Gessi rossi per il recupero dell’ex cava Montioni? Arpat spiega gli impatti sull’ambiente

L’ambiente biologico del corpo idrico ricettore «è rimasto praticamente invariato negli ultimi 24 anni», e anche le ultime analisi mostrano «un ambiente di qualità elevata» nel fosso dell’Acqua Nera

[4 Giugno 2018]

Ad oggi il recupero morfologico e ambientale della ex cava di quarzite a Montioni, nel Comune di Follonica, prevede l’utilizzo dei gessi rossi, ovvero scarti di lavorazioni derivanti dal ciclo produttivo del biossido di titanio dello stabilimento ex Tioxide Europe di Scalino (ora Venator Italy Srl), un’attività regolata in base all’Accordo volontario stipulato nel 2015 – che fa seguito a quello del 2004 – tra la Regione Toscana, la Provincia di Grosseto, i Comuni di Follonica, Scarlino, Gavorrano, la società Tioxide Europa e le organizzazioni sindacali di categoria.

Con quali impatti ambientali? L’Accordo lascia all’Arpat l’onere della risposta, e l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana ha effettuato nel corso del 2017 appositi monitoraggi – di cui ha appena reso noti gli esiti – i quali hanno anche permesso di aggiornare l’elaborazione statistica (anni 2005-2017) dei dati relativi alle acque sotterranee e superficiali, riguardanti calcio e solfati (principali parametri traccianti del gesso), oltre a ferro e manganese.

Ricordando che nelle acque sotterranee «già in fase ante-operam erano stati rilevati valori elevati di manganese e ferro» e che «nel corso degli anni sono stati osservati andamenti oscillanti dei parametri solfati, manganese e ferro, che possono derivare da un complesso idrochimismo e scaturigini di acque termali presenti nell’area oggetto di studio» l’Arpat conferma adesso che i monitoraggi delle acque sotterranee e superficiali svolti nel periodo 2005-2017 «non hanno evidenziato variazioni significative rispetto ai criteri normativi adottati, in relazione alle attività di recupero dell’ex cava di quarzite con i gessi rossi».

L’Agenzia nota comunque che «per il piezometro T2, dalla elaborazione statistica dei dati di monitoraggio è risultato un trend in aumento per il parametro solfati, mentre per il calcio è risultata una situazione di stabilità». Questi due andamenti non concordanti, riguardanti i due principali parametri indicatori collegati al gesso, ed il fatto che le concentrazioni di solfati rimangono a livelli paragonabili a quelli iniziali, oltre che molto lontane dalle CSC (Concentrazioni Soglia di Contaminazione), inducono però «a ritenere ad oggi poco probabile il legame con la presenza dei gessi rossi». In ogni modo, questi aspetti risultano «meritevoli di attenzione e di adeguata valutazione in occasione dei prossimi monitoraggi».

Anche il monitoraggio più che decennale sulle acque del fosso dell’Acqua Nera, nelle due stazioni ubicate una a monte e una a valle dell’immissione del bacino drenante dell’area oggetto di ripristino, «dimostra che la stazione di monte presenta concentrazioni medie dei parametri di interesse superiori rispetto alla stazione di valle». In particolare la qualità biologica del fosso Acqua Nera, a valle dell’immissione delle acque che provengono dall’area di ripristino con gessi, sulla base dell’ultimo monitoraggio effettuato a marzo 2018, indica «un ambiente di qualità elevata e, sopratutto, che risulta essere invariata rispetto ad analoghe determinazioni eseguite nel 1991 e nel 2015. Questo evidenzia che l’ambiente biologico del corpo idrico ricettore è rimasto praticamente invariato negli ultimi 24 anni».

Infine, dalle analisi del gesso rosso svolte presso i laboratori Arpat «è risultato il rispetto dei limiti indicati nell’autorizzazione regionale», e dunque «il gesso rosso campionato presso la Venator Italy Srl di Scarlino è risultato quindi conforme ai requisiti qualitativi richiesti dalla Determina Dirigenziale n. 2853 del 14/03/2017 per l’idoneità all’impiego nel recupero ambientale della ex cava di quarzite».