Tagli di vegetazione e progetti di riallagamento. Cosa succede nell’Anpil di Cascine di Tavola?

[16 Gennaio 2014]

Andrea Vannini, un biologo ambientale attivo sul territorio di Prato, uno dei curatori della “Checklist delle specie protette nell’area interessata dall’ampliamento dell’aeroporto di Firenze” presentata recentemente dal Circolo Cias Legambiente a Sesto Fiorentino, ci segnala delle perplessità su alcune operazioni svolte nell’Area naturale protetta di interesse locale (Anpil) di Cascine di Tavola, che si estende su 350 ettari nella zona meridionale della Provincia di Prato, a corollario dei lavori di ristrutturazione, ormai in fase avanzata di completamento, dell’edificio storico Rimessa delle Barche.

La Provincia di Prato definisce l’Anpil una «Esemplare testimonianza della forza del pensiero umanistico e della politica medicea. L’area restituisce ancor oggi chiaramente leggibili la forma e il disegno originario del complesso unitario che trova il suo fulcro nella villa medicea di Poggio a Caiano, e che fu voluto da Lorenzo il Magnifico e poi arricchito dai suoi successori nel corso di quasi quattro secoli» ed evidenzia anche la presenza di eccezionali valori ecologici: «Nell’area si conserva infatti un frammento del bosco planiziario, che originariamente occupava tutta la pianura alluvionale tra Firenze e Pistoia, ormai pressoché scomparso, mentre l’insieme di aree coltivate, prati e filari alberati, è un mosaico ambientale particolarmente importante per la vita di molte specie di fauna, tra cui alcune rare specie di uccelli».

Insieme ad altri colleghi naturalisti e biologi  del gruppo “Amici della Piana Pratese”, Vannini ha effettuato alcune escursioni all’interno dell’Anpil ed ha notato che «In alcuni segmenti del “Bosco della Corsa” è stato effettuato un taglio a raso della vegetazione del sottobosco, con l’impiego del trinciatore. Questo ha chiaramente comportato la distruzione totale delle piante presenti, alcune delle quali protette a livello regionale dalla Legge Regionale Toscana 56/2000 “Norme per la conservazione e la tutela degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna selvatiche”; mi riferisco in particolare al Bosso (Buxus sempervirens), all’Alloro (Laurus nobilis), alla Farnia (Quercus robur)». Il biologo sottolinea che «Per queste specie protette la Legge Regionale 56/2000 vieta espressamente “danneggiamento, estirpazione, distruzione e raccolta”. Nel caso in cui si renda comunque necessario procedere, si deve effettuare una Vinca (Valutazione di incidenza ambientale) per analizzare la sostenibilità ambientale dell’opera ed eventualmente procedere con opere di compensazione (ripiantumazioni ecc.). Ufficialmente non mi risulta che tale adempimento sia stato svolto. Inoltre le Cascine di Tavola sono protette anche a livello europeo, dalla Direttiva Habitat 92/43/CE, in quanto facenti parte del Sic (Sito importanza comunitaria) “Stagni della Piana Fiorentina e Pratese” (Sic-Zps It 5140011)».

Vannini sottolinea che «Come riportato anche sul sito internet delle aree protette della Provincia di Prato, e come ben noto agli esperti della zona, i boschi presenti all’interno delle Cascine di Tavola rappresentano l’ultimo relitto (naturale o semi-naturale) dell’antico bosco planiziale igrofilo che un tempo ricopriva quasi interamente la pianura tra Firenze e Pistoia» ed aggiunge: «Interventi di questo tipo, oltre a “mangiarsi” letteralmente, anno dopo anno, pezzetti dell’unico bosco di pianura rimasto nella Piana Firenze-Prato-Pistoia, impediscono il suo naturale rinnovamento, poiché tutte le nuove piantine vengono distrutte. Inoltre si modificano le condizioni ambientali, e senza entrare troppo nei dettagli accademici, questo alla lunga indebolisce e può far morire anche gli alberi adulti. Le Cascine di Tavola non sono solo un parco pubblico, sono anche un’area naturale protetta, e quindi non è pensabile di applicarvi le tecniche di gestione di un normale giardino pubblico. Le dinamiche naturali per quanto possibile vanno assecondate, in modo che il bosco possa rinnovarsi in maniera naturale. Oltre che una valenza ambientale, questo ha anche una valenza educativa (penso ad esempio alle scolaresche in visita che possono imparare cosa è un bosco e come fa a rinnovarsi nel tempo)».

Sul sito della Provincia di Prato si legge che «L’insieme che ne risulta è un paesaggio agricolo, naturale ed antropico particolarmente ricco ed ameno, che trova un suo ordine, di matrice tipicamente umanistica, nella griglia del sistema di canali artificiali e filari alberati realizzato come rete funzionale sia agli utilizzi agricoli, che a quelli commerciali, che per lo svago: oggi non più allagati, i canali erano in parte navigabili, come una vera e propria “via d’acqua” che collegava il giardino della Villa, l’edificio delle Cascine, le Pavoniere, conducendo sino ai fiumi Ombrone ed Arno» e nell’area ci sarebbe il progetto di llo di convogliare, per il riallagamento dei canali del parco, l’acqua depurata proveniente dall’impianto di Gida alle Fontanelle.

Ma anche su questo Vanni ha forti dubbi di carattere ambientale e scrive: «La nuova tabella per i limiti dei vari parametri di qualità dell’acqua depurata adottata da Gida l’11/09/2013 prevede per alcuni parametri un valore massimo ben superiore a quello previsto dal D. Lgs. 152/06 “Testo unico sull’ambiente”. Mi riferisco in particolare ai “Solidi sospesi”, “COD”, “BOD”, “Cloro”, “Azoto ammoniacale”, “Idrocarburi”. Il D. Lgs. 152/06 prevede determinati valori massimi in modo da garantire la qualità ambientale del corpo idrico che riceve le acque depurate. Si vorrebbe pertanto riallagare un’area protetta, con piante di pregio e animali rari, sottoposta a vari vincoli ambientali, e frequentata da molte persone, con un’acqua che supera, per diversi parametri importanti, questi valori soglia. Ci chiedimo quindi: sono stati fatti i necessari studi di impatto ambientale prima di procedere col progetto? Attualmente il corpo idrico ricevente l’acqua depurata è l’Ombrone pistoiese: basta vedere le sue acque per capire in che stato versa…».