovute al riscaldamento mondiale, contribuiscono all’accelerazione dell’aumento mondiale del livello del mare».

Un ciontributo che arriva anche dai ghiacciai cinesi, visto che  la stazione meteorologica della provincia nord-occidentale dello Guansu ha appena annuciato che solo negli ultimi 10 anni i ghiacciai delle montagne di Qilian, sono diminuiti di 36 km2, cioè del 4,2, e che, dal 1997, la copertura di neve che interessa la stessa catena montana ha avuto una dimnuzione media annuale di 290 km2.

Zhang Qiang, vicedirettore della  stazione meteorologica, spiega su Xinhua che  «A breve termine, I ghiacciai in scioglimento hanno fatto gonfiare I fiumi interni a valle delle province del  Gansu e del Qinghai, ma si prevede che a lungo termine  l’alimentazione di acqua di questi fiumi diminuirà».

Dal 1956 i ghiacciai della catena montuosa del Qilian  sono diminuiti di ben 168 km2, perdendo 7 miliardi di m3 di ghiaccio e quindi un’enorme riserva d’acqua. Zhang Qiang fa notare che da allora «La temperatura media della provincia del Gansu è aumentata ad un ritmo di 0,26 gradi ogni decennio».

Tornando al documento dall’Ufficio nazionale degli affari marittimi della Cina, ribadisce che «La Cina conosce un aumento delle temperature dell’aria e delle acque del mare a causa del cambiamento climatico e di una bassa pressione dell’aria nelle regioni costiere, il che porta all’aumento del livello del mare».

Però, «Nel 2015, il livello del mare è calato di 21 millimetri in rapporto al 2014, a causa del fenomeno El Nino».

Un altro rapporto pubblicato contemporaneamente dall’Ufficio nazionale degli affari marittimi della Cina rivela  che i disastri oceanici nel 2015 hanno causato perdite economiche dirette per oltre 7,27 miliardi di yuan (1,12 miliardi di dollari) e la morte di 30 persone. Per tutto questo, le amministrazioni pubbliche cinsi di «prendere in considerazione l’innalzamento del livello del mare quando effettuano delle pianificazioni nelle città costiere, al fine di assicurare una prevenzione dei disastri e delle operazioni di soccorso».

Le preoccupazioni climatiche, e soprattutto le loro devastanti ricadute economiche e sociali, sono sempre più presenti al regime cinese, tanto che la Cina la Cina sta chiudendo molte centrali a carbone. L’amministrazione nazionale per l’energia ha ordinato a 13 governi provinciali di cessare di fornire autorizzazioni per nuove centrali elettriche a carbone fino alla fine del 2017 ed ha anche detto che 15 province devono bloccare la costruzione delle nuove centrali a carbone che sono già state approvate.

Lo conferma una analisi di Greenpeace, secondo la quale queste misure potrebbero interessare fino a 250 centrali elettriche a carbone, che insieme potrebbero produrre 170GW, ma Greenpeace sottolinea anche  che «Nonostante le nuove regole, più di 570 unità a carbone con 300 GW di capacità, potrebbe ancora entrare in linea».

La Cina è in realtà in crisi da sovraccapacità di produzione di elettricità da carbone, come documenta il rapportoEnergydesk revealing that 210 coal-fired power plants” di Greenpeace, e solo nel 2015 è stato dato il via libera ad impianti per 168 GW. Di fronte alle iniziative carbonifere dei governi locali, l’amministrazione nazionale per l’energia ha inviato quindi ai governi provinciali un perentorio invito a smetterla con questa politica che ha portato ad un eccesso di produzione di energia prodotta col carbone che ha raggiunto il 20%.

La schiavitù del carbone che avvelena la Cina ha richiesto altre vittime: proprio oggi è arrivata la notizia di almeno 19 minatori morti in un crollo avvenuto in una miniera di carbone nel distretto di Shanyin, nella provincia settentrionale dello Shanxi. L’incidente mortale è avvenuto stanotte verso le 22,10 ora cinese in una miniera della Anping Coal Mine, che appartiene al gigante del carbone Shanxi Datong Coal Mine Group.