Biogas, ricerca e imprese italiane accelerano ma la politica frena

Il Cnr ha dimostrato per la prima volta che da rifiuti organici si può ottenere, in un unico processo, metano come fonte di energia rinnovabile e anidride carbonica in forma pura per uso industriale ed alimentare. Ma a livello nazionale continua a mancare la normativa End of waste per il biometano

[6 Febbraio 2019]

Nell’economia circolare italiana si moltiplicano casi d’eccellenza nel mondo della ricerca come in quello industriale, nonostante il freno a mano imposto dal dilagare del fenomeno Nimby – sui territori e soprattutto tra le istituzioni – e l’incapacità politica di guidare lo sviluppo del settore, come emerso chiaramente dal convegno che ha organizzato oggi a Roma Legambiente. Esemplare da questo punto di vista il caso del biogas: l’Istituto per la tecnologia delle membrane del Cnr (Cnr-Itm) ha appena dimostrato per la prima volta – in collaborazione con l’azienda Tecno Project Industriale S.r.l, e con una metodologia applicata a livello industriale presso la Montello S.p.a. – che da rifiuti organici si può ottenere, in un unico processo, metano come fonte di energia rinnovabile e anidride carbonica in forma pura per uso industriale ed alimentare.

«Il biogas, normalmente usato come combustibile per riscaldamento o per produrre energia elettrica, contiene principalmente metano e circa il 35% di CO2. La novità del nostro impianto, il primo in Europa anche per le sue dimensioni – spiega John Jansen – è che la CO2 contenuta in questo biogas, invece di essere rilasciata in atmosfera, viene interamente recuperata ad un elevato livello di purezza tale da poter essere utilizzata anche nell’industria alimentare: viene impiegata ad esempio per la produzione di acqua frizzante e di bevande gassate o per il surgelamento o l’imballaggio di alimenti in atmosfera controllata, riducendo così l’uso di conservanti».

Quella del biogas e del biometano è una filiera che in Italia ha ad oggi amplissimi margini di sviluppo, capace di coprire – considerando solo gli scarti provenienti dal settore agricolo – il 12% dei consumi attuali di gas in Italia, con evidenti vantaggi ambientali e economici. Eppure per questo tipo d’impianti manca una normativa nazionale sull’End of waste, frenando ogni progresso.

«Questa non è teoria – spiega Piero Gattoni, presidente del Consorzio italiano biogas, intervenendo oggi al convegno di Legambiente – quando parliamo di biogas e biometano agricoli ci riferiamo alle tecnologie e al know-how di circa 1200 aziende che hanno investito negli ultimi dieci anni oltre 4,5 mld di euro nel tessuto economico del nostro Paese, dando vita a uno dei laboratori di economia circolare più importanti a livello europeo. L’attuale Governo è sensibile ai nostri valori ma, purtroppo, dobbiamo segnalare l’esistenza di cortocircuiti burocratici che continuano a bloccare lo sviluppo del nostro settore, imponendo, ad esempio, delle restrizioni assurde sul fronte dell’alimentazione dei biodigestori e impedendo, di fatto, le riconversioni degli impianti esistenti dalla produzione di biogas per la produzione elettrica a quella di biometano per i trasporti. Chiediamo dunque al ministro Costa di intervenire per sbloccare le potenzialità del più grande giacimento di energia verde italiana, che tanto può dare al nostro sistema energetico e alla nostra economia anche in termini di occupazione e di nuovi investimenti».