Dopo il riconoscimento Fao la “Fascia olivata Assisi-Spoleto” punta all’Unesco

[9 Luglio 2018]

Un oceano verde che si estende per 9212 ettari ed è composto da un milione e 200mila piante di ulivi coltivati tra Spoleto, Campello sul Clitunno, Foligno, Trevi, Spello e Assisi: è questo il primo sito italiano ad essere stato inserito nella lista dei Globally important agricultural heritage systems (Giahs) dalla Fao, l’organizzazione dell’Onu per l’agricoltura e l’alimentazione.

«Questo riconoscimento – spiega Mauro Agostini, direttore generale di Sviluppumbria, Agenzia della Regione Umbria per la competitività e la crescita economica regionale – è il frutto di una sinergia virtuosa tra pubblico e privato. Il risultato non sarebbe stato possibile senza lo sforzo di dialogo e la collaborazione tra i sei Comuni coinvolti, le realtà produttive e il know how di cui l’Umbria è ricca. È la dimostrazione che quando tutti remano in una stessa direzione e con obiettivi condivisi, tutto è possibile. I benefici che si attendono dall’inserita all’interno dei Giahs Fao sono molteplici: tra questi c’è l’incremento del valore economico dell’olio di oliva prodotto lungo la Fascia, la valorizzazione sociale, culturale, economica e turistica del territorio, la tutela della biodiversità dell’olivo e la conservazione e il ripristino del paesaggio a rischio vulnerabilità».

L’inserimento della “Fascia olivata Assisi-Spoleto” nel programma Fao-Giahs è stato ottenuto dopo un’attenta valutazione dei tecnici dell’organizzazione internazionale su cinque parametri: biodiversità agricola, un sistema di conoscenze e tradizioni locali, un insieme di valori condivisi, il sostentamento economico della popolazione e le caratteristiche peculiari e uniche del paesaggio in esame.

«È proprio il clima a rappresentare uno dei fattori peculiari che rendono unica e straordinaria la Fascia olivata Assisi-Spoleto, serbatoio di grande biodiversità – argomenta Leonardo Laureti, dottore agronomo e produttore olivicolo, che ha collaborato al dossier per la candidatura Fao – A differenza delle regioni in cui tipicamente viene coltivato l’olivo, che sono bagnate dal mare, la nostra ha con un clima continentale. Si verificano così forti escursioni termiche, con inverni molto rigidi, mentre le estati possono essere estremamente calde. Statisticamente (ogni trent’anni circa) sopraggiunge una gelata che può provocare ingenti danni alle piante. Questi fattori, che possono apparire come delle “sventure”, sono in realtà la chiave del successo perché assicurano al prodotto finale un’eccellenza assoluta di qualità. Inoltre, a questi elementi se ne aggiunge un altro di natura pedologica. I monti della fascia pedemontana della catena preappenninica presentano un terreno calcareo che assicura agli olivi un drenaggio ideale, evitando ristagni idrici. Nel corso dei decenni la varietà di olivo tipica di questo territorio, il Moraiolo, si è adattata a queste particolari condizioni pedoclimatiche producendo un olio ricco in polifenoli con un carattere olfattivo erbaceo e spiccate note amare e piccanti, apprezzato in tutto il mondo».

Ma l’annuncio della Fao potrebbe non essere l’unico riconoscimento mondiale per l’importanza della tutela della fascia olivata Assisi-Spoleto. Anzi, il suo inserimento nella lista dei Giahs potrebbe dare impulso a un altro obiettivo. Ancora più ambizioso: l’inserimento nella lista dei Patrimoni dell’Umanità dell’Unesco. «Anche in questo caso – conclude il coordinatore del progetto che ha portato al riconoscimento Giahs, il sindaco di Trevi Bernardino Sperandio – occorre attendere la fine di una complessa procedura di candidatura all’Unesco per la quale si rendono necessari approfonditi studi ed analisi in tema di patrimonio ambientale e paesaggistico. A quel punto, i nostri olivi potrebbero diventare un sito di eccezionale valore universale».