Commissione europea: sulla Direttiva quadro sulle acque i Paesi Ue sono inadempienti

In Italia situazione grave: solo il 43% dei fiumi sono in buona salute. A rischio 40 specie ittiche

[27 Febbraio 2019]

Secondo il Quinto Report della Commissione Europea al Parlamento europeo e al Consiglio concernente l’attuazione della direttiva quadro sulle acque (2000/60/CE) e della direttiva sulle alluvioni (2007/60/CE), che prende in considerazione i Piani di gestione di Bacino 2015-202, «Sebbene in diversi Stati membri si siano prese buone misure politiche e siano stati realizzati investimenti finanziari, in molti bacini idrografici occorrerà attendere ancora per ottenere miglioramenti nella qualità dell’acqua. In effetti, mentre la stragrande maggioranza dei corpi idrici sotterranei ha raggiunto un buono stato, nel caso dei corpi idrici superficiali meno della metà è in buono stato, nonostante le tendenze registrate per diversi singoli elementi e sostanze qualitative sottostanti siano più positive. Molto resta da fare per realizzare completamente gli obiettivi della direttiva quadro sulle acque e delle direttive correlate, innanzitutto da parte degli Stati membri. Gli Stati membri potranno trarre beneficio da un maggiore coinvolgimento di tutti gli attori pertinenti del mercato e della società civile, al fine di assicurare una migliore applicazione del principio “chi inquina paga”. I fondi dell’UE continueranno a sostenere le iniziative dirette all’attuazione, anche con il finanziamento di ricerca e innovazione, nonché le iniziative 29 tese alla realizzazione del mercato unico digitale dei servizi idrici 30 . Il cammino verso il pieno conseguimento degli obiettivi della direttiva quadro sulle acque entro il 2027, termine a partire dal quale le possibilità di esenzione sono limitate, sembra per il momento molto complesso. Le relazioni hanno infatti dimostrato che, nonostante il fatto che verranno prese altre misure sino al 2021, ne occorreranno molte di più successivamente».

Invece, per quanto riguarda la direttiva sulle alluvioni il giudizio della Commissione europea è positivo: «Sono state prese misure estremamente importanti. Pur trattandosi del primo ciclo di piani di gestione del rischio di alluvioni, risulta chiaramente che gli Stati membri hanno sposato sostanzialmente la nozione di gestione del rischio di alluvioni, nonostante le differenze nel livello pratico di elaborazione. Realizzare l’obiettivo principale della direttiva sulle alluvioni, ossia ridurre le potenziali conseguenze avverse causate da alluvioni di grande portata, richiederà sforzi costanti da parte degli Stati membri nei cicli successivi».

Per la Coalizione Living Rivers Italia, formata da 24 associazioni e che sostiene la Campagna europea #ProtectWater «La Commissione Europea fa un ritratto a tinte fosche sull’applicazione della Direttiva europea Acque (2000/60/CE): gli Stati Membri non sono sulla buona strada per conseguire, entro il 2027, l’obiettivo del “buono stato ecologico”, previsto dalla normativa comunitaria per i fiumi, i laghi, le zone umide, i corsi d’acqua, le acque sotterranee e le acque di transizione e costiere. il report della Commissione europea rende evidente come gli Stati Membri stiano seriamente mancando ai propri impegni in attuazione della normativa europea, mettendo così a rischio la disponibilità della risorsa acqua per la natura e per le persone. I Piani di Bacino, previsti dalla Direttiva, sono lo strumento più efficace per il miglioramento dei nostri ecosistemi acquatici e per garantire un uso plurimo sostenibile delle acque dolci europee. Alla luce di quanto emerge dalla valutazione effettuata sui singoli Piani, la Commissione Europea ha definito delle raccomandazioni per gli Stati Membri in cui chiede di migliorare la gestione delle acque e rileva come sia urgente un cambiamento significativo nel modo con cui i Paesi della Ue affrontano i principali fattori di pressione sulle acque (come l’inquinamento derivante dall’agricoltura e l’uso eccessivo della risorsa idrica), anche perché questo limita fortemente le funzioni ecologiche del capitale naturale e dei relativi servizi ecosistemici».

Le associazioni di Living Rivers – Associazione Italiana per l’Ingegneria Naturalistica, Alleanza Pescatori Ricreativi, Arci, Associazione Watergrabbing, Coordinamento Associazioni Tecnico-scientifiche per l’Ambiente ed il Paesaggio, Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale, Federazione Pro Natura, Fipsas, Gruppo 183, Istituto Nazionale di Urbanistica, Italia Nostra, Kyoto Club, Legambiente, Lipu, Società Italiana di Ecologia del Paesaggio, Sigea, Slow Food, Spinning Club Italia, Touring Club Italiano, Wwf Italia, Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio, Società Idrologica Italiana, Centro Italiano di Studi di Biologia Ambientale, Coordinamento Nazionale Tutela Fiumi Free Rivers Italia – evidenziano che «Con solo il 40% dei fiumi, laghi e zone umide europee che possono considerarsi oggi in un ‘buono stato ecologico’, è veramente deludente se non irresponsabile constatare come lo strumento più efficace per tutelare e ripristinare gli ambienti acquatici non sia ancora oggi utilizzato pienamente. Aggiungendo al danno la beffa, molti Stati Membri stanno cercando di individuare il modo più facile per depotenziare la Direttiva Quadro Acque, sulla quale è in atto una consultazione pubblica. Più di 300mila cittadini europei hanno dato un segnale sull’importanza della Direttiva aderendo alla Campagna #ProtectWater. Si vorrà dare ascolto ai cittadini europei o si vorrà ignorarli?».

Per quanto riguarda il nostro Paese, la Coalizione sottolinea che «In Italia la situazione delle acque dolci è grave e l’inadeguata applicazione della Direttiva è testimoniata dal fatto che solo il 43% dei 7.494 fiumi avrebbero raggiunto un “buono stato ecologico”, come richiesto dalla Direttiva Quadro Acque (2000/60/CE), mentre il 41% è ben al di sotto dell’obiettivo di qualità e un 16% non è stato nemmeno classificato. Per i 347 laghi del nostro Paese, invece, la situazione è ancora più grave visto che appena il 20% è “in regola” con la normativa europea».

La Coalizione Living Rivers Italia ricorda che «La Commissione Europea ha avviato procedure istruttorie Eu Pilot per violazione del diritto comunitario nei confronti del nostro Paese, rispettivamente: per l’indiscriminato sfruttamento delle acque a scopo idroelettrico e per la non corretta applicazione della Direttiva Quadro Acque. Purtroppo, anche la biodiversità delle acque dolci è fortemente in crisi in Italia, come testimonia la grave situazione in cui versano le oltre 40 specie di pesci autoctoni, 24 delle quali endemiche, tra cui la Trota marmorata, il Carpione del Garda e il Carpione del Fibreno, mentre il solo Cavedano appare fuori pericolo»«.

La piena attuazione della Direttiva richiede impegno e fondi adeguati, ma la Coalizioni denuncia che «Un ampio numero di Stati membri sta continuando ad usare (e ad abusare) dei diversi tipi di deroghe consentite dalla Direttiva. Circa la metà dei corpi idrici (superficiali e sotterranei) sono in esaurimento. E la cosa ancora più preoccupante è che alcuni tipi di deroghe, come quelle che consentono agli Stati membri di fissare standard più bassi o di continuare a realizzare interventi dannosi (come impianti idroelettrici, opere di difesa dalle alluvioni e per la navigazione), sono utilizzate più frequentemente che nel passato, senza alcuna vera giustificazione. Si aggiunga che il report della Commissione europea rileva anche una mancanza di fondi adeguati per attuare le misure che consentono di controllare la stessa attuazione della Direttiva».

Living Rivers Italia conclude: «Quello che emerge chiaramente dalla valutazione della Commissione europea è che i piani definiti dagli Stati Membri per tutelare e ripristinare gli ecosistemi acquatici risultano essere senza alcuna ambizione e non dimostrano alcuna intenzione di affrontare la terribile condizione in cui versano le acque europee».