Venezia: Flash mob contro le Grandi Navi e terza Bandiera Nera all’Autorità Portuale (FOTOGALLERY)

Mare inquinato: in Veneto “fuorilegge” solo la foce dell’Adige. Ma la depurazione è un problema

[26 Giugno 2015]

“Costa ti tengo d’occhio”, è con questo grande striscione esposto a San Basilio che i volontari di Legambiente e l’equipaggio di Goletta Verde hanno accompagnato la consegna della bandiera nera al presidente dell’Autorità portuale di Venezia Paolo Costa, «per l’ennesima farsa legata al passaggio delle Grandi navi in città».

Il vessillo dei pirati del mare che il Cigno Verde assegna «a chi si è distinto per progetti o iniziative ai danni dell’ambiente» è stato consegnato all’ufficio dell’autorità portuale accompagnato da una lettera nella quale si chiede a Costa un incontro di confronto, «soprattutto a seguito dell’ennesima falsa soluzione del canale Vittorio Emanuele». Mentre si allontanava in auto, Costa è stato intercettato dagli ambientalisti ed ha accettato accettato la proposta di un incontro che si terrà probabilmente a luglio.

Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto, ha sottolineato che «Dopo anni di soldi sprecati, pareri, ricorsi, sembrava che fosse impossibile la promiscuità di transito tra navi mercantili e crocieristiche Oggi improvvisamente scopriamo che tutto ciò non è più vero, le navi possono arrivare praticamente a Marghera, in totale commistione con traghetti e mercantili, per poi virare verso il porto grazie al canale Vittorio Emanuele. Proposta gradita al nuovo sindaco e subito accolta e rilanciata con entusiasmo dallo smemorato Paolo Costa, accesso sostenitore dello scavo del canale Contorta, offerto fino a ieri a tutti i veneziani quale panacea per tutti i mali. Il perché del repentino cambio di opinione del presidente Costa ci è ignoto, mentre ci è chiaro che la soluzione più ovvia, cioè lo spostamento della marittima a Porto Marghera, resta un tabù a causa di una lobby imprenditoriale e politica che continua ad esaltare soluzioni novecentesche, parziali ed inadeguate. Così come il Contorta la soluzione del Vittorio Emanuele non è affatto risolutiva visto che non cambia di nulla il problema, cioè l’arrivo delle grandi navi in pieno centro storico di Venezia. È ora di imporre un cambiamento radicale a questo settore, che saccheggia risorse ambientali e restituisce poco o nulla ai suoi abitanti. Per questo abbiamo chiesto a Costa, non nuovo ahinoi a ricevere bandiere nere, che si confronti finalmente con quella parte della città (sempre più numerosa e sostenuta dai tanti amanti delle bellezze culturali e naturali che Venezia sa offrire), che è convinta che il futuro di Venezia non passi per le grandi navi all’interno della Laguna e soprattutto che l’accoglienza croceristica per questi giganti del mare esca dal cuore della città storica».

Goletta Verde, oltre che partecipare al flash mob contro le Grandi navi, ha continuato la sua storica campagna dedicata al monitoraggio ed all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque ed ha  presentata l’istantanea delle acque costiere del Veneto scattata dall’equipe tecnica dell’imbarcazione ambientalista. Una foto venuta abbastanza bene: «Sui dieci punti monitorati hanno ricevuto un giudizio di “inquinato” solo le acque prelevate alla foce del fiume Adige, nel comune di Rosolina – dicono gli ambientalisti – Un quadro sicuramente positivo, ma che non deve far assolutamente abbassare la guardia anche perché il carico di batteri riscontrato alla foce dell’Adige è sintomatico di quanto la salute del mare sia indissolubilmente legata a quella dei corsi d’acqua per ora ancora poco o per nulla tutelati».

Secondo Serena Carpentieri, portavoce di Goletta Verde, si tratta di «Una situazione che risente inevitabilmente del forte deficit depurativo che vive l’Italia, dove secondo le ultime stime dell’Istat e del Governo tre italiani su dieci non sono ancora allacciati a fognature o a depuratori e il 40% dei nostri fiumi risultano gravemente inquinati. Sotto l’attenzione dell’Ue proprio a causa del deficit depurativo è finito infatti anche il Veneto e l’ultima procedura arrivata lo scorso anno coinvolge anche 37 agglomerati nei quali sono state riscontrate “anomalie” circa il trattamento dei reflui. Criticità confermate anche dai dati Istat (anno 2012) secondo i  quali confluiscono in impianti di depurazione (secondari o avanzati) appena il 48,8 per cento dei carichi urbani complessivi, rispetto alla già bassa media italiana del 57,6 e del 57,9 del Nord-est. Per questo chiediamo che si attivi finalmente un fronte unico di intervento che coinvolga sia i comuni costieri che dell’entroterra e risolvere definitivamente questa emergenza».