L’espansione dell’agricoltura in Africa potrebbe innescare cambiamenti climatici imprevisti

Nei terreni agricoli del Burkina Faso piove di meno che nelle foreste della savana

[15 Gennaio 2016]

In Africa occidentale  le coltivazioni dipendono dalle piogge e dalla acque di falda, ma  l’agricoltura potrebbe far peggiorare la siccità che colpisce già la regione del Sahel e portare ad estese perdite dei raccolti. E’ quanto emerge dallo studio “Suppressed convective rainfall by agricultural expansion in southeastern Burkina Faso”, pubblicato su Water Resources Research da un team di ricercatori burkinabé, svizzeri, statunitensi e canadesi e sostenuto da istituzioni e centri di ricerca svizzeri e dal Natural Sciences and Engineering Research Council del Canada-

Il team internazionale di ricercatori  ha scoperto che un Burkina Faso nella savana piove di più che nelle terre agricole vicine il che apre seri interrogativi riguardo alla sostenibilità delle attuali pratiche agricole nelle regioni semi-aride come quelle del Burkina Faso, uno dei Paesi più poveri dell’Africa occidentale che ha urgente bisogno di migliorare la sua produzione agricola per sfamare la sua popolazione dii 16 milioni di persone, destinata ad una ulteriore rapida crescita entro il 2050.

Uno degli autori dello studio, lo specialista di idrologia canadese Marc Parlange, che insegna ingegneria civile all’università della British Columbia di Vancouver, spiega: «Volevamo capire cosa succede ai livelli di precipitazioni, alle acque di deflusso e sotterranee quando si trasforma una savana in terreni agricoli, cosa che succederà  più spesso, dato che l’Africa occidentale cercherà di produrre più cibo. Abbiamo scoperto che i campi agricoli riceverebbero  all’incirca dal 10 al 15%  in meno degli afflussi connettivi di pioggia  – la pioggia che si produce quando il territorio caldo riscalda l’atmosfera – della la foresta naturale della savana. Questo è estremamente preoccupante, in quanto gli agricoltori del Burkina Faso si affidano completamente alle precipitazioni e alle acque sotterranee».

Per tre anni i ricercatori burkinabé, statunitensi e canadesi hanno registrato i dati delle precipitazioni, della temperatura, dell’umidità dell’aria, della temperatura del suolo e di altre variabili meteorologiche in una foresta di savana naturale nel territorio del villaggio di Tambarga nel sud-est del Burkina Faso, e in un campo di riso e miglio a 1,5 chilometri di distanza. Il principale autore dello studio, Theophile Mande, un burkinabé che si è laureato in Svizzera, spiega cosa hanno scoperto: «Nel 2009 e nel 2010, quando il Paese ha ricevuto più di 1.000 millimetri di pioggia all’anno, la foresta di savana di  Tambarga ha avuto circa il 15% in più precipitazioni rispetto al sito agricolo. Anche nel 2011, un anno secco con precipitazioni di 600 millimetri, la differenza era superiore al 20%».

Il Burkina Faso è un piccolo Paese senza sbocco al mare e con limitate risorse idriche, quando non piove l’agricoltura crolla e c’è scarsità di cibo. Negli anni ’70 la grave siccità che colpì il Sahel provocò una diffusa carestia, con la perdita di molte vite in Burkina Faso.

Parlange conclude: «Questo studio evidenzia come il cambiamento di una parte dell’ecosistema potrebbe avere un effetto imprevisto su altre parti. Così come mette in evidenza come i nostri ecosistemi dovrebbero essere gestiti per le generazioni future e per le specie vegetali e animali autoctone».