Petrolio, negli Usa ancora un disastro da un oleodotto: colpito Yellowstone [FOTOGALLERY]

Compromesso l’approvvigionamento idrico, in Montana si distribuiscono bottigliette d’acqua

[20 Gennaio 2015]

Un oleodotto ha sversato almeno 42.000 galloni di petrolio (ma altre stime dicono  50.000) nel fiume Yellowstone da una conduttura rotta, lasciando la cittadina di Glendive, nel Montana, priva di acqua potabile. In riferimento agli sviluppi dell’incidente avvenuto il 17 gennaio, ieri i tecnici stati e federali statunitensi hanno precisato che il greggio fuoriuscito da una rottura della Bridger Pipeline è penetrato nell’approvvigionamento idrico pubblico di Glendive, e l’Environmental Protection Agency (Epa) sta distribuendo acqua in bottiglia a oltre 6.000 residenti della città perché ha trovato idrocarburi in quella che esce dai rubinetti.

Intanto, come scrive la Billings Gazette,  «l’impianto di trattamento delle acque di Glendive ha smesso di attingere acqua dal fiume Yellowstone. La scoperta è stata una sorpresa per i funzionari dell’igiene pubblica, perché l’attingimento idrico di Glendive è a 14 piedi  sotto la superficie del fiume. Il petrolio galleggia sulla superficie dell’acqua. I funzionari presumevano che il greggio sarebbe passato sopra l’area senza interagire con la presa d’acqua della città».

Ma da dal 18 gennaio i cittadini di Glendive hanno cominciato a sentire il gusto e l’odore del petrolio nella loro acqua potabile, poi la notizia dell’inquinamento dell’acqua potabile si è diffuso rapidamente attraverso Facebook e Twitter, mentre le autorità pubbliche non avevano ancora detto nulla.

Sono iniziate le operazioni di bonifica, ma il ghiaccio che ricopre il fiume le sta rendendo difficili: secondo l’Epa gran parte del greggio fuoriuscito dalla rottura della tubazione a 6 miglia a monte Glendive è intrappolato sotto uno strato di ghiaccio  e non può essere visto, inoltre anche per intervenire più a valle bisognerebbe poter lavorare su strati g di ghiaccio troppo sottili per sostenere i team e i macchinari che lavorano alla bonifica, quindi si sta tentando di fare buchi nel ghiaccio per poi aspirare il petrolio, ma intanto il greggio sta comunque viaggiando sotto il ghiaccio e rischia di inquinare aree molto più a valle. Fortunatamente il Parco Nazionale di Yellowstone non è a rischio.

Da ieri le squadre agli ordini della Pipeline Bridger Pipeline  e sotto il controllo della Hazardous Materials Safety Administration stanno scavando  lungo entrambe le sponde del fiume dove è avvenuto lo sversamento, per cercare di recuperare il petrolio che si ritiene intrappolato nel terreno ghiacciato. on ha detto Bridger Pipeline LLC avrebbe cercato di recuperare l’olio che si ritiene essere ancora intrappolato nel terreno.

La Billings Gazette sottolinea che «non è ancora chiaro dove sia avvenuta esattamente la perdita. La sezione dell’oleodotto che attraversa il fiume è lunga circa un miglio ed è dotata di valvole di sicurezza che si trovano a diversi metri di distanza dalla sponda del fiume». Quello che si sa è che dalla Bridger Pipeline erano già fuoriusciti almeno 300 barili di petrolio prima che qualcuno se ne accorgesse  e che prima di riuscire a fermare lo sversamento ne sono finiti nel fiume altri 900 circa,  il portavoce della Bridger, Bill Salvin, ha detto che la compagnia «E’ fiduciosa che non più di 1.200 barili – o 50.000 galloni  – di petrolio si siano sversati durante la  durata di un’ora della rottura. Il petrolio è finito nel fiume. A questo punto, non sappiamo quanto». Ma ieri  Paul Peronard, che coordina gli interventi Epa nell’area, ha detto che un’iridescenza tipica del petrolio è stata vista sulla superfice del fiume Yellowstone nei pressi di Sidney, quasi 60 miglia a valle di Glendive. Ieri si stava ancora lavorando per capire il punto esatto della rottura della condotta: se è avvenuta sulla riva, parte del petrolio può essere rimasto intrappolato nel terreno vicino al fiume ma Peronard fa notare che «Se è successo sotto il fiume, allora è tutto nel fiume».

Si tratta di una condotta vetusta, realizzata 55 anni fa, e che, secondo l’ultimo controllo Epa, attraversava il fiume Yellowstone passando ad 8 piedi sotto la superficie. Salvin ha ammesso che l’ultima volta la condotta era stata ispezionata nel 2012, dopo che nel 2011 il governo la aveva classificata a moderato rischio di rottura. Eppure il Yellowstone Pipeline Risk Assessment realizzato dal Conservation District Council Yellowstone River, dopo un altro sversamento di 63.000 galloni di greggio avvenuto vicino a Laurel nel 2012 dalla Silvertip Pipeline della Exxon Mobil,  nel 2012 aveva accertato una forte erosione dello spessore della tubazione proprio nel tratto di pipeline che entra nel fiume. Il rapporto disponibile  più recente indica un rischio nuovo rischio di erosione accelerata a causa di una recente modifica a monte nel percorso nel fiume nei pressi del sito dello sversamento del 17 gennaio, un lavoro che provocò le critiche degli ambientalisti perché vennero tagliati molti alberi e pesantemente alterate alcune aree lungo il fiume.

La Bridger Pipeline, che fa parte del sistema Poplar Pipeline, che va dal Canada a Baker e trasporta greggio dal giacimento Bakken, e distribuisce il greggio in tutto il Montana.  La Bridger Pipeline, una controllata di True Cos, possiede e gestisce anche Four Bears Pipeline System nel North Dakota, lungo il  Parshall Gathering System and the Powder River System in Wyoming, nel Wyoming.  Ora la preoccupazione cresce anche per lo stato degli altri 4 oleodotti che seguono ed attraversano il fiume Yellowstone nella Dawson County, tutti e 4 ispezionati nel 2012 e due dei quali valutati a basso rischio di rottura. Un oleodotto della  Williston bacino Interstate Pipeline Company, che corre sotto il fiume parallelo a un ponte ferroviario a monte Highway 10, è stata considerato ad alto rischio di ottura e, come per la Bridger Pipeline, l’erosione è considerato il principale pericolo.

Secondo Dave Parker, il portavoce del governatore del Montana (il democratico Steve Bullock), lo sversamento è stato fermato abbastanza velocemente ed ha assicurato che «Il  governatore si impegna a garantire che il fiume venga completamente ripulito e che saranno individuate le persone responsabili».

La verità è che il Montana, a più di due anni dallo sversamento di Laurel, sta ancora combattendo con la Exxon Mobil perché paghi i   danni di una fuoriuscita di greggio che ha sterminato migliaia di pesci, uccelli ed altri animali selvatici ed ha reso impossibile la pesca su un lungo tratto del fiume e completamente vanificato gli studi ambientali che erano in corso.

Lo sversamento, e uno simile avvenuto nelle stesse ore in Texas, gettano altra benzina sul fuoco della polemica sull’oleodotto delle sabbia bituminose Keystone XL, con un diametro 32 volte più grande di quello della Bridger Pipeline e che trasporterebbe più di 34 milioni al giorno di galloni del petrolio più sporco del mondo attraverso i due Dakota, il Nebraska, il Kansas, l’Oklahoma ed il Texas, per raggiungere la costa del Golfo del Messico.  Come ricorda ThinkProgress, «molti proprietari terrieri e residenti locali sono preoccupati per quello che significherebbe una potenziale fuoriuscita per bacini critici e per le falde acquifere, per non parlare di cosa comporterà successivamente una maggiore produzione di petrolio delle sabbie bituminose canadesi per i bacini idrografici».