Nel Malawi pescano con le zanzariere. Un uso improprio che decima e avvelena la fauna ittica

Per salvare i pesci e il lago bisogna sconfiggere fame e povertà

[23 Febbraio 2016]

Ray Mwareya, è un giornalista freelance dello dello Zimbabwe, che lavora anche per il  Global South Development Magazine  e che vive a Lilongwe, la capitale del Malawi, ma è su  Yale Environment 360 che racconta la syoria di un vero e proprio cortocircuito umanitario, ambientale e sanitario: le zanzariere distribuiti dalle ONG e dall’Onu per  la lotta contro la malaria vengono utilizzate  da diverse persone che vivono sulle sponde del lago Malawi per pescare indiscriminatamente pesci di piccola taglia, portando ad una ancora più rapida diminuzione della fauna lacustre.

Nel lago Malawi vivono più specie di pesci che in qualsiasi altro lago del mondo, compresi molti ciclidi in via di estinzione, ma il lago è anche una importante fonte di sostentamento per la popolazione di questo piccolo e povero Stato Africano. Ma ora le zanzariere, che hanno contribuito a salvare vite umane, vengono utilizzate per deupaperare il  pesce una volta abbondante del lago. Negli ultimi 15 anni, l’Unicef e il  governo del Malawi hanno distribuito gratuitamente 9 milioni di zanzariere  per salvaguardare la salute delle donne incinta, de i loro figli e dei rifugiati dalla malaria. «Questo è stato un trionfo sanità pubblica – scrive  Mwareya – Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, a partire dal 2000 le morti per malaria in Africa sono state ridotte  della metà. Ma le zanzariere vengono anche utilizzati dagli abitanti dei villaggi impoveriti  per ripulire di pesci il lago Malawi, contribuendo al rapido declino degli stock ittici del lago» che, secondo la Fao,  tra il 1990 e il 2010 sono calati del  93%.

La scomparsa dei pesci dal lago Malawi è dovuta anche alla sovrappopolazione e alla deforestazione,  ma l’uso improprio di zanzariere sta svolgendo un ruolo significativo.  Chuene Mwale, un biologo dl governo che è a capo degli sforzi per salvaguardare il distretto di Senga Bay, una delle più grandi comunità del lago, spiega che «Le zanzariere hanno piccoli fori mortali. Passando sul fondo del lago, raccolgono tutto. Nemmeno le varietà di pesci tilapia elencate nella lista (dell’International Union for Conservation of Nature, ndr) come in via di estinzione vengono risparmiate. Il problema è che le reti sono trattate con la permetrina, un insetticida tossico che è particolarmente velenoso per gli animali acquatici».

Teko Zwandili, un commerciante pesci ornamentali che opera vicino al Lake Malawi National Park, ha detto a Mwareya: «Sulle zanzariere c’è scritto, ‘non lavare o gettare nell’acqua”, ma molte persone, in particolare le donne, i bambini e gli anziani non possono permettersi di comprare una barca da pesca da 400 dollari. Cosa fanno? Usano le zanzariere per catturare i pesci».  Ma perché non vengono usate le più sostenibili e meno impattanti nasse fatte di canne? Zwandili  risponde: «Qui ci sta azzannando la fame.  Per costruire una nassa ci vogliono 7 giorni. Le zanzariere sono istantanee».

William Chadza, responsabile del Centre for Environmental Policy and Advocacy, uno dei principali think tank del Malawi, non è sorpreso dall’impatto distruttivo delle zanzariere sui pesci: «Le comunità intorno al lago Malawi sono sconvolte dalla povertà su larga scala, con tassi del 62%. Centinaia di bambini che non frequentano la scuola passano la giornata ad essiccare il pesce su zanzariere velenose, e poi lo vendono al capolinea degli autobus e ai posti di blocco della polizia». Una descrizione terribile per un Paese che veniva presentato come l’esempio più riuscito del neoliberismo africano e dell’introduzione massiccia di mais OGM.

La situazione è molto preoccupante perché, come scrive Mwareya, «Il Lago Malawi è il paniere alimentare di questa regione dell’Africa». Con i suoi 29.600 Km2 di superficie, il lago fornisce lavoro, direttamente o indirettamente, a  250.000 persone, ed è essenziale per fornire acqua, ‘elettricità, l’irrigazione, cibo e collegamenti  per milioni di persone in Malawi e nei confinanti Tanzania e Mozambico.

Il pesce del lago  fornisce la maggior parte delle proteine necessarie alla popolazione del Malawi ma il calo degli stock ittici è sempre più evidente.  Jairos Woyo, un capo tradizionale di Senga Bay, dove un tempo il commercio di pesce era un grosso affare, ha detto a Mwareya che «In passato, un pescatore poteva prendere 3.000 chambo al giorno. Oggi gli uomini navigano in profondità nel lago e raramente ritornano con 400, se sono fortunati». Il chambo, una specie della famiglia delle tilapia, è considerato una prelibatezza in tutta la regione del lago, ma a causa della pesca eccessiva, gli stock di chambo sono calati del 70% negli ultimi 12 anni, e il suo prezzo di mercato è salito alle stelle.

Secondo Bino Muluzi, un esperto di statistica del Malawi Fisheries Department,  «Questo prezzo di mercato redditizio ha scatenato conflitti tra le comunità del lago e pescatori esterni che arrivano sul lago di notte con le zanzariere. Scoppiano battaglie tra i pescatori che sognano un rapido profitto e i locali che temono che le reti rovineranno il loro futuro».

In passato, c’è stata una tendenza a imporre dall’alto misure di conservazione alla popolazione locale del lago, iniziative più recenti, che cercano di sopprimere l’uso di reti nel lago, vengono condotte in cooperazione da comunità, capi tradizionali e ONG. Ripple Africa, un ente di beneficenza internazionale, ha lavorato per istituire comitati locali che lavorano con le autorità per educare le persone sui pericoli della pesca eccessiva, in particolare contro l’uso di zanzariere e per realizzare e statuti locali per istituire un divieto di pesca annuale di 4 mesi, che consenta la riproduzione della fauna ittica.

Jessica Kirenji, un’ex pescatrice che ha beneficiato di un programma gestito dall’United Nations Development Programme  per aiutare le comunità locali a sviluppare altre fonti di cibo e di reddito è soddisfatta: «Siamo stati formati per  diversificare il nostro reddito, dalla piscicoltura all’allevamento di bovini da latte. Personalmente ho quattro mucche e posso comprare il sale, il sapone e le medicine. La mia vita non dipende più dai pesci».