Il punto sugli investimenti necessari a Bressanone, per il Festival dell’acqua di Utilitalia

Senza 7,2 miliardi di euro in Italia sono a rischio gli approvvigionamenti di acqua potabile

A causa dei cambiamenti climatici «gli eventi siccitosi e quelli alluvionali non possono più essere considerati avvenimenti eccezionali, ma eventi dalla ricorrenza ciclica»

[13 Maggio 2019]

È l’acqua, con la sua scarsità o la sua violenza, l’elemento che più contraddistingue l’avanzare dei cambiamenti climatici, quello che li rende più dolosamente percepibili. Dei 148 eventi meteorologici estremi che hanno colpito l’Italia nell’ultimo anno (provocando 32 vittime) 66 sono stati i casi di alluvione, 20 le esondazioni fluviali; mentre scriviamo l’ennesima è in corso in Emilia Romagna, dov’è esondato il fiume Savio e i Vigili del Fuoco hanno già messo in salvo due persone dalle sue acque. Per far fronte a questa ormai costante emergenza, occorrono investimenti in grado di aumentare la resilienza dei nostri territori: in che misura? Per garantire nei prossimi anni un approvvigionamento sicuro di acqua potabile «sono necessari nel nostro Paese investimenti pari a 7,2 miliardi di euro: 3,9 nel Sud e nelle Isole, 1,9 al Centro e 1,3 al Nord».

È questa la stima che viene fornita oggi da Utilitalia – la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche italiane –, che da oggi fino al 15 maggio organizza a Bressanone la quinta edizione del Festival dell’acqua. «Gli eventi siccitosi e quelli alluvionali – spiega il presidente di Utilitalia, Giovanni Valotti – non possono più essere considerati avvenimenti eccezionali ma eventi dalla ricorrenza ciclica, pertanto devono essere affrontati con interventi e processi strutturali sostenibili nel lungo periodo. Negli ultimi anni, il 50% delle risorse sono state dirottate verso i servizi di fognatura e depurazione, con l’obiettivo di superare le infrazioni comunitarie; ma per effetto delle modifiche introdotte nella nuova Direttiva europea sulle acque potabili e per l’introduzione della Regolazione della qualità tecnica del servizio idrico integrato, si registrerà un incremento degli interventi sulla rete di distribuzione e per la riduzione delle perdite. Solo un massiccio piano di investimenti potrà quindi consentire di affrontare i cambiamenti climatici e in particolare i periodi fortemente siccitosi».

Il numero di investimenti infrastrutturali che dovrebbero essere realizzati per contrastare i fenomeni di siccità sono oltre 700, pari a 50 euro per abitante l’anno per un periodo di 4 anni: si tratta di serbatoi, nuovi approvvigionamenti, riutilizzo delle acque reflue, riduzione delle dispersioni e interconnessioni tra acquedotti. Tra gli investimenti già pianificati, il 75% sono destinati a interventi per la costruzione di collegamenti di schemi idrici (3,1 miliardi) e per la riduzione delle dispersioni (2,3 miliardi). Seguono gli investimenti per nuovi approvvigionamenti (606 milioni), per serbatoi e invasi (359 milioni), per dissalatori (202 milioni) e per il riuso delle acque reflue (43 milioni).  Si tratta di denaro in grado di convertirsi in una risorsa ben più preziosa: la realizzazione di tali interventi comporterebbe una maggiore quantità di acqua disponibile stimata in 1,7 miliardi di mc/anno.

Si tratta di un apporto che può risultare fondamentale per il nostro Paese, in un contesto che ha visto nell’Italia degli ultimi anni il susseguirsi di situazioni meteorologiche estreme, in termini di temperature raggiunte nonché di scarsità ma anche di abbondanza di precipitazioni. Ciò ha causato diffusi regimi idrologici di magra, la mancata ricostituzione delle scorte naturali (nevai, ghiacciai, falde, laghi) e una maggiore richiesta di acqua per qualunque attività umana. «Tutti gli indicatori ci dicono che andremo incontro ad ondate di caldo sempre maggiori e sempre più frequenti. Di conseguenza aumenteranno i consumi di acqua e dovranno diminuire gli sprechi, iniziando dal rafforzamento delle reti idriche», spiega da Bressanone Luca Mercalli, presidente della Società meteorologica italiana. E d’altro canto, per quanto riguarda gli scrosci temporaleschi intensi, «a parità di pioggia quella caduta oggi fa più danni rispetto a 100 anni fa a causa della cementificazione del territorio».

Se ne deduce che per dare una risposta efficace a un problema complesso come quello dei cambiamenti climatici è indispensabile agire su più piani d’intervento: investire in energie rinnovabili ed efficienza energetica, diminuire gli sprechi e il consumo di suolo, gestire l’acqua come la risorsa scarsa e preziosa che è. In definitiva, anche causa della sua particolare collocazione geografica, l’Italia è molto esposta agli effetti dei fenomeni meteorologici estremi; di conseguenza «è necessario – conclude Mercalli – investire in infrastrutture che favoriscano l’adattamento delle città al clima che cambia».